Apple avrebbe a libro paga persone incaricate di ascoltare le conversazioni captate da Siri (aggiornato: non più)

A rivelarlo è un presunto ex dipendente di Apple, che ha ammesso di aver ascoltato conversazioni anche molto private di utenti ignari.
Edoardo Carlo
Edoardo Carlo
Apple avrebbe a libro paga persone incaricate di ascoltare le conversazioni captate da Siri (aggiornato: non più)

Non si placano le polemiche relative a presunte violazioni della privacy degli utenti di servizi online. Questa volta nell'occhio del ciclone non ci sono i social network, bensì gli assistenti vocali. O meglio, l'utilizzo che fanno le aziende delle conversazioni vocali che vengono registrate dai vari dispositivi su cui sono installati. In particolare, un articolo di The Guardian punta il dito contro Apple e Siri.

Protagonista della vicenda è un presunto ex dipendente di Apple, che ha rivelato rivelato l'esistenza di una rete di persone a libro paga di Cupertino, con il compito di ascoltare le conversazioni registrate da Siri, l'assistente vocale presente su milioni di dispositivi con la mela. Il fine sarebbe quello di filtrare le attivazioni intenzionali di Siri dai falsi positivi (e un essere umano, al momento, è più efficace allo scopo rispetto ad un software), ma l'effetto collaterale è che queste persone finiscono per ascoltare conversazioni anche molto private, ledendo la privacy degli utenti.

Anche perché l'informatore ha assicurato che le registrazioni sono accompagnate da dati espliciti, come le coordinate geografiche, i dettagli dei contatti e altro ancora.

Per la verità, fra le policy del servizio accettate dagli utenti, Apple menziona la possibilità di analizzare una piccola percentuale delle registrazioni desunte da Siri, al fine di migliorare costantemente il servizio offerto, senza tuttavia far parola di veri e propri dipendenti che ascoltino queste clip audio. Il colosso di Cupertino ha anche risposto a The Guardian, specificando che le registrazioni analizzate non sono mai associate all'Apple ID degli utenti, rispettando dunque le regole della privacy.

Che si creda o meno a questa segnalazione, il dibattito rimane aperto sull'opportunità dei grandi colossi del web di entrare in possesso di dati così sensibili, come conversazioni private degli utenti. In passato, anche Google Assistant e Amazon Alexa erano stati colpiti da accuse simili, ma in questo caso il problema sarebbe di proporzioni ancora maggiori, visto che Siri non è installato soltanto su smartphone e smart speaker, ma anche sul dispositivo indossabile più venduto al mondo, ovvero Apple Watch, sempre all'erta nel captare le voci ambientali.

Aggiornamento 28/08/2019 ore 16:30

Dopo aver sospeso la pratica di ascolto delle conversazioni registrate da Siri, a seguito delle polemiche che hanno investito anche Google, Amazon e Facebook, Apple ha deciso di licenziare oltre 300 persone dalla sua sede di Cork (Irlanda), precedentemente assunte (all'esterno dell'organico ufficiale) proprio a tale scopo, come riportato da Engadget.

Aggiornamento 28/08/2019 ore 19:00

A poche ore di distanza dall'ultimo sviluppo che vi abbiamo riportato, è Apple a prendere posizione attraverso un comunicato ufficiale sul suo sito, al fine di chiarire alcuni aspetti relativi alla vicenda e spiegare cosa cambierà nel prossimo futuro.

Come noto, Apple ha posto fine all'ascolto di default delle conversazioni degli utenti e non farà passi indietro su questo punto. Tuttavia, gli utenti stessi potranno decidere di concedere il proprio esplicito consenso a tale pratica, al fine di aiutare Cupertino nel processo di miglioramento di Siri e dei servizi correlati. In questo caso, Apple si impegna a far ascoltare le registrazioni soltanto al proprio team interno di dipendenti, non delegando più a persone assunte esternamente questo delicato compito.

Via: The Verge