Registrare chiamate su Android, quali app utilizzare e come fare
Sono numerose le ragioni per cui può rivelarsi utile registrare chiamate. E non necessariamente vanno ricondotte a pratiche illecite. Anzi, come nel caso di questo articolo su come registrare chiamate su Android e quali app utilizzare, ci riferiamo esclusivamente ai comportamenti legali. Non solo, ma invitiamo a seguire le rigorose disposizioni di legge in materia. Ma andiamo per ordine.
L’esigenza di registrare una telefonata con lo smartphone può nascere dal lavoro. Pensiamo ad esempio a un giornalista che intervista il suo interlocutore. Oppure alla comodità di conservare informazioni e dati utili riferiti dalla persona con cui stiamo comunicando. Qualunque sia il motivo (lecito), non mancano le app da scaricare e installare sul proprio device. Sia a pagamento e sia gratuite. Il primo passo da compiere è allora quello di collegarsi con il Play Store di Google e iniziare la ricerca.
Come fare a registrare chiamate con lo smartphone
Registrare chiamate con uno smartphone Android è un’operazione tecnicamente molto semplice.
A conti fatti serve solo individuare un’app che propone questo servizio e avviarla al momento della telefonata. Non solo, ma alcune applicazioni si attivano in automatico a ogni chiamata. Dopodiché per riascoltare la conversazione occorre aprire l’app e accedere alla cartella con le telefonate archiviate. A quel punto l’utente può anche eliminare il file per recuperare spazio. Ma la questione è anche un’altra.
Dal mese di marzo 2019, Google ha proibito l’accesso al registro delle chiamate a tutte le app di registrazione. Di conseguenza nella fase di configurazione dell’app - subito dopo il download - è indispensabile l’abilitazione manuale. In pratica occorre concedere l’autorizzazione all’accesso alla memoria, al microfono, al telefono e ai contatti.
Quali app utilizzare per registrare chiamate su Android
Andando allora alla ricerca delle app, una prima soluzione è Registratore di Chiamate - Cube ACR. Il download e l’utilizzo sono gratuiti, ma esiste anche una versione premium. Costa 1,99 euro al mese e aggiunge 4 funzionalità:
- backup su cloud
- blocco dell’app con PIN
- opzione a fine chiamata
- nessuna pubblicità
La gestione dell’app non presenta particolarità, ma c’è un limite da mettere in conto.
Il software è supportato solo da Android 10. In ogni caso non è possibile registrare una chiamata in corso se è in attesa e se l’audio è disattivato.
Da un’app all’altra, ecco Registratore di chiamate sviluppato da lovekara. Condizione essenziale per il funzionamento è l’attivazione della funzione Accessibilità per Call Recorder nell’elenco Servizi.
A sfogliare l’elenco delle app presenti sul Play Store di Google si rimane a tratti stupiti dall’estrema varietà di proposte. Tuttavia la maggior parte di queste app non è più supportata dagli smartphone di nuova generazione. Proprio per via delle nuove policy di Google in relazione alla registrazione delle chiamate. Il risultato è presto detto: dal rilascio di Android 9 Pie queste app non sono più utilizzabili.
Eppure è lo stesso Google a fornire una opzione in più per registrare chiamate.
Condizioni essenziali sono 3:
- l’equipaggiamento con Android 9 (o versioni successive)
- l’installazione della versione più recente dell’app Telefono
- trovarsi in un Paese in cui è supportata la registrazione delle chiamate
A quel punto occorre aprire l’app Telefono. Quindi in alto a destra fare tap sui 3 puntini e poi Impostazioni e poi Registrazione della chiamata. Nella sezione Registra sempre scegliere tra Numeri non inclusi nei tuoi contatti e Numeri selezionati. Per registrare occorre fare tap su Registra nella schermata della chiamata in corso. Per terminarla, tappare invece su Interrompi.
Ma si possono registrare le chiamate su Android o è vietato?
Se c’è un aspetto supplementare a cui prestare attenzione in tema di registrare chiamate su Android è quello legale. La normativa in materia è molto delicata, ma possiamo sintetizzare i due principi cardine. Innanzitutto è ammesso registrare le chiamate con lo smartphone, anche quelli basati su Android, dopo aver avvisato l’interlocutore. Tuttavia non lo è la diffusione dei contenuti della conversazione.
A meno che non ci sia il consenso dello stesso interlocutore. Detto in altri termini, nessuno al di fuori del proprietario del cellulare può ascoltare quanto detto. E men che mai è ammessa la diffusione via web o attraverso le piattaforme social.
Punto di riferimento è il Codice penale, esattamente l’articolo che disciplina le interferenze illecite nella vita privata. Ebbene, secondo il primo comma, “chiunque, mediante l’uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata”, è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Dopodiché alla stessa pena va incontro “chi rivela o diffonde, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, le notizie o le immagini”. Per procedere occorre la querela della persona coinvolta. Ma le autorità procedono d’ufficio nel caso in cui a commettere il reato sia un pubblico ufficiale. La pena prevista è anche più elevata: da 1 a 5 anni di carcere.