Google Bard, al debutto oggi, bacchetta i rivali: non sostituisce la ricerca e può essere fallace

Early Access: molto early, poco access
Nicola Ligas
Nicola Ligas Tech Master
Google Bard, al debutto oggi, bacchetta i rivali: non sostituisce la ricerca e può essere fallace

Nel giorno in cui Microsoft potenzia il suo Bing Chat con DALL-E, anche Google fa un timido passo verso il lancio di Bard, il suo chatbot che dovrebbe essere la risposta dell'azienda a ChatGPT, e quindi a Microsoft. Lo fa però con una premessa importante, che suona più come una stoccata ai rivali: non è un rimpiazzo della ricerca.

Bard è un'esperienza complementare alla ricerca, scandisce infatti Google, ed è progettato in modo che, a partire da una sua risposta, sia immediato passare ai risultati di Google Search, per approfondire e consultare le fonti disponibili sul web, il tutto tramite il pulsante "Google it". Ciò non toglie che il modello linguistico su cui è basato Bard sarà integrato "in modo ponderato e profondo" nella ricerca in futuro.

L'elemento forse più curioso dell'annuncio di Google è che l'azienda stessa "parla male" dei chatbot come il suo (vedi anche l'immagine qui sopra). Siccome essi imparano dalle fonti più disparate, che possono contenere anche stereotipi o pregiudizi, a volte questi si rispecchiano nelle risposte che danno.

Ciò significa che possono produrre risposte inaccurate, fuorvianti o anche false, pur presentandole in modo molto sicuro, e di esempi simili ne abbiamo visti a bizzeffe con ChatGPT.

Google centra insomma più l'attenzione su cosa sia Bard, e le AI generative come lui, e su come costruirle responsabilmente, piuttosto che su quando e come sarà effettivamente disponibile al grande pubblico. Del resto Google non si può permettere di correre come sta facendo invece Microsoft.

L'azienda di Redmond ha tutto da guadagnare cavalcando il più velocemente possibile "l'onda dell'IA", anche solo in termini di pubblicità e attenzione dei media. Google, dal canto suo, essendo leader di un settore mai minacciato come adesso, ha invece tutto da perdere, e non si può permettere passi falsi; non può lanciare un prodotto incompleto, inaccurato, dal quale la gente si aspetta una cosa che forse non è nemmeno possibile (cioè che rimpiazzi la ricerca, cosa assai complessa anche solo in termini computazionali, considerando il numero di utenti di Google, e il "costo" in termini proprio energetici che ogni utilizzo di Bard comporterebbe, rispetto a quello di Google Search).

Ma quindi cosa cambia da oggi? Per noi italiani ben poco in realtà. Bard arriva infatti in early access, per un numero limitato di utenti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, solo in inglese, e sarà via via allargato ad altri paesi / idiomi con il passare dei mesi. È una promessa vaga, così come vaghe al momento sono le funzioni di cui Bard è concretamente capace. Certo è che Google gioca per la prima volta di rincorsa in un terreno che finora è sempre stato casa sua, e per quanto voglia affrettarsi, è chiaro che non può farlo. Festina lente, dicevano i latini: mai locuzione fu più azzeccata in questo caso.