Come il Facebook down inciderà sul business di creator e piccole aziende

Dopo il Facebook down del 5 ottobre creator e piccole aziende fanno i conti con i danni e con la necessità di ripensare il loro modo di fare business
SmartWorld team
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Come il Facebook down inciderà sul business di creator e piccole aziende

Un down durato circa sette ore, un'interruzione di servizio pesantissima che è costata miliardi a Mark Zuckerberg e che ha inciso pesantemente anche sull'economia di creator e piccole aziende che su Facebook, Instagram e Whatsapp basano gran parte della loro attività.

I fatti: intorno alle 17.40 (ora italiana) del 4 ottobre, i server di Facebook e di tutti i servizi collegati hanno smesso di funzionare, collassando e diventando irraggiungibili. La spiegazione ufficiale parla di problemi alla configurazione dei router, ma a prescindere dalla motivazione per 7 ore moltissimi imprenditori e aziende che basano gran parte del loro business sui social non sono riusciti ad accedere alle pagine aziendali gestite e alle campagne pubblicitarie.

Facebook down, I danni per creator e piccoli imprenditori

L'interruzione di servizio delle app dell'ecosistema di Zuckerberg causato un tonfo in borsa (secondo il Bloomberg Billionaires Index, con il calo dei titoli Facebook a Wall Street la ricchezza di Zuckerberg è scesa a 121,6 miliardi di dollari), e ha avuto ripercussioni a cascata su tutti i piccoli imprenditori e creator che basano la loro attività sui social.

Secondo il sito cnbc.com la stragrande maggioranza ha registrato perdite che vanno dalle svariate centinaia di dollari a oltre 5.000 da vendite, link affiliati, post sponsorizzati e lanci di prodotti, a dimostrazione dell'enorme influenza esercitata soprattutto da Facebook sul loro lavoro o sulla pubblicità.

A oggi sono oltre 200 milioni i titolari di business che si affidano agli strumenti di Facebook per la loro attività, cui si aggiungono anche centinaia di creator, influencer in primis, che sfruttano invece Instagram. E che hanno visto i loro post slittare a diversi giorni dopo il down in via precauzionale, con conseguenze sulle loro attività ed entrate. Non pesanti come se fosse accaduto su TikTok o YouTube, dove molti vengono pagati a visualizzazione, ma comunque gravi. Un campanello d'allarme e una spinta a pensare in modo trasversale, senza affidarsi completamente a piattaforme terze. Stando a una ricerca condotta da cnbc.com tra creator e aziende, molti hanno infatti affermato che Instagram è la piattaforma prediletta quando si tratta di sponsorizzare il proprio brand: semplice da usare e intuitiva, consente di arrivare in modo diretto alla community più mirata di follower dedicati che possono essere convertiti in vendite.

Dopo il down, molti hanno dichiarato l'intenzione di dedicarsi alla costruzione di un proprio sito e di diversificare le piattaforme utilizzate. Non è un caso d'altronde che nelle ore di down centinaia di migliaia di persone si siano riversate su Twitter - che ha anche ironizzato sul fatto, con un tweet in cui salutava "letteralmente chiunque" che ha ricevuto milioni di like e retweet - e TikTok, e gli imprenditori hanno fatto la stessa cosa: si sono spostati su Twitter o su TikTok per interagire con i clienti, e hanno sfruttato le mail per connettersi con loro durante le ore in cui le app di Zuckerberg sono state off.

Facebook down, l’esperta: “Necessario ripensare il modo di fare business”

Il Facebook down ha insomma fatto capire che affidarsi completamente ai soli social media è un errore quando si tratta di sviluppare e portare avanti il proprio business. La diversificazione di strumenti e piattaforme è fondamentale per garantire alla propria attività di proseguire online anche in caso di imprevisti di questo genere, e lo sviluppo di risorse esclusive e di una visuale più ampia consente di restare in contatto con la community e di tamponare le perdite.

Lo ha spiegato bene anche Veronica Gentili, tra i massimi Facebook Marketing Expert del panorama italiano.

"Questa esperienza, per quanto inaspettata e poco piacevole, potrebbe avere dei risvolti positivi, poiché ha fatto riflettere molti marketer, uffici marketing e imprenditori su una questione essenziale: se Facebook e co. non ci fossero, come potrei raggiungere e dialogare con la mia community? - si è chiesto Gentili - In altre parole, in quanti ancora non dispongono di dati di prima parte, di un solido CRM e di un sistema di contatto diversificato (email, SMS, messaggi...) che permetta loro di raggiungere le proprie "persone" direttamente? E in quanti ancora dipendono in tutto e per tutto dai social, risiedendo su dati di proprietà di terzi che possono scomparire e riapparire a loro piacimento?".

"È il caso forse, anche alla luce dei progressivi limiti di tracciamento (vedi aggiornamenti iOS e deprecazione cookie di terza parte), di iniziare a costruire i propri database e strade dirette per raggiungere le persone importanti per il nostro business - ha concluso - Viceversa, rischiamo di esser tagliati fuori e non solo quando Facebook va in blackout".