ChatGPT perde colpi, e OpenAI decide di pagare per allenarlo

Alessandro Nodari
Alessandro Nodari
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Abbagliati dalle potenzialità dell'intelligenza artificiale generativa, tendiamo spesso a scordarci un aspetto: i miliardi di dati su cui i vari modelli sono stati allenati. Dati utilizzati senza rispetto dei diritti d'autore e per cui le aziende che creano modelli IA non hanno mai pagato. 

Ora però OpenAI di ChatGPT avrebbe cambiato idea, e avrebbe firmato un contratto multimilionario per far allenare il proprio modello sui dati dell'editore tedesco Axel Springer, proprietario di Business Insider, Politico, Bild, Welt e altri (sapete come creare post sui social con ChatGPT?).

Forse non ricorderete infatti che l'IA, per imparare a disegnare o conversare con noi, ha dovuto infatti "apprendere" da qualcosa, e aziende come OpenAI hanno utilizzato la fonte più accessibile, ovvero Internet. Il problema però è che così facendo hanno usato la proprietà intellettuale di milioni di creatori di contenuti, persone che non sono state pagate per il loro involontario contributo.

Nell'ultimo anno, con l'esplosione dell'intelligenza artificiale, sono partite diverse cause legali proprio per questo motivo, e persino l'Europa ha imposto delle regole per le aziende che creano modelli IA.

OpenAI, come altre, ha cercato di affrontare la questione, ma sempre in maniera obliqua, per esempio permettendo ai creatori di contenuti di non far utilizzare le loro creazioni per l'allenamento dell'IA, il che non è certo una soluzione.

C'è inoltre un altro problema, la fonte e la qualità delle notizie. Negli ultimi mesi ci sono stati diversi rapporti che indicano come la qualità dei contenuti prodotti da ChatGPT stia deteriorando, e questo nonostante i pesanti investimenti di OpenAI per introdurre nuove funzionalità, aggiornamenti e modelli.

Il processo ha apparentemente influenzato la base di utenti della piattaforma, che è diminuita per tre mesi consecutivi, e se a questo aggiungiamo le voci che OpenAI sia sull'orlo della bancarotta, comprendiamo di essere davanti a un bel problema.

Ora però, come riportato da Bloomberg, il creatore di ChatGPT starebbe contrattando un accordo di decine di milioni di euro con l'editore tedesco Axel Springer. 

Secondo questa collaborazione, OpenAI avrà accesso a tutti i contenuti della casa editrice, dall'archivio agli articoli attuali, in modo da addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale.

Stando a Bloomberg, OpenAI fornirà il dovuto credito all'editore per quanto riguarda la fonte originale delle informazioni, mentre a sua volta Axel Springer sfrutterà l'esperienza tecnologica di OpenAI per migliorare i propri prodotti.

È piuttosto intuitivo supporre che a seguito di questo nuovo addestramento ChatGPT potrà non solo dare risposte più precise, ma anche fare riferimento alla fonte originale per una maggiore trasparenza verso gli utenti. 

E OpenAI non è l'unica a muoversi in questo senso. Anche Microsoft sta testando nuovi modelli per compensare gli editori che vengono utilizzati come fonti per Copilot, con l'intento non solo di migliorare il proprio prodotto, ma anche di indirizzare più traffico verso le pubblicazioni.

Al momento l'accodo non è ancora concluso, ma il COO di OpenAI Brad Lightcap si dichiara già sicuro che la partnership permetterà agli utenti di accedere a contenuti di notizie di qualità e in tempo reale, garantendo al contempo nuovi modelli di entrate per gli editori.

Probabilmente le aziende che creano modelli IA si stanno rendendo conto che se gli editori dovessero sparire, i loro chatbot non avrebbero più fonti attendibili per proporre informazioni agli utenti, e in ultima istanza loro stessi perderebbero gran parte dell'appeal che hanno conquistato negli ultimi mesi.

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