StarBlood Arena – Buona notte e buone botte (recensione PSVR)

Se lo hai letto con le voci di Pietro Ubaldi e Riccardo Peroni in mente, hai avuto un'infanzia felice
Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri

Recensione StarBlood Arena – Da una piccola realtà statunitense di nome Whitemoon Dreams, nasce senza troppo clamore StarBlood Arena, un’esclusiva per PSVR, realizzata in collaborazione con Sony San Diego, che ha il duplice compito di rimpolpare il catalogo del visore di PlayStation 4, insieme a quello di portare sulla scena della realtà virtuale uno sparatutto ad arena fatto come si deve.

Non è il primo a provarci: RIGS della ormai compianta Guerrilla Games Cambridge aveva cercato di mettere sul piatto qualcosa di simile, riuscendoci però solo a metà, soprattutto per via di un gameplay semplicistico e delle modalità non troppo varie, ma era in parte giustificato dalla sua natura, dato che fu uno dei pochi titoli disponibili al lancio della periferica. Non perdiamoci in ulteriori chiacchiere, e andiamo a scoprire subito questo nuovo, promettente titolo.

Editore Sony
Sviluppatore Whitemoon Dreams, Sony San Diego
Piattaforme PSVR
Genere Sparatutto
Modalità di gioco Singolo giocatore, multigiocatore

Video Recensione StarBlood Arena

I concetti espressi nei paragrafi di questo articolo sono racchiusi nel video a seguire, che include spezzoni tratti dalle nostre sessioni di gioco su PSVR, in abbinata con PS4 Pro.

Balle spaziali

StarBlood Arena si pone l’obiettivo di accontentare un po’ tutti, in primis con delle accortezze capaci di azzerare, o quasi, gli sgradevoli fenomeni di chinetosi, a cui un titolo frenetico come questo può andare incontro con estrema facilità. D'altronde, stiamo parlando di uno sparatutto spaziale alla stessa stregua di EVE: Valkyrie, dove lo spazio è stato sostituito da ambientazioni aliene e, soprattutto, da un’atmosfera squisitamente ironica, che quasi ci ricorda i toni di produzioni del calibro di Ratchet & Clank.

In quest'ultima fatica di Whitemoon Studios, ogni giocatore può scegliere tra una rosa di nove personaggi, ognuno dei quali vanta un’astronave dalle capacità uniche, racchiuse in una classe, caratterizzata da un equipaggiamento specifico fatto di armi primarie, secondarie e pesanti.

C’è chi se la cava meglio nei combattimenti a distanza ravvicinata, come Blade, e chi invece preferisce sparare da lunghe distanze, proprio come Dregg. A parte i diversi cruscotti, i quali sono davvero ben fatti, e la cadenza di fuoco differente da personaggio a personaggio, le diversità tra uno e l’altro non sono poi così marcate, visto che non ci sono abilità speciali, fatta eccezione per alcune armi secondarie e pesanti abbastanza particolari.

Si ha quindi la sensazione che lo stile di gioco, di ciascuna astronave, non sia stato differenziato come ci si aspetterebbe, anche se le navicelle possono contare su valori unici di attacco, difesa e velocità, che comunque nelle fasi di gameplay non risaltano più di tanto. In effetti, gli sviluppatori hanno puntato su un’esperienza quanto più immediata e arcade possibile, senza troppi fronzoli, nonostante la notevole libertà di movimento, che farebbe pensare ad una tipologia di videogioco di nicchia.

A differenza dei classici sparatutto, infatti, StarBlood Arena permette ai giocatori di muoversi in sei direzioni: in particolare, la testa è adibita al puntamento, e gli analogici gestiscono lo spostamento del mezzo e la rotazione della visuale, mentre con i dorsali si può modificare l’altezza lungo l’asse delle Y. La combinazione di tutti questi pulsanti consente anche di inclinare il proprio velivolo, così da avere il massimo controllo della situazione.

Tra l’altro, la conformazione delle mappe consente di adoperare le varie manovre con grande eleganza, sia per la semplicità nell'esecuzione, sia per la stessa struttura dei livelli, non avari di grotte, intercapedini abbastanza ampie e tunnel da sfruttare per sorprendere i nemici, o per scappare da situazioni spiacevoli, in modo da recuperare i propri scudi.

L’intero armamentario poi si ricarica nel tempo, dalle armi alle mine intelligenti di cui dispone ogni personaggio, in maniera tale che possiate concentrarvi sull'azione senza preoccuparvi troppo delle munizioni, anche se bisogna imparare a dosare i proiettili, e a raccogliere i vari bonus sparsi nella mappa, che spaziano da riduzioni del danno a potenza di fuoco extra. La giocabilità è improntata quindi sulla dinamicità, che viene trasmessa dall'ottimo lavoro svolto nella schematizzazione dei controlli e nella fluidità, calcolata all'occhiello.

Le uniche criticità che ci sentiamo di fare risiedono nel sistema di ritorno in gioco quando si viene sconfitti: non solo visivamente lascia a desiderare, proprio perché c’è solo una semplice dissolvenza, ma i punti di rientro sembrano collocati un po’ a casaccio, tanto-ché ci è capitato spesso di rinascere alle spalle di un nemico, senza che questo potesse materialmente reagire.

Da soli o in compagnia?

L’offerta contenutistica è sezionata in due, e ognuna delle parti garantisce un buon numero di contenuti, specie se si considera il prezzo budget a cui è venduto. Nel dettaglio, la fetta dedicata al giocatore singolo presenta due segmenti, Schermaglia e Circuito Infernale: il primo permette di giocare praticamente su qualsiasi mappa e modalità, concedendo al giocatore di modificare tutti i parametri della partita, dalla durata alla difficoltà dell’intelligenza artificiale; l’altro, invece, è praticamente un surrogato di una comune campagna, che mette in sequenza dei match predefiniti a difficoltà crescente per ciascun personaggio.

Peccato che non ci sia una storia ad incollare le varie partite, dieci in tutto, che, per altro, sono identiche per ogni eroe. A condire la progressione, sono presenti ben due sistemi di esperienza, uno complessivo, l’altro per ciascun personaggio, i quali vi permettono di sbloccare nuovi talenti, che potrete equipaggiare, fino ad un massimo di tre, allo scopo di migliorare le abilità del vostro alter-ego virtuale.

Inoltre, a fine partita si guadagnano dei crediti in base alla propria esibizione, spendibili nel negozio per acquistare, in maniera casuale, nuove personalizzazioni per l’astronave e per i personaggi.

La grafica invece si difende molto bene e, anche se il profilo stilistico sa di già visto, dato che attinge a piene mani da altre fonti, il risultato è davvero piacevolissimo, colorato e soprattutto scanzonato, che risente solo di alcuni particellari elementari e di nemici poco distinguibili in lontananza, un problema da incriminare più alla risoluzione del visore che al gioco, ma il sistema di aggancio automatico cerca di sopperire a tale mancanza.

Per quanto riguarda il lato sonoro, citiamo gli effetti e le musiche senz'altro azzeccate, dove spicca in particolare il doppiaggio in italiano: seppur sfruttati solo marginalmente, i due conduttori (sì, perché StarBlood Arena è un programma televisivo, più o meno), che ci ricordano Johnny Gomez e Nick Diamond di Celebrity Deathmatch, sono parecchio esilaranti, così come l'intera caratterizzazione dei personaggi, che però non è stata espressa al meglio, poiché le battute di questi si ripetono un po’ troppe volte.

Infine c’è il lato multigiocatore fino a otto partecipanti, basato su quattro, distinte modalità: oltre ai classici Carneficina e Carneficina a squadre, diversi nel nome rispetto al deathmatch, ma non nella sostanza, sbuca Griglia di Ferro, un cattura la bandiera dove al posto dello stendardo troviamo una palla da lanciare nelle apposite porte per guadagnare punti: nello specifico, se ne guadagna uno per il semplice tiro, e ben tre se si attraversa la porta con il globo tra le braccia del velivolo. A chiudere il cerchio spunta Invasione, l’unica modalità cooperativa, che ci mette contro un esercito di alieni ad ondate, mentre si è impegnati a difendere i nuclei sparsi per la mappa.

Badate bene che la community non è propriamente ampia, e quindi il matchmaking fa un po’ di fatica nella ricerca di partite, soprattutto quelle bilanciate. Per il resto, l’infrastruttura online ci è sembrata stabile, visto che non si sono presentati problemi di fluidità durante le nostre sessioni, almeno nelle modalità competitive, dato che quella cooperativa, Invasione, è praticamente deserta.

Giudizio Finale

Recensione StarBlood Arena – Giudizio Finale – StarBlood Arena si è rivelato essere un bel prodotto, realizzato con cura e attenzione nei riguardi della chinetosi, che mira a rifinire il genere dello sparatutto ad arena su realtà virtuale, senza stravolgerlo in alcun modo. Se provate anche solo un minimo interesse verso la tipologia, e possedete il visore di Sony, non esitate oltre e fatelo vostro, sia che lo vogliate giocare da soli, che online con amici o sconosciuti.

PRO CONTRO
  • Buon numero di contenuti, anche per il giocatore singolo...
  • Graficamente pulito e ben confezionato
  • Mappe semplici, ma chiare e poco confusionarie
  • Gameplay arcade adrenalinico al punto giusto, supportato da ottimi controlli
  • ... peccato sia assente una vera e propria modalità storia
  • I personaggi potevano essere differenziati maggiormente
  • Il matchmaking fatica ad ingranare

StarBlood Arena – Trailer

StarBlood Arena – Screenshot