
Facebook sta mentendo ai propri iscritti
Un'ex dipendente accusa Facebook di mentire agli utenti e promuovere disinformazione e odio. A sostegno della sua tesi, migliaia di pagine di documenti interni dell'azienda.
L'accusa dell'ex dipendente di Facebook

È uscita allo scoperto. L'ex dipendente di Facebook che ha presentato delle denunce alle forze dell'ordine federali ci ha messo la faccia. Si chiama Frances Haugen ha puntato il dito contro il social media a causa delle scelte che avrebbe iterato a proprio vantaggio. "Facebook preferisce il profitto alla sicurezza della piattaforma e degli utenti" ha dichiarato l'ex product manager, che per sostenere la sua tesi ha fotocopiato e portato fuori dall'azienda migliaia di pagine di pagine di documenti relativi a ricerche interne in cui si dimostrerebbe ciò che accusa.
Facebook e Instagram nocivi per gli utenti
Haugen afferma che la ricerca di Facebook amplifica la disinformazione, l'odio e i disordini politici. Aggiunge, inoltre, che il social media ne è al corrente e che non rema in direzione contraria. Anzi, incentiva questa tendenza attraverso "contenuti arrabbiati, polarizzanti e divisivi".
Allo stesso modo, Instagram costituisce un danno per le adolescenti. Secondo una ricerca di Facebook stesso: il 13,5% delle ragazzine afferma che Instagram peggiora i pensieri di suicidio e il 17% dice che Instagram peggiora i disturbi alimentari. Nonostante queste sensazioni negative, le giovani utenti tendono a trascorrere ancora più tempo sulla piattaforma, finendo in una spirale che le spinge a odiare se stesse.
Interazioni con i contenuti
"La cosa che ho visto a Facebook più e più volte è che c'erano conflitti di interesse tra ciò che era bene per il pubblico e ciò che era bene per Facebook. E Facebook, più e più volte, ha scelto di ottimizzare per i propri interessi, come fare più soldi" ha affermato la Haugen. Secondo quanto riportato nelle ricerche su cui si basa la sua accusa, Facebook avrebbe le prove del fatto che la disinformazione, i discorsi d'odio e quelli politici divisivi stanno influenzando le società di tutto il mondo e che, al tempo stesso, questi contenuti portano gli utenti a interagire con la piattaforma e a trascorrere più tempo sul social.
L'algoritmo di Facebook
Le modifiche apportate all'algoritmo nel 2018 hanno contribuito a peggiorare la situazione. Il social media, tra le enormi quantità di materiale a disposizione, sceglie di mostrare agli utenti solo le opzioni di contenuto simili a ciò con cui si è interagito maggiormente. Di conseguenza, si crea un circolo vizioso che dà spazio alla diffusione di odio, violenza e disinformazione. Secondo Frances Haugen le stesse ricerche interne dimostrano che il contenuto divisivo e polarizzante, coinvolge il pubblico portandolo all'interazione. Dunque, gli utenti trascorreranno più tempo sul social, cliccheranno su più annunci e porteranno a un maggiore guadagno per la piattaforma.
Facebook mente?
D'altra parte, secondo la "talpa", l'azienda sta mentendo agli utenti in merito al fatto di fare progressi significativi contro la disinformazione e l'odio sulla piattaforma, ma stando ad alcuni documenti in suo possesso Facebook stesso riporta: "stimiamo che possiamo agire solo per il 3-5% dell'odio e circa 6 decimi dell'1% di V & I [violenza e incitamento]".
"La soluzione è la trasparenza"
L'ex dipendente Facebook ha deciso di uscire allo scoperto. "So che possono distruggermi ma ho deciso di parlare. Nessuno fuori di Facebook sa quello che succede al suo interno" ha raccontato. Spera che la sua testimonianza possa provocare un cambio. "La soluzione è solo la trasparenza" spiega, aggiungendo che si ha bisogno di regole e standard sensibili che possano affrontare i danni ai consumatori, alla protezione dei dati, ai contenuti illegali, agli algoritmi, ecc.
Le denunce alle autorità
Frances Haugen ha deposto al Senato in un'udienza pubblica che ha già avuto una notevole risonanza. Il mese scorso i suoi avvocati hanno presentato otto denunce alla Securities and Exchange Commission, organo degli Stati Uniti che fa rispettare la legge nell'ambito dei mercati finanziari. L'avvocato John Tye ne ha spiegato il motivo: "Come una società quotata in borsa, Facebook è tenuta a non mentire ai suoi investitori o anche a nascondere informazioni materiali. Così, la SEC porta regolarmente azioni di applicazione, sostenendo che aziende come Facebook e altre stanno facendo dichiarazioni materiali errate e omissioni che influenzano negativamente gli investitori".
Sulla questione dei documenti "rubati", Tye ha spiegato che secondo il Dodd-Frank Act, una legge approvata dieci anni fa, i dipendenti sono autorizzati a entrare in contatto con quest'organo e a fornire documenti aziendali.