Il difficile momento di Fuchsia tra battute d'arresto, tagli e dissenso

Google non porterà più Fuchsia sui suoi altoparlanti smart come Nest Audio e Mini
Alessandro Nodari
Alessandro Nodari
Il difficile momento di Fuchsia tra battute d'arresto, tagli e dissenso

Proprio quando sembrava che Fuchsia avesse trovato una sua strada, il sistema operativo proprietario di Google che ai suoi primi vagiti sembrava avrebbe potuto sostituire addirittura Android subisce un brusco stop. 

A rilevarlo, il sito 9to5Google che ha scoperto come lo sviluppo per portare Fuchsia sugli altoparlanti smart dell'azienda come Nest Audio (a proposito, sapete come resettarli?), sia stato interrotto. 

Ma cosa sta succedendo e qual è la strada che sembrava avesse trovato Fuchsia? Per chi non ne sta seguendo le vicende, dal 2017 a oggi si è fatto un gran parlare del sistema operativo della GrandeG, che dall'anno scorso ha trovato una sua ragion d'essere (dopo alcune deviazioni su Pixelbook e schede per sviluppatori) sostituendo Cast OS, l'OS dei dispositivi Nest. 

Google lo ha portato silenziosamente su Nest Hub e Nest Hub Max, e aveva iniziato il lavoro per portarlo sugli altoparlanti. Qui sono iniziati i problemi in classico stile Google, perché poco dopo aver sperimentato Fuchsia su un altoparlante, la casa di Mountain View aveva abbandonato il progetto per riprenderlo successivamente.

Inoltre si era scoperto che il gruppo di sviluppo dell'OS aveva non solo iniziato a lavorare su più speaker, ma anche su un dispositivo inedito dotato di ultra wideband

Ma non solo. La stessa Amlogic, che produce i SoC dei Nest, aveva iniziato a dare il suo contributo, e quindi sembrava che Fuchsia sarebbe arrivato presto su Nest Audio e Mini. Ieri però la battuta d'arresto. In un colpo solo, il gruppo al lavoro sul progetto ha contrassegnato i SoC di tutti gli altoparlanti, come appunto Nest Audio, Nest Mini, Nest Wifi, un altoparlante Nest potenzialmente in arrivo e alcuni altoparlanti intelligenti basati su Android Things, come non supportati da Fuchsia.

I motivi di questa decisione possono essere diversi. Uno può essere dovuto al fatto che i SoC non soddisfino i rigorosi requisiti per Fuchsia. Ad esempio, si sa che gli ingegneri di Amlogic stavano lavorando per risolvere questo problema sul chip Amlogic A113L utilizzato nel dispositivo chiamato Clover, che si suppone possa essere il dock di Pixel Tablet, ma evidentemente senza riuscirci.

Un'altra spiegazione può risiedere nei recenti tagli al gruppo di sviluppo di Fuchsia, che in origine era composto da 400 persone ma all'inizio di quest'anno ha subito un ridimensionamento del 16%, che secondo 9to5Google potrebbe arrivare anche al 20% contando i licenziamenti in tutto il mondo.

E che ci sia un certo dissenso tra gli sviluppatori risulta anche evidente guardando i commenti al codice della pagina sopra. Come si vede dallo screenshot qui sotto, un ingegnere ha salutato la modifica con un emoji esplicativo, a cui un altro ha risposto a tema.

Questa decisione non dovrebbe comunque cambiare i piani per gli smart display Nest Hub, che continueranno a ricevere aggiornamenti per Fuchsia, nondimeno è una battuta d'arresto sorprendente e dolorosa, non solo perché riguarda dispositivi attualmente sul mercato, ma anche quelli in arrivo, e non è certo un bel biglietto da visita per un sistema operativo di cui non si è ancora ben capito il futuro.

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