Molecole automatizzate potrebbero aiutare nella cura del cancro

Cosimo Alfredo Pina
Cosimo Alfredo Pina
Molecole automatizzate potrebbero aiutare nella cura del cancro

Tra le grandi sfide della scienza ed in particolare della medicina, quella di sconfiggere il cancro rimane purtroppo ancora tra quelle aperte. Il conseguimento di questo traguardo è reso difficile da diversi ostacoli, primo fra tutti il riconoscimento delle cellule malate.

Infatti sono già molti i farmaci in grado di distruggere le cellule tumorali, ma dato che queste unità biologiche sono fortemente simili a quelle sane spesso e volentieri i trattamenti antitumorali hanno ripercussioni notevoli in termini di effetti collaterali.

Un nuovo studio, portato avanti da un gruppo di ricercatori dell'Università di Minho (Portogallo), potrebbe aver scoperto un componente chiave in grado di distruggere le cellule malate, riducendo al minimo i danni alle altre. Il tutto gira intorno a due molecole, un gel a base di zucchero ed un enzima.

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L'enzima , abbondante nelle cellule tumorali, è stata infatti sfruttato per attirare lo zucchero, il quale è in grado assemblarsi in nanofibre di idrogel, che potete immaginare come una fitta rete tridimensionale.

Le cellule intrappolate in questa struttura non sono più in grado di comunicare con le altre o scambiare nutrienti e scorie con l'ambiente esterno, andando così incontro alla morte.

La peculiarità di questo gel a base di un particolare zucchero (glucosamina), è quella di disporsi automaticamente nella struttura a ragnatela quando si trova in quantità sufficiente in un ambiente confinato. Il fatto che queste molecole vengano attirate dall'enzima fosfatasi alcalina, presente in larga scala sulle cellule malate, può essere sfruttato per creare delle "gabbie su misura".

cura tumore

Il metodo sviluppato in laboratorio, presenta nella pratica alcuni grandi limiti, primo fra tutti il fatto che l'enzima è presente anche sulle cellule sane e in particolare in quelle di fegato e reni. Tuttavia il nuovo aprroccio potrebbe aprire la strada a nuove classi di farmaci che invece di agire direttamente sul metabolismo dei tumori, agiscono in maniera quasi "meccanica" sulle cellule che lo compongono.

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