Nuova causa per Google: "Raccolta dati anche con diniego"

I procuratori generali di alcuni Stati americani hanno fatto causa a Google sostenendo che il tracciamento avviene anche con diniego degli utenti
SmartWorld team
SmartWorld team
Nuova causa per Google: "Raccolta dati anche con diniego"

Nuovi guai legali negli Usa per Google sul tema della raccolta di dati e informazioni dagli utenti.

Il colosso di Mountain View è finito al centro di una class action promossa dai procuratori di alcuni stati, che hanno denunciato come Google Chrome continui a raccogliere informazioni sugli utenti e sulla loro posizione anche durante la cosiddetta "navigazione in incognito".

La denuncia dei procuratori Usa

L'accusa mossa a Google, formalizzata a luglio 2020, è di avere continuato a raccogliere dati relativi alla geolocalizzazione degli utenti dal 2014 sino almeno al 2019, anche quando quest'ultimi avevano espressamente rifiutato. I procuratori generali del District of Columbia e di Texas, Washington e Indiana hanno quindi deciso di denunciare l'azienda di Mountain View per violazione della privacy.

I procuratori dei quattro Stati accusano inoltre Google di avere ingannato i consumatori fornendo informazioni non corrette o incomplete sulle modalità con cui vengono tracciate le loro posizioni, lasciando intendere di poter controllare le informazioni che raccoglie durante l'utilizzo generale di Android, Google Search e Google Maps.

Per il procuratore del District of Columbia, in particolare, il business di Google sarebbe interamente incentrato su una "continua sorveglianza" degli utenti e sulla raccolta di dati che vengono poi utilizzati per creare e promuovere inserzioni personalizzate. Disattivare le varie opzioni di tracciamento - tra cui anche la localizzazione - non servirebbe quindi, secondo l'accusa dei procuratori, a impedire a Google di effettuare il tracciamento e raccogliere i dati. Da qui la richiesta a un giudice di un'ingiunzione che blocchi quelle che vengono definite "pratiche ingannevoli e illegali", e di un risarcimento dei profitti derivanti dal tracciamento non consentito: 5 miliardi di dollari.

A fine gennaio un giudice federale degli Stati Uniti ha dato ragione ai querelanti, pronunciandosi contro la richiesta di archiviazione avanzata dai legali di Alphabet, la società cui fa capo Google, motivando così la sua decisione: "Google non ha informato gli utenti che Chrome continua a raccogliere dati anche mentre l'utente è in modalità di navigazione privata".

Il processo insomma andrà celebrato.

Tracciamento illegale, la smentita di Google


Google dal canto suo ha risposto all'esposto e alla decisione del giudice con un post pubblicato sul suo blog e intitolato "Come Google ti dà il controllo dei dati sulla tua posizione". In cui tra l'altro fornisce la sua versione sulla decisione del giudice del tribunale dell'Arizona.

Nel post, la società chiarisce che "cause come queste definiscono erroneamente e descrivono in modo impreciso le impostazioni e i controlli che forniamo agli utenti sui dati sulla posizione. Un tribunale dell'Arizona ha emesso una sentenza legale significativa contro il procuratore generale dell'Arizona, che sta in qualche modo rivendicando la decisione come una grande vittoria, quando in realtà il giudice ha respinto la sua argomentazione centrale. Sfortunatamente, poco prima della decisione, altri quattro procuratori generali dello stato si sono precipitati a intentare cause simili facendo affermazioni altrettanto imprecise e obsolete".

"Tutti gli smartphone utilizzano i dati sulla posizione: sono parte integrante del loro funzionamento - spiega ancora Google - I dati vengono raccolti e utilizzati da operatori di rete, produttori di dispositivi, app, siti Web e sistemi operativi.

Da parte nostra, la posizione fa funzionare meglio i prodotti Google: è ciò che aiuta a muoversi meglio in caso di ingorgo, a trovare il telefono quando si è smarrito e che consente di trovare una pizzeria nel proprio quartiere invece di suggerirne una in uno stato diverso".

L'azienda ha ricordato quindi gli strumenti a disposizione degli utenti per controllare il tracciamento:

  • Cancellare i dati presenti nella Cronologia delle posizioni, che crea una sequenza temporale di dove sei stato e la salva nell'account Google;
  • Cancellare i dati raccolti tramite Web & App Activity, funzione che salva le attività che vengono svolte su siti e app Google, o sospendere il salvataggio automatico;
  • Impostare l'auto eliminazione automatica di entrambe le funzioni precedenti, selezionando un periodo di tempo che va 3 mesi a 36 mesi;
  • Modalità di navigazione in incognito di Google Maps, che consente di cercare luoghi su Google Maps senza che vengano salvati
  • Non condivisione dei dati sulla posizionare con terze parti come inserzionisti e app: "Da Android 10 in poi, puoi scegliere di condividere la posizione del tuo dispositivo con app di terze parti solo mentre sono in uso o per niente", sottolinea Big G.

"Durante la progettazione dei nostri prodotti ci concentriamo su tre principi importanti: mantenere le informazioni al sicuro, trattarle in modo responsabile e dare il ​​controllo - conclude Google - Miriamo a trovare un equilibrio tra l'offerta di una personalizzazione granulare per gli utenti che desiderano scegliere tra le opzioni, mantenendo i nostri controlli semplici e di facile comprensione.

Continueremo a concentrarci sulla fornitura di impostazioni sulla privacy semplici e di facile comprensione ai nostri utenti e non saremo distratti da questo lavoro da cause legali senza fondamento che descrivono erroneamente i nostri sforzi".