The Deer God: di cervi, cacciatori e Nintendo Switch (recensione)

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
The Deer God: di cervi, cacciatori e Nintendo Switch (recensione)

Recensione The Deer God – Giocare sulla TV è una cosa, portarsi il videogioco in giro è un’altra: avere la possibilità di fare entrambe con un solo sistema, poi, è il massimo che si possa chiedere.

Non a caso, nella deliziosa poliedricità di Switch, i produttori sembrano aver scoperto una nuova via e delle possibilità inesplorate. Con due anni e vari porting alle spalle, proprio The Deer God arriva sulla portatile ibrida di Nintendo, e oggi ve ne parliamo nella nostra recensione.

Editore Crescent Moon Games
Sviluppatore Crescent Moon Games, Cinopt Studios, Blowfish Studios
Piattaforme Switch, Android, iOS, PS4, PS Vita, Xbox One, PC
Genere Platform
Modalità di gioco Singolo giocatore

Madre Natura pensa sempre a noi

Due cacciatori chiacchierano intorno al fuoco, pregando che qualche preda si faccia avanti. Le palpebre, però, cominciano a farsi pesanti: uno dei due decide quindi di coricarsi nella tenda, mentre l’altro dà un’ultima controllatina nei dintorni… ed eccolo qui, un cervo.

Nervi saldi, sangue freddo, fucile tra le braccia, mira presa: solo un grilletto separa dalla vittoria. Tuttavia, nonostante lo scenario perfetto, qualcosa va storto. Fu così che il predatore diventò preda, nel senso letterale del termine.

Vestiremo dunque i panni del cacciatore, incarnato però in un piccolo cervo per redimersi dai suoi errori, in un’esperienza che sembra più un esercizio di stile che un videogioco con una sua continuità. Stiamo parlando di un platform da cui emerge del chiaro amore per la natura e per l’uso della pixel art, uno stile spremuto sino al midollo che in The Deer God raggiunge importanti vette espressive e, perché no, anche emotive.

L’avventura sfrutta un algoritmo procedurale tramite il quale riesce a generare paesaggi condizionati anche da un ciclo giorno e notte fomentato dal meteo dinamico, percorribili lateralmente, la cui verticalità rasenta il minimo sindacale. Il piano rimane sempre bidimensionale, sul quale vengono ospitati di tanto in tanto degli ostacoli: che siano dei nemici da eliminare a testate, o piattaforme di vario genere superabili agilmente con il doppio salto, non c’è nulla di davvero complicato.

Passerete gran parte del tempo percorrendo e ammirando gli scenari con il dito che spinge l’analogico verso destra, mentre il fondale si compone di scorci affascinanti che danno profondità al mondo di gioco.

L’algoritmo cerca di sorprendere mettendo sul piatto una discreta varietà estetica, cullandovi con una colonna sonora ambientale molto dolce.

La formula sfoggia però una chiara vena ruolistica e di sopravvivenza: il cervo cresce col passare del tempo, si guadagnano nuovi poteri, è possibile interagire con vari animali, e non manca una buona dose di oggetti con i quali il gioco prova ad offrire un po’ più di carne al fuoco. L’animale poi dovrà essere nutrito con il cibo sparso qua e là, altrimenti la fame prosciugherà la barra vitale: morire significa ripartire dal punto di controllo con un cervo giovane e più lento, che potrà crescere nuovamente.

Tutte queste idee sono lanciate in una minestra che ha troppi sapori, che mira ad appagare troppi palati, senza essere in grado di stabilire un suo scopo deciso, e basta scendere un po’ più in profondità per capirne i limiti. Infatti, la generazione casuale degli ambienti comincia ad inglobare la monotonia dopo poco tempo, e la parte relativa ai combattimenti e agli enigmi è talmente semplicistica da lasciare esterrefatti: in particolare, le lotte si consumano premendo il tasto azione forsennatamente, con delle abilità che non aggiungono poi molto alle battaglie.

Scendere nei meandri della struttura sarebbe uno sgarbo nei vostri confronti, perché la forza di questa avventura di Crescent Moon Games sta nell'assenza quasi assoluta di spiegazioni e avvertimenti, capace di incuriosire coloro che mettono davanti l’artisticità di un prodotto prima dell'interazione. La grafica peraltro è un piccolo gioiellino anche su Switch, adesso privo di tutti quei problemi riscontrati nelle passate versioni. Non abbiamo notato cali di fluidità né sulla dock, né in modalità tablet, al costo della sparizione di alcuni effetti speciali, tra cui quelli di luce.

Giudizio Finale

Recensione The Deer God  Giudizio Finale – The Deer God sfoggia tante idee ma poca sostanza, e si fa un po’ di fatica a considerarlo videogioco. Si tratta di un viaggio rilassante sorretto da una proceduralità che costruisce panorami deliziosi in pixel art. Di divertimento in senso stesso ce n'è poco, visto che il gameplay sembra un agglomerato di spunti messi insieme tanto per fare numero, nella speranza che funzionino, e talvolta ci riescono.

Eppure, si percepisce dell’amore, e solo chi riuscirà a coglierlo ne trarrà del buono: tutti gli altri farebbero bene a pensarci due volte prima di acquistarlo, anche se il prezzo di 7,99€ su Switch lo rende appetibile.

PRO CONTRO
  • Rilassante, soprattutto per la musica
  • Buon utilizzo della pixel-art
  • Prezzo commisurato all'offerta
  • Troppe idee sviluppate solo in modo marginale
  • Diventa ripetitivo dopo poco tempo

Recensione The Deer God – Trailer

Recensione The Deer God – Screenshot