I virtual influencer saranno i pionieri del metaverso?

I virtual influencer sono ormai diventati un fattore tra la Generazione Z in Asia. E il metaverso potrebbe spingere un mercato sempre più in crescita
SmartWorld team
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I virtual influencer saranno i pionieri del metaverso?

Per sempre giovani e senza scheletri nell'armadio. La faccia pulita e l'aspetto pittoresco dei virtual influencer ha stregato la Generazione Z in Asia e offerto inevitabilmente uno sguardo sul metaverso. In un mondo che vuole sempre più sbiadire i confini tra il reale e il non-reale, gli avatar creati interamente dall'intelligenza artificiale rappresentano infatti uno spot perfetto per l'ambizioso programma di Mark Zuckerberg, che immagina un mondo virtuale in cui saremo accompagnati dai nostri alter-ego fatti esclusivamente di pixel. 

I virtual influencer hanno assunto negli ultimi anni un peso notevole nella Gen Z cinese, un esercito che nel Paese del Dragone equivale al 16% della popolazione totale. Ma le prospettive per imporsi su larga scala sembrano esserci tutte: numeri alla mano, il gigante dei dati Statista ritiene che il mercato dei virtual influencer potrebbe toccare un valore di 13,8 miliardi di dollari nel solo periodo del 2021. E a giudizio degli esperti del settore, sarà proprio il metaverso – e il crescente interesse degli utenti verso questo particolare tema – a spiegare definitivamente le ali degli avatar progettati dal computer, il cui numero è già più che triplicato negli ultimi due anni.

Saranno loro, quindi, i primi abitanti del metaverso?

I virtual influencer, un fenomeno soprattutto asiatico

L'apprezzamento in Asia dei virtual influencer ha diverse motivazioni. A parte l'attitudine della Generazione Z con il web e i social media, la faccia pulita delle creazioni virtuali ha convinto soprattutto le aziende, in un contesto dominato ancora purtroppo dal controllo della libertà di espressione da parte di alcune nazioni asiatiche. Secondo alcuni commenti degli esperti, l'azzeramento di pregiudizi sulla reputazione del marchio costituisce infatti un incentivo per la diffusione della pratica dell'influencer marketing in Asia: non ci sono scheletri nell'armadio nel passato delle star virtuali, né tantomeno prese di posizione su argomenti polici; esiste piuttosto un'etica del lavoro e una totale controllabilità.

L'esempio perfetto è rappresentato da Bangkok Naughty Boo, il personaggio non binario creato in piena pandemia di Covid-19 dallo stilista Adisak Kirasakkasem che fa parte di una vera e propria tribù di influencer virtuali "Made in Thailandia".

L'estetica appariscente dominata da capelli al neon e pelle impeccabile fa il paio con la diffusione sui social di messaggi sociali di un certo valore: Naughty Boo vuole essere infatti ambasciatore di una società più aperta e inclusiva.

Virtual influencer e il settore della moda

A spingere il successo dei virtual influencer è soprattutto il campo della moda, dove si prevede un forte investimento da parte dei grandi brand: secondo alcune statistiche della società Mediakix, la spesa nell'influencer marketing potrebbe salire fino ai 15 miliardi di dollari entro il 2022, rispetto agli 8 miliardi raggiunti nel 2019. Numeri che fanno il paio con l'incremento della quantità di influencer attivi: oltre 150, secondo il sito Virtualhumans, e un terzo di questi ha debuttato nei social network. Come la diciannovenne Lil Miquela (l'immagine in apertura di articolo è tratta dal suo canale YouTube), con i suoi 3,1 milioni di follower su Instagram e una sequela di immagini che la ritrae mentre fa ginnastica in spiaggia o alle prese con il cibo: è stata creata nel 2016 dagli artisti Trevor McFedries e Sara Decou e ha lavorato con i più importanti brand di lusso, tra cui Prada, Chanel, Moncler.

Una "pepita" d'oro capace di guadagnare circa 7.000 dollari per post.

Si prenda poi il caso di "Candy", la testimonial d'eccezione di una delle fragranze di Prada: ha le lentiggini, gli occhi rosa ed è vestita dalla holding italiana di lusso dalla testa ai piedi. Segni particolari? È creata con la tecnica del cosiddetto "CGI" (l'acronimo di Computer Generated Imagery) e vive soltanto nella realtà virtuale. Candy appare in una vasta gamma di formati pubblicitari e su diverse piattaforme social come Twitch, Snapchat e TikTok.

Ma a convincersi della bontà dei virtual influencer non sono soltanto i settori della moda e del lusso. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha utilizzato l'avatar virtuale Knox Frost per informare gli utenti della rete sulle cose da sapere sul coronavirus e sulle pratiche da rispettare durante il periodo dell'emergenza pandemica: ad oggi il suo profilo personale su Instagram conta all'attivo un milione di followers.

Il suo scopo è arrivare alla maniera diretta e semplice alla Generazione Z, evidentemente sempre più al centro dell'attenzione delle grandi aziende e non solo.