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Spider-Man: Homecoming è un film che vi farà stare meglio! (recensione)

Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
Spider-Man: Homecoming è un film che vi farà stare meglio! (recensione)

Spider-Man: Homecoming, ovvero il ritorno a casa. No, in realtà non c'entra assolutamente nulla. L'Homecoming del titolo è in pratica il ballo di fine anno, anche se tecnicamente quello sarebbe il Prom. Le differenze non ci interessano ai fini del discorso: l'essenziale è che il nuovo Spider-Man è il più adolescenziale delle tre incarnazioni cinematografiche viste finora. E questo è un bene.

Lo Spider-Man di Tobey Maguire lo volevi prendere a schiaffi una volta sì e quella dopo anche. E più che giovane era fesso. Quello di Andrew Garfield era invece l'opposto. Un Uomo Ragno quasi fatto e finito, pochi istanti dopo esserlo diventato. Troppo spavaldo, e sopratutto troppo nato imparato.

Tom Holland porta invece sul grande schermo uno Spider Man più innocente, e per questo anche più "vero". Ben più di quanto lasciasse presagire la sua comparsata in Captain America: Civil War. Il suo Peter Parker è davvero un ragazzino: ingenuo, impetuoso, incosciente, ed anche incapace, proprio per il suo essere giovane.

Non fatevi ingannare dal trailer qui sopra: alcune scene non sono presenti nel film, ed in ogni caso non sono affatto montate in maniera pressoché lineare, come si potrebbe pensare. Insomma, la trama di Spider-Man: Homecoming non è tutta svelata dai tanti teaser che ne hanno preceduto il lancio, e sebbene sia in linea di massima prevedibile, qualche bel colpo di scena ce lo regala comunque.

Il motivo per cui i 133 minuti del film passano così bene è però da ricercarsi proprio nell'adolescenza di Peter, che viene riportata sul grande schermo con una freschezza che forse mancava ai suoi predecessori. Spider-Man non è solo simpatico (è sempre stato uno dei supereroi più autoironici), è proprio simpaticamente imbranato alle volte. Ed in questa sua ingenuità sta tutto il fascino di un'età che non deve essere matura e responsabile, ma può permettersi di fare qualcosa senza pensare sempre alle conseguenze. Peter lo impara, e forse alla fine del film ne risulterà un po' cresciuto, ma confidiamo che "Spider-Man Homecoming 2" (non è il titolo ufficiale - NdR), ne mantenga inalterata la genuinità.

Il Peter Parker di Tom Holland convince, perché dimostra con i fatti di che pasta è fatto, e non cerca di spiegartelo né di giustificarlo. In questo senso c'è un netto distacco dai film precedenti. Non c'è alcuna genesi del supereroe. Non c'è alcun trauma infantile e nessun "da grandi poteri derivano grandi responsabilità" che facciano istantaneamente invecchiare il protagonista. Peter rimane il ragazzino che è, ed anche i suoi comprimari sono lì per ricordarglielo, comportandosi esattamente come lui. Questo permea la pellicola di un senso di humor che non risulta mai forzato, e che alleggerisce un po' ogni scena.

Per di più abbiamo un cattivo che "ci crede", interpretato dall'ottimo Michael Keaton (e non che il resto del cast sia male.) Uno di quei cattivi in cui ci si può anche immedesimare, perché non puramente malvagio e quindi avulso dalla normalità, ma spinto da sentimenti comuni e condivisibili, come quello di volere il meglio per la propria famiglia.

Il fatto poi che proprio Keaton, dopo Birdman, interpreti il ruolo dell'Avvoltoio, è una di quelle trovate a metà tra l'omaggio e l'ironia, che sono una parabola perfetta dell'intero Spider-Man: Homecoming.

Il film non sarà perfetto, ma non perché zia May sia Marisa Tomei, sulla cui bellezza la pellicola non insiste affatto, o perché non sia sempre fedelissimo al fumetto. Non è perfetto perché l'ultima scena dopo i titoli di coda vi farà spazientire, ma per scoprire perché dovrete andare al cinema. In compenso, se quel ragazzino di Peter Parker può essere un vero eroe, perché non potete esserlo anche voi? Ed è con questa rinnovata fiducia in voi stessi che uscirete dalla sala. E non è poco.