I video su Facebook avranno la pubblicità: ecco come funzionerà

Cosimo Alfredo Pina
Cosimo Alfredo Pina
I video su Facebook avranno la pubblicità: ecco come funzionerà

Se siete utenti del social blu vi sarete accorti quanto i clip sulla piattaforma si stiano moltiplicando ed è forse proprio per questo che presto vedremo video con pubblicità su Facebook. A riportarlo è Recode che spiega come il modello adottato dal team di Zuckerberg sia molto simile a quello di YouTube.

Chi pubblica un video potrà decidere se inserirvi, ad un certo punto della riproduzione, una pubblicità. Questa avrà una durata minima di 20 secondi e arriverà dal circuito pubblicitario di Facebook. Al publisher, chi ha postato il contenuto, spetterà il 55% dei proventi dalla pubblicità, la stessa quota riservata agli youtuber.

Considerando che nel 2016 i video su Facebook hanno raggiunto quota 100 milioni di ore di visualizzazione al giorno è facile capire come la mossa non sia certamente casuale. Alcune voci indicano inoltre che alcuni publisher, alcuni anche molto importanti, si siano lamentati di non avere sufficienti mezzi per monetizzare sui video.

In passato su Facebook erano stati introdotti i video promozionali, ma niente che prevedesse veri e propri annunci pubblicitari.

A quanto indica Recode tutti i clip potranno mostrare pubblicità, anche se con alcune auspicabili limitazioni. Solo i video più lunghi di 90 secondi potranno essere monetizzati e la pubblicità potrà essere mostrata dopo almeno 20 secondi di riproduzione. Un equilibrio che secondo Facebook dovrebbe premiare i contenuti interessanti ed evitare lo spam.

I primi test delle pubblicità a metà video sarebbero iniziati già a fine 2016, su un campione ristretto di trasmissioni in diretta. Il tutto dovrebbe però diventare operativo a breve; lo scorso autunno un dirigente Facebook ha parlato di "inizio anno prossimo". Una novità che infastidirà i puristi della navigazione "do not disturb", ma che invece aiuterà a portare su Facebook contenuti che solitamente troviamo solo su YouTube o altre piattaforme, per ovvi motivi economici.

Fonte: Recode