Quando si pensa all'intelligenza artificiale spesso vengono in mente questioni etiche sugli scenari futuri. La concezione di intelligenza artificiale può essere vista come la ricostruzione di ciò che noi stessi siamo.
Oltre alle implicazioni filosofiche che possiamo trovate nello sviluppo di un'intelligenza artificiale, non possiamo negare che la risposta alla domanda "e se ci scappa di mano?" può spaventare. Già oggi conosciamo le enormi potenzialità delle intelligenze artificiali, le quali riescono a creare dei volti umani totalmente realistici, creare delle conversazioni su volti umani, scrivere dei testi di completo senso compiuto. In tanti, tra cui delle voci molto influenti come Stephen Hawking ed Elon Musk, si sentono minacciati da un ulteriore sviluppo dell'intelligenza artificiale, nel caso in cui arrivi a sopraffare le capacità fisiche e cognitive dell'uomo.
D'altro canto è innegabile che l'intelligenza artificiale porta diversi benefici a tutti noi nella nostra quotidianità, e anche in situazioni più specifiche.
Il suo impiego permette di salvare vite, prevenire malattie, sviluppare nuovi farmaci, prevedere eventi pericolosi per la vita di tante persone.
Oltre ai due lati di questa medaglia dobbiamo sempre tenere a mente che, almeno ai giorni attuali, l'intelligenza artificiale non è da confondere con la coscienza artificiale. Gli apparati hardware e software che l'uomo costruisce saranno sicuramente più potenti, sia fisicamente che cognitivamente, dell'uomo stesso ma non hanno la coscienza di ciò che eseguono e dei motivi per cui lo fanno. Insomma, gli oggetti che chiamiamo intelligenze artificiali per ora sono "soltanto intelligenti", e finché non se ne renderanno conto potremo dormire sonni tranquilli.