Francia e Cina contro iPhone: ecco cosa sta succedendo
Negli ultimi giorni si sono rincorse un paio di notizie, non collegate tra loro, che hanno entrambe per protagonista iPhone, anche se Apple avrebbe senz'altro preferito non essere al centro della vicenda in questo caso.
Partiamo dalla Francia, che ha messo al bando iPhone 12 per presunto superamento del limite di radiazioni tollerate per legge. Apple dovrà non solo ritirare dal commercio iPhone 12 ma anche modificare quelli già venduti. Secondo i test condotti dall'agenzia francese infatti, gli utenti del melafonino in questione assorbirebbero 5,74 watt per kg con iPhone 12 a diretto contatto col loro corpo, ben oltre il limite europeo di 4 watt per kg.
Secondo il ministro dell'Economia digitale francese un aggiornamento software dovrebbe essere sufficiente a risolvere il problema, senza necessità di intervenire sull'hardware. Apple ha ovviamente contestato i rilevamenti della autorità francesi, ma la vicenda è ancora in corso, tanto che l'azienda di Cupertino avrebbe ordinato un precauzionale silenzio anche al suo staff tecnico nei confronti dei clienti, stando a quanto riportato da Bloomberg.
In ogni caso, è proprio notizia di questi ultimi minuti, Apple ha deciso di procedere con l'aggiornamento software in questione, e il governo francese ha accolto positivamente la notizia, dichiarandosi pronto a testarlo subito dopo il rilascio. Nel frattempo, sull'onda di quanto successo in Francia, anche il Belgio condurrà analisi in merito. E forse è proprio per evitare un effetto valanga che Apple si è mossa tanto in fretta.
In Cina invece si parla di vietare iPhone, qualsiasi iPhone, ai dipendenti pubblici in ufficio, ovviamente per contrastare possibili azioni di spionaggio da parte degli americani (come riportato dall'autorevole WSJ).
Si tratterebbe di una mossa dall'impatto molto pesante per Apple, per la quale la Cina è il terzo mercato più grande al mondo, che nel 2022 ha inciso per il 18% delle sue entrate totali. A conferma di ciò, Apple ha perso 200 miliardi di capitalizzazione in soli due giorni.
Sarebbe poi arrivata una generica smentita da parte di un portavoce del ministero degli esteri cinese, come riportato dal New York Times, ma l'atteggiamento dei mercati è ancora molto cauto, e la vicenda rimane poco chiara perché sono comunque apparsi sempre sul Times delle copie di avvisi nei quali si chiede ai dipendenti pubblici cinesi di usare smartphone non stranieri.
Probabilmente non c'è stata ancora alcuna imposizione, ma solo indicazioni non vincolanti. Del resto la guerra fredda commerciale tra Cina e USA si combatte anche così.