Google risponde all'Unione Europea: le accuse non riflettono la realtà del web

Google risponde all'Unione Europea: le accuse non riflettono la realtà del web
Cosimo Alfredo Pina
Cosimo Alfredo Pina

Nuove accuse da parte dell'UE nei confronti di Google, che già a fine agosto 2015 aveva risposto pubblicamente sul fatto che avrebbe sfavorito alcuni siti di comparazione prezzi, sottraendogli clic. Adesso il colosso delle ricerche torna con altre dichiarazioni pubbliche che cercano di fare chiarezza sul fatto che chi ha sottoscritto il reclamo all'antitrust europeo non riflette effettivamente l'attuale mercato.

Quello che Google cerca di spiegare è che alcuni siti si starebbero aggrappando alla questione imputando al motore di ricerca il fatto di aver perso traffico, cosa che invece sarebbe da ricollegare ad una normale evoluzione del panorama dello shopping online.

Amazon e social hanno in effetti stravolto come i commercianti entrano in contatto con il cliente e stando a Google l'autorità europea per formulare la sua accusa non avrebbe preso in considerazione tutti questi aspetti, e più in generale il panorama del moderno shopping online in toto.

Nel nuovo emendamento inviato a BigG, l'Unione Europea chiederebbe esplicitamente di non usare il proprio algoritmo per mostrare le pubblicità più rilevanti per quello che cerca l'utente, ma dovrebbe invece appoggiarsi alle selezioni degli altri comparatori di prezzi.

Ovviamente a Mountain View non si è in accordo con questa decisione: "forzarci a direzionare più click ai comparatori di prezzi sovvenzionerebbe siti che sono divenuti meno utili per i consumatori. In definitiva, non possiamo essere in accordo con una denuncia che pecca di prove e limiterebbe la nostra capacità di servire i nostri utenti, solo per soddisfare l'interesse di un piccolo numero di siti".

Google conclude chiarendo che resta impegnata nel lavorare con la Commissione Europea nella speranza di risolvere la questione basandosi su fatti e dati concreti. La verità è che proprio l'antitrust sembra tutt'altro che aperta alla conversazione, visto che ha messo Google nel suo mirino ormai da anni e non solo per questa faccenda.

Fonte: Google
Mostra i commenti