Il virus dell'HIV si è fatto più aggressivo

Lorenzo Fantoni
Lorenzo Fantoni
Il virus dell'HIV si è fatto più aggressivo

Tutti sappiamo cos'è l’HIV, forse però non tutti sappiamo che ce ne sono due tipi: HIV-1 e HIV-2. Il primo ceppo è quello più diffuso e si divide a sua volta in vari sottotipi, che spesso sono legati a progressioni più o meno rapide dell’infezione. Se una persona malata di HIV viene esposta a un altro sottotipo delle malattia i due virus possono scambiarsi parti del loro materiale genetico, creando un nuovo virus.

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Una di queste mutazioni sta in queste settimane diffondendosi a Cuba, grazie alla sua estrema aggressività. Il virus è il risultato del miscuglio di tre differenti sottotipi di HIV-1 e si sviluppa nel paziente tre volte più velocemente rispetto alla media. Fortunatamente gli scienziati hanno analizzato il ceppo virale e stanno concentrando su di esso i propri sforzi per trovare eventuali contromisure.

I pazienti esposti al virus CFR19, così è stata battezzata questa variante, iniziano a manifestare i sintomi della malattia nel giro di due tre anni, a differenza dei 10 standard, quindi spesso ancora prima di sapere che sono stati contagiati.

Prima infatti che l’HIV diventi vera e propria AIDS conclamata passa un tempo in cui la malattia si lega ad alcuni recettori sulla superficie delle cellule, chiamati CD4. Quando il virus passa ad attaccare dei corecettori chiamati CCR5 e CXCR4 allora inizia il passaggio da HIV a AIDS.

Questo procedimento di solito richiede circa 10 anni, ma col nuovo virus basterebbero tre anni per sviluppare la malattia.

Gli studiosi hanno avviato l'indagine dopo aver ricevuto segnalazioni di casi di AIDS aggressivi a Cuba. A questo punto sono state condotte analisi del sangue su 73 sieropositivi recenti. Di questi 52 avevano già l'AIDS conclamata, mentre per 21 la malattia era ad uno stadio iniziale.

Confrontando i tipi virali identificate nel sangue dei volontari, gli scienziati hanno osservato che quelli contagiati con il CFR19 presentavano un carico virale molto più alto. Ed era più forte la presenza delle cellule immunitarie chiamate RANTES, che usualmente entrano in gioco quando il morbo è avanzato.

Via: IFL