L'elettrico è una scelta politica che ricadrà sul ceto medio: le accuse del CEO di Stellantis

Meglio ibride termiche accessibili, o 100% elettriche che non tutti potranno permettersi?
Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
L'elettrico è una scelta politica che ricadrà sul ceto medio: le accuse del CEO di Stellantis

Incalzato durante un'intervista con il Corriere, Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, il colosso nato dalla fusione di Fca e Peugeot, si è lasciato andare ad alcune affermazioni piuttosto pesanti in merito all'elettrificazione che il mercato auto sta subendo (in senso letterale).

C'erano modi più economici e veloci di ridurre le emissioni. Il metodo prescelto non permette ai costruttori auto di essere creativi per trovare idee diverse. È una scelta politica. [...] Alla fine, è meglio accettare auto ibride termiche molto efficienti in modo che rimangano accessibili e forniscano un beneficio immediato in termini di CO2, o è necessario avere veicoli al 100% elettrici che le classi medie non potranno permettersi, chiedendo intanto ai governi di continuare ad aumentare i loro deficit di bilancio per fornire incentivi? Questo è un dibattito sociale che mi piacerebbe avere, ma per ora non lo vedo.

Tavares parte da due dati di fatto che è difficile contestare: il primo è che i veicoli elettrici hanno dei costi supplementari, che il CEO di Stellantis sintetizza in "il 50% in più"; il secondo è che la transizione verso l'elettrico, se tutto andrà come previsto, sarà relativamente rapida, tanto che dal 2035 dovrebbe essere vietato vendere veicoli non-elettrici in Europa.

Questo significa che le fabbriche di produzione dovranno essere aggiornate in tempi brevi, con aumenti di produttività che, in 5 anni, dovrebbero essere in media del 10% all'anno, contro il 2-3% attuali: una bella differenza!

Ma Tavares si spinge più in là, sollevando dubbi anche sui reali benefici in termini ambientali di una full-electric.

La grande questione è l'approccio globale alla qualità ambientale dell'elettricità consumata e noto che di fatto ciò rimette l'energia nucleare nell'agenda ad opera degli ambientalisti. Dobbiamo anche parlare dell'impronta di CO2 delle batterie. Con il mix energetico dell'Europa, un veicolo elettrico deve percorrere 70mila chilometri prima di compensare l'impronta di CO2 creata dalla fabbricazione della batteria. Solo a quel punto inizia ad allargare il divario con un veicolo ibrido leggero.

Ora, è chiaro che non dobbiamo dimenticare chi sia a parlare, cioè l'amministratore delegato di un'azienda automobilistica che non è certo nata elettrica, e che quindi dovrà appunto adeguare i propri impianti.

Passare da una produzione solo endotermica ad una mista, fino ad una solo elettica, rappresenta uno sforzo enorme per chiunque, sforzo del quale è difficile che la dirigenza possa essere felice.

Al contempo però, se c'è qualcuno che può esprimersi sui reali benefici dell'elettrico, e sulle possibili alternative, è proprio chi questi veicoli li produce. A questo aggiungete che i dubbi sollevati da Tavares toccano (il portafogli di) molti da vicino, tanto più che, proprio nel 2022, in Italia non sono previsti incentivi per l'acquisto di auto elettriche

Se gli Stati riescono ad accompagnare questa transizione con delle sovvenzioni per cinque anni, forse ce la caveremo. Altrimenti si fanno prendere più rischi sociali all'insieme della cittadinanza.

Il "dibattito sociale" auspicato da Tavares sembra insomma più una questione di "quando" che di "se", l'importante magari sarebbe non arrivarci troppo tardi.