Apple deve cedere su RCS: non perché è un gatekeeper, ma perché è giusto così
Mercoledì 6 settembre la Commissione Europea ha comunicato il nome di sei aziende considerate gatekeeper, che devono adeguarsi al Digital Market Act (DMA) entro sei mesi: le sei compagnie coinvolte sono Alphabet, Amazon, Apple, BytDance, Meta e Microsoft. Secondo la Commissione, ognuna di queste società ha un ruolo da gatekeeper in specifici settori: ad esempio, Alphabet per le ricerche web (Google), Microsoft per i sistemi operativi desktop (Windows) e così via.
Apple è un una delle aziende coinvolte e dovrà trovare una soluzione per tre suoi prodotti, ossia App Store, Safari e iOS. Al contrario, la Commissione Europea al momento ha rinviato la decisione su iMessage, per il quale è stata aperta un'investigazione, ma che per adesso non è stata considerata un gatekeeper.
Gatekeeper sì o no?
Ma cosa vuol dire gatekeeper? Questa parola, la cui traduzione sarebbe custode, guardiano, viene utilizzata per indicare le aziende che, tramite un software o un servizio, godono di una posizione dominante in un mercato, tale da creare delle distorsioni nel sistema economico e impedire la libera concorrenza.
Tra le condizioni per essere considerati dei gatekeeper, c'è anche che il servizio coinvolto deve contare almeno 45 milioni di utenti attivi al mese.
A tal proposito, proviamo a fare un po' di conti con i dati che abbiamo: in Unione Europea, secondo dati del GSMA, nel 2021 ci sono stati 433 milioni di utenti unici collegati via smartphone. Di questi, secondo Statcounter, circa il 30% usa un iPhone (la cifra è cresciuta al 33% nel 2023, ma poco cambia): con un calcolo rozzo, possiamo quindi dire che circa 130 milioni di persone in Europa usano un iPhone e hanno quindi l'app Messaggi preinstallata.
Ma la domanda da porsi è: quanti utenti la usano davvero? Apple non fornisce dati ufficiali, ma l'esperienza personale suggerisce che quasi nessuno usi iMessage: come raccontavo anche nella recensione di iOS 17, nonostante abbia molti amici con iPhone, uso più o meno regolarmente i Messaggi di Apple solo con 2 persone.
Per quanto la mia esperienza sia solo aneddotica, è facile trovare conferma semplicemente chiedendo in giro (ad esempio, date un'occhiata alle risposte di questo tweet): in Europa iMessage non è mai riuscita a imporsi come una piattaforma di comunicazione, perché il numero di iPhone in giro non è sufficiente per fare "massa critica" e gli utenti hanno sempre preferito app cross-platform (una su tutte: WhatsApp).
In tal senso, quindi, probabilmente ha avuto ragione Apple a prendere le difese di iMessage sostenendo che non è un'app che fa gatekeeping. Ma Apple ha comunque torto su RCS.
Una delle richieste della Commissione Europea per le aziende gatekeeper è quella di adeguare i propri servizi per renderli interoperabili con altre app (ne vedremo delle belle). Per questo motivo, se iMessage fosse stato considerato un problema, probabilmente Apple sarebbe stata costretta a implementare RCS, proprio come dovrà implementare una qualche forma di sideloading delle app.
A tal proposito, è bene fare un po' di chiarezza su cosa sia RCS.
RCS sta per Rich Communication Services ed è un protocollo di comunicazione che punta a sostituire gli SMS, permettendo l'invio di messaggi più lunghi e con contenuti multimediali. Nato nel 2007, gli standard della tecnologia RCS sono stati definiti dal GSMA, l'organizzazione non-profit internazionale a cui aderiscono la maggior parte degli operatori al mondo.
Samsung è stata la prima azienda a implementare RCS sui suoi smartphone, già dal 2012, e nel 2019 anche Google ha iniziato a supportare il protocollo sull'app Messaggi di default di Android.
È utile comprendere, quindi, che RCS è un protocollo, non un'app concorrente: nonostante sia stata molto chiacchierata dopo le lamentele di Google nei confronti di Apple, RCS non è una tecnologia di Google e non è un servizio concorrente. Per intenderci, è letteralmente il corrispettivo moderno degli SMS.
Vedendola così, è un po' assurdo pensare all'ostinazione con cui Apple si sta esplicitamente rifiutando di implementare RCS nella sua app Messaggi.
Se – ragionando per assurdo – Apple avesse già avuto una sua piattaforma di messaggistica nel 1992, si sarebbe rifiutata di adottare gli SMS? E se avesse avuto un sua rete tra Mac, si sarebbe rifiutata di adottare l'HTTP? Sono ovviamente paragoni assurdi, ma che servono per dare un'idea di quali possono essere le implicazioni di rifiutare uno standard condiviso nelle comunicazioni.
Come sarebbero stati gli anni '90 senza SMS?
Il motivo per cui Apple rifiuta di adottare RCS è ovviamente di natura economica: negli Stati Uniti, dove gli iPhone sfiorano il 60% del market share (e l'hanno abbondantemente superato negli anni passati), non usare iMessage può essere un problema. Negli USA è così comune inviare un messaggio da iPhone e aspettarsi che venga recapitato tramite il sistema di messaggistica di Apple, che quando non succede si parla di green bubble (quando un messaggio viene inviato come SMS invece che tramite iMessage, il balloon è verde invece che blu).
Apple ha deliberatamente scelto di tenere iMessage come esclusiva, per usarlo come leva per convincere le persone ad acquistare iPhone invece di Android. Ben prima della diffusione di RCS, infatti, in Apple si discusse della possibilità di portare iMessage su Android ma i dirigenti della società decisero di mantenere l'esclusiva per vendere più iPhone.
E a quanto pare la strategia funziona: negli Stati Uniti, gli utenti green bubble si sentono isolati quando non possono partecipare alle chat di gruppo su Messaggi e qualche anno fa il famoso vlogger Casey Neistata ha dichiarato di non poter acquistare un Pixel 6 perché non può fare a meno di iMessage.
RCS eliminerebbe tutte queste barriere e consentirebbe una comunicazione semplice e diretta tra utenti iOS e Android, senza ricorrere ad app di terze parti.
A perderci sono gli utenti, a guadagnarci è Facebook
Intendiamoci: Apple non è una ONLUS, è l'azienda più ricca del pianeta, e ci sarà un motivo per questo. In altre parole, non c'è da stupirsi che le scelte della mela siano mosse dal profitto economico e non dal miglior scenario possibile per gli utenti. Negli Stati Uniti, dove iPhone ha la maggior parte del mercato, l'adozione di RCS sarebbe oggettivamente un gran favore a Google e Android.
Il problema è che da questa scelta di Apple non solo ci perdono gli utenti, ma ci guadagna Meta: in Europa, ma anche in tutti gli altri paesi del mondo dove iPhone non è lo standard, non si comunica con RCS, ma con WhatsApp.
L'app di messaggistica di Facebook è lo standard de facto non solo in Italia e praticamente in tutta Europa, ma anche in altri mercati giganteschi come India e Brasile.
Non lo nego, anche se Apple facesse marcia indietro e decidesse di implementare RCS, è difficile immaginare un cambio di tendenza: non smetteremo di usare WhatsApp da un giorno all'altro, purtroppo. Ci vorranno comunque svariati anni prima di potersi concedere il lusso di comunicare con i propri cari senza utilizzare un software che monetizza tramite i dati degli utenti.
Nonostante tutto, me lo auguro: adottare uno standard condiviso e indipendente è qualcosa che può solo far bene al futuro delle comunicazioni. E se Apple non vorrà cedere per il bene comune, non posso che augurarmi che sia la Commissione Europea ad imporglielo, per un motivo o un altro.