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Adesso tutti possono scrivere tweet lunghi 280 caratteri

Giuseppe Tripodi
Giuseppe Tripodi Tech Master
Adesso tutti possono scrivere tweet lunghi 280 caratteri

Alcune settimane fa, Twitter aveva annunciato l'inizio di un nuovo esperimento, dando ad alcuni utenti la possibilità di scrivere tweet lunghi 280 caratteri, invece dei canonici 140 a cui per anni siamo stati abituati. Come largamente anticipato da più fonti, il nuovo limite di lunghezza è stato adottato come nuovo standard del social network e, da alcune ore, tutti gli utenti possono twittare con 280 caratteri.

La modifica è definitiva e permanente, quindi dovrete iniziare a farci l'abitudine: adesso i tweet saranno lunghi il doppio. Inoltre, cambia anche l'interfaccia del contatore: non viene più indicato il numero di caratteri rimanenti, ma un cerchietto si riempie man mano che vi avvicinate al limite.

Come spiegato dal team di Twitter all'inizio dell'esperimento, la decisione di raddoppiare la lunghezza dei tweet è stata presa dopo aver constatato che alla maggior parte degli utenti i 140 caratteri andavano un po' stretti: il 9% dei tweet in inglese (e sono parecchi!), infatti, erano lunghi esattamente 140 caratteri.

Questa cifra, d'altra parte, era stata scelta arbitrariamente, rifacendosi alle 160 battute degli SMS, a cui erano ne erano state sottratte 20 per farci rientrare anche lo username.

L'estensione dei caratteri disponibili, tuttavia, non ha coinvolto gli utenti di tutto il mondo: per le lingue che si esprimono con ideogrammi (cinese, giapponese, coreano...), che non richiedono un gran numero di battute per esprimersi, il limite rimane a 140 caratteri. D'altra parte, la maggior parte dei tweet in giapponese è lunga appena 15 caratteri.

Nonostante potrebbe sembrare cosa da poco a chi non utilizza frequentemente Twitter, ci troviamo davanti ad un cambiamento enorme per il social network, che rinuncia alla brevitas che l'aveva reso famoso al fine di semplificare la vita agli utenti e, chissà, magari attirarne di nuovi (considerando il periodo di crisi).

Immagine via: TechCrunch