Grok diventa open source. Ma "quanto" open source?

xAI rende open source Grok, ma cosa significa esattamente? Rende open source il codice, i pesi o anche i dati sull'addestramento?
Alessandro Nodari
Alessandro Nodari
Grok diventa open source. Ma "quanto" open source?

La lotta tra i modelli di intelligenza artificiale generativa è sempre più agguerrita, e in un mondo dominato da ChatGPT, Gemini e Copilot, Elon Musk sta cercando di risaltare con Grok, l'IA irriverente. E ora open source (a proposito, sapete quali siano le migliori alternative a ChatGPT?).

Musk infatti lo aveva annunciato l'11 marzo e a distanza di una settimana xAI, la sua azienda impegnata nello sviluppo di Grok, ha annunciato il rilascio del modello. 

Cosa significa essere open source per un modello IA?

Ma cosa significa esattamente quando un modello IA diventa open source? La domanda sembra banale, ma non lo è. La maggior parte dei modelli che si definiscono "aperti" non sono open source, ma consentono di modificare solo i pesi, ovvero i parametri pre-addestrati, per affinare il modello su operazioni specifiche.

Per essere open source, un modello deve consentire l'accesso ad altri due aspetti: il codice sorgente e, in un mondo ideale, i dati di addestramento

Llama 2 di Meta o Gemma di Google sono modelli aperti, nel senso che consentono di modificare i pesi.

Altri modelli come Mistral 8x7B sono invece open source, e poi ci sono i modelli come Pythia o Bloom, che sono completamente open source, in quanto comprendono i dati di addestramento e i dataset.

xAI spiega di aver rilasciato sotto licenza Apache 2.0 una versione di Grok che include i "pesi del modello di base e l'architettura di rete" del "modello Mixture-of-Experts di 314 miliardi di parametri, Grok-1". Questo modello proviene da un checkpoint dello scorso ottobre e non è stato sottoposto a messa a punto "per qualsiasi applicazione specifica, come il dialogo".

Cosa significa esattamente? In pratica il modello è realmente open source, ma non completamente, in quanto è consentito l'uso commerciale ma non sono stati inclusi i dati utilizzati per addestrarlo. Inoltre mancano le connessioni a X per ottenere i dati in tempo reale.

Al momento se volete utilizzare Grok dovete essere abbonati a X, e a novembre 2023 xAI aveva scritto in un post che il chatbot è destinato agli usi relativi alla generazione di codice, alla scrittura creativa e alla risposta alle domande.

Chi l'ha provato però non ne è rimasto impressionato. Addirittura The Verge ha scritto "Grok non ha senso di esistere".

Lo scontro con OpenAI

Questo passaggio però ha un'importanza enorme, soprattutto in questo momento. Musk infatti ha sempre dichiarato che i modelli IA dovessero essere open source e dopo aver fondato OpenAI l'ha trascinata in tribunale per aver violato un accordo originale secondo cui sarebbe stato open source.

Questa polemica si è trascinata anche su X, quando Musk ha annunciato l'apertura di Grok, con ChatGPT che ha commentato e il miliardario che ha chiesto ironicamente "Quale parte di OpenAI sia realmente Open". 

Se questo aiuterà o meno a far risaltare Grok rispetto ai concorrenti, resterà da vedere, ma al momento gli utenti che hanno effettuato l'accesso al codice ne sono entusiasti. Qui potete trovare la pagina su GitHub per testarlo.

Fonte: xAI
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