Threads potrebbe essere l’ultimo social network di cui avrete bisogno

Si è parlato molto di Threads negli scorsi giorni. Se foste fra i pochi che non ne hanno ancora sentito parlare proviamo a fare un breve riassunto. Pochi giorni fa Meta ha annunciato il lancio di una nuova piattaforma di micro-blogging chiamata Threads. Senza giraci molto intorno è praticamente identica a Twitter, o sarebbe meglio dire ad una versione super semplificata di Twitter, senza hashtag, messaggi privati o la possibilità di ordinare i messaggi in ordine cronologico. Tutte funzioni che sono già state promesse, ma che al lancio non erano presenti, probabilmente perché Meta ha voluto accelerare il lancio di questa piattaforma, per cogliere il momento particolarmente negativo di Twitter, travolto delle polemiche per il limite di 300 (o 600 per i vecchi utenti) tweet giornalieri che si possono leggere al giorno.

Ma perché dovrebbe interessarci della (ennesima) copia di Meta di una piattaforma che esiste già?

L’approvazione di marchi e personalità

Una delle cose più difficili da fare per una piattaforma di social network è convincere brand e personalità a salire a bordo.

Un'azienda solitamente attende del tempo per valutare se la presenza su una certa piattaforma possa essere proficua per la sua immagine. Per una persona "qualunque" iscriversi a un social network può essere un gesto di semplice curiosità. Per un'azienda o una personalità no. L'impegno per utilizzare in modo intelligente una piattaforma non è indifferente per una società, che deve garantire impegno e attenzione su sempre più app, cercando di bilanciare la necessità di trasmettere un messaggio con il linguaggio di quella piattaforma. È per questo per esempio che molti marchi non sono presenti su TikTok. Non è facile per tutti reinventarsi e adattarsi a qualsiasi piattaforma e per tante aziende è meglio non esserci, che esserci e rischiare di comunicare in modo maldestro. Lo stesso vale per le personalità.

Su Threads invece questo scoglio non c'è stato. È in sostanza Twitter e quindi qualsiasi entità fosse già su Twitter sa già comunicare anche sul nuovo social di Meta.

E in un periodo in cui sempre più aziende hanno scelto di dissociarsi e/o cancellarsi dal social network cinguettante per i dissapori e le divergenze con Elon Musk, è facile riproporre lo sforzo su una piattaforma sostanzialmente identica, ma senza tutta l'aura di negatività che ormai pervade Twitter.

Non è da sottovalutare anche il fatto che molti marchi e star con un'influenza internazionale siano americani e che sentano forte il legame con le aziende "locali", preferendoli quindi alle varie novità provenienti da oltreoceano, come TikTok, BeReal (che però non ha un vero appeal per i marchi) o Lemon8. E l'approvazione di molte personalità è stata a mio parere sorprendente, anche più delle mie aspettative. Personaggi che da tempo cercavano un sostituto a Twitter con il suo ambiente tossico. E quando parliamo di personalità parliamo di giornalisti, atleti, musicisti, artisti e politici. Se escludiamo la fetta degli influencer, Twitter a oggi era la prima scelta per molti.

L’integrazione con Instagram

E gli influencer? Gli influencer sono su Instagram (e qualcuno su TikTok). Ad oggi la piattaforma con più utenti attivi rimane Facebook con 3 miliardi utenti attivi, che però già da tempo ha limitato molto la visibilità dei marchi e delle personalità in favore dei gruppi e degli amici. A seguire c'è Instagram con i suoi 1,2 miliardi di utenti attivi che ha una base utenti attiva enormemente più grande di Twitter (poco più di 350 mila). E sebbene Instagram e Threads abbiano un linguaggio estremamente diverso i punti di contatto ci sono eccome. Il principale è una semplice questione di convenienza. Per iscriversi a Threads si utilizza l'account Instagram. Potremmo quasi dire che chi ha Instagram è a un solo click di distanza dall'avere anche Threads, con la possibilità di seguire automaticamente tutte le persone che si seguivano su Instagram. Anche quelle che ancora su Threads neanche ci sono.

Questa comodità estrema è il motivo per cui in Europa Threads non è ancora disponibile, visto che non è legale in Unione Europea trasferire i dati degli utenti fra due servizi diversi.

In più un ostacolo all'iscrizione a un nuovo social network è solitamente la necessità di dover ripartire da zero nella creazione di un proprio pubblico e anche nel dover scovare profili da seguire. Il ripartire da Instagram vuol dire in sostanza non dover far nessuna fatica e ritrovarsi con quasi lo stesso seguito (e gli stessi seguiti) senza sforzi.

Il primo social aperto di Meta (forse)

Se le motivazioni sopra dovessero sembrarvi troppo teoriche vi farà piacere scoprire che il probabile successo di Threads passa anche per una motivazione tecnologica. Threads abbraccerà il protocollo ActivityPub. Parliamo al futuro perché al momento non è ancora presente questo supporto, ma l'annuncio fatto in concomitanza del lancio del servizio ci fa ben sperare che non siano parole al vento, ma anzi solo una conferma che il lancio di Threads è stato affrettato per approfittare del momento di debolezza di Twitter.

Quasi sicuramente il nome di questa tecnologia non vi dirà molto e allo stato attuale non è stata ancora abbracciata da grandi nomi. Il più rilevante è sicuramente Mastodon, l'app social che era saltata agli "onori della cronaca" quando i primi problemi di Twitter sotto Elon Musk si erano affacciati. ActivityPub permette ad app social diverse di interfacciarsi fra di loro. L'idea è che possano esistere social network diversi, ma che questi permettano comunque di guardare, leggere e interagire con i contenuti delle altre piattaforme. ActivityPub modifica il paradigma: il social network non più come universo chiuso e blindato (anche perché sappiamo bene quanto le aziende ci abbiano tenuto a non farvi uscire dalle loro app), ma come strumento di interazione fra tutti gli universi possibili. È tutto già vero e possibile con piattaforme come Mastodon, ma l'apparente complessità introdotta da queste cross-connessioni e la fatica di doversi iscrivere da zero, gli hanno impedito di decollare davvero.

Se il secondo punto sappiamo non essere un problema per Threads, crediamo che anche il primo potrebbe essere un ostacolo di poco conto per un colosso come Meta che sicuramente non vorrà rendere l'implementazione di ActivityPub un rompicapo per i suoi utenti. Questo è comunque tutto ancora da vedere.

E quando Threads abbraccerà ActivityPub è molto probabile che Twitter non potrà fare diversamente. Non avrà scusanti tecnologiche, visto che ActivityPub è pensato proprio per il micro-blogging in stile Twitter/Threads, e non potrà probabilmente permettersi di essere escluso da questo futuro di social interconnessi. In più permetterebbe anche ai fedelissimi di Twitter (o di Musk) di non dover per forza cambiare piattaforma per continuare ad avere una voce, decretando tra l'altro in quel caso probabilmente in quel caso la fine stessa del social network. Una vittoria per tutti. Per Threads sembra invece una vittoria in ogni caso.

Avete capito come a mio parere Threads abbia la strada spianata per il successo, in un campionato dei social che sembrava che difficilmente avrebbe potuto accogliere altri giocatori. Questo non vuol dire che il sottoscritto tifi per questa piattaforma, per la sua società o per il suo fondatore. Anzi, a oggi non sembra esserci un solo social network (o agglomerato di tali) che provenga da una realtà a cui daremmo piena fiducia. Threads non è da meno. E non abbiamo neanche calcato la mano su un aspetto che è rapidamente passato in secondo piano dopo il clamore iniziale: Threads è in tutto e per tutto una copia di Twitter. Viviamo ormai in un periodo e in delle realtà social (soprattutto statunitensi e cinesi) in cui la copia non è visto come un furto.

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