Indagine Motorola sulla dipendenza da smartphone: è il caso di preoccuparsi?
Motorola ha condotto uno studio, in collaborazione con la Dr.ssa Nancy Etcoff esperta nella comportamentistica “mente e cervello” presso l'Università di Harvard, su scala mondiale per valutare quanto è importante il ruolo dello smartphone nella nostra vita e quanto ne siamo dipendenti.
I risultati non sono confortanti, forse peggiori di quello che immaginereste:
- il 33% afferma che il proprio telefono è più importante che relazionarsi e passare del tempo coi i propri cari
- il 53% dei ragazzi dai 6 ai 23 anni intervistati definisce il telefono come miglior amico
- il 60% afferma che lo smartphone è importante nella propria vita
- il 44% si sente obbligato a controllare il proprio telefono anche quando non vorrebbe
- un terzo del campione si riterrebbe più felice se riuscisse a passare meno tempo con lo smartphone
- il 65% va nel panico al pensiero di perdere il proprio telefono
Vi lasciamo in basso l'intero report redatto per questo studio.
Da questi risultati non positivi Motorola ha percepito la necessità di migliorare l'equilibrio tra vita reale e smartphone ed ha creato un quiz, che potete svolgere recandovi a questo indirizzo, mediante il quale potrete valutare anche la vostra personale situazione in 10 domande.
Motorola sta anche collaborando con l'app SPACE Phone-Life Balance App, la quale propone un programma di 60 giorni per ridurre la dipendenza da smartphone (simile a Get Off Your Phone che abbiamo provato). Sperando che non ne abbiate bisogno, fateci sapere se valutato il livello del vostro rapporto con lo smartphone.
Non si può negarlo: i nostri smartphone sono diventati un'estensione di noi stessi. Ci fanno divertire, ci tengono connessi, ci informano e ci permettono di esplorare le nostre passioni, rivivere i nostri ricordi e comunicare col mondo. Amiamo i nostri smartphone, ma qual è il limite oltre cui l'amore per i nostri telefoni finisce per sostituire le relazioni che ci sono più care? Quando il tempo trascorso con il nostro smartphone diventa più importante di quello passato con la famiglia,
il partner, i figli e gli amici? Come possiamo accorgerci di aver oltrepassato la linea che ci separa da comportamenti problematici?
Come Motorola, essendo stati i creatori del primo telefono mobile, sentiamo la responsabilità di comprendere quale sia l'impatto di una tecnologia in rapida evoluzione come questa e il desiderio che possa essere di supporto alla nostra vita senza tuttavia diventarne il centro – quello che definiamo come equilibrio smartphone-vita personale.
Per ottenere le informazioni necessarie abbiamo sviluppato uno studio globale in collaborazione con la Dr.ssa Nancy Etcoff, esperta nella comportamentistica “mente e cervello” presso l'Università di Harvard e psicologa presso il dipartimento di psichiatria del Massachusetts General Hospital. Lo studio, condotto dalla società di ricerche Ipsos, analizza i comportamenti e le abitudini di utilizzo dello smartphone da parte delle diverse generazioni e punta a comprendere l'impatto dei device sulle relazioni con noi stessi, con altre persone e con l'ambiente fisico e sociale.
“Per la maggior parte degli utilizzatori di smartphone, i comportamenti problematici rappresentano risposte passive e cattive abitudini che richiedono aiuto per essere abbandonate”, fa notare Nancy Etcoff. “Stimoli comportamentali, controllo ambientale e consapevolezza sono tutti di aiuto, così come le iniziative intraprese dagli operatori del mondo della telefonia. Lo schema di comportamento ricorrente emerso da questa indagine condotta in svariati Paesi evidenzia la necessità di comprendere e agire a livello collettivo”.
Principali risultati:
Lo studio dimostra che le persone danno priorità al telefono rispetto ai propri cari, con il dato più allarmante che riguarda le generazioni più giovani che sono cresciute in un mondo digitale.
È emerso anche che le persone riconoscono l'esigenza di un equilibrio più sano e iniziano
a richiedere aiuto:
- Importanza del device: un terzo (33%) degli intervistati considera più importante
il proprio telefono rispetto al relazionarsi con le persone care con cui trascorrere
del tempo. - Fattori generazionali: le problematiche associate agli smartphone sono più sentite
tra i giovani, con oltre la metà (53%) degli intervistati appartenenti alla Gen Z (dai 6 ai 23 anni circa) che descrive il proprio telefono come “il miglior amico”. - Richiesta di aiuto: le persone desiderano un miglior equilibrio smartphone-vita personale. Il 61% dei partecipanti allo studio, infatti, concorda sul desiderio di ottenere al contempo ottime prestazioni dal proprio device quando lo utilizza, e la massima soddisfazione dalla vita personale, quando non lo utilizza.
- Desiderio di separazione tra vita e smartphone: la maggioranza degli intervistati (60%) afferma che è importante.
Abbiamo individuato tre schemi di comportamento problematici associati all’utilizzo dello smartphone che impattano sulla relazione con noi stessi e con gli altri; lo studio evidenzia come le giovani generazioni siano più facilmente portate ad adottarli:
- Controllo compulsivo: metà del campione (49%) afferma di controllare il proprio device più frequentemente di quanto vorrebbe fare (quasi 6 persone su 10 nel caso degli appartenenti alle generazioni Gen Z e Millennials) e di sentirsi quasi costretto a farlo (44%).
- Eccessivo tempo sul telefono: un terzo (35%) afferma di trascorrere troppo tempo sul proprio smartphone (44% nel caso della Gen Z) e ritiene che potrebbe essere più felice se riuscisse a ridurlo (34%).
- Iperdipendenza emotiva: due terzi (65%) ammettono di “andare nel panico” al pensiero di smarrire il proprio smartphone (circa 3 persone su 4 nel caso di Gen Z e Millennials), mentre tre intervistati su dieci (29%) affermano che nei momenti in cui non utilizzano il telefono “ci pensano o aspettano il momento in cui torneranno a utilizzarlo”.
Cosa stiamo facendo:
Esiste la necessità di stabilire un equilibrio migliore tra smartphone-vita personale. Per fare in modo che chiunque possa capire quale sia la propria situazione in merito, abbiamo creato un quiz online composto da 10 semplici domande che aiutano a valutare meglio il rapporto con il proprio
smartphone. È possibile partecipare al quiz qui: phone-lifebalance.com.
Stiamo inoltre collaborando con altre organizzazioni con interessi simili e stiamo valutando
all’interno di Motorola il modo per creare nuove iniziative e nuovi programmi capaci di aiutare le persone a raggiungere un equilibrio più sano.
- Motorola sta collaborando con la SPACE Phone-Life Balance App, che propone
un programma di 60 giorni per aiutare i possessori di smartphone ad aumentare la consapevolezza del proprio utilizzo del device. La app viene in aiuto attraverso accorgimenti come l'attenuazione della luminosità dello schermo, il blocco delle notifiche e altro ancora. Questa app è particolarmente indicata per coloro che presentano il comportamento problematico del “controllo compulsivo”, dato che aiuta le persone a diventare maggiormente consapevoli delle proprie abitudini legate al telefono e a trovare la strada per un maggior equilibrio. - Attraverso la nostra Transform the Smartphone Challenge, gli sviluppatori possono proporre tramite una partnership con Indiegogo le loro idee per nuovi Moto Mods che possano aiutare a utilizzare il telefono con maggior consapevolezza o che possano contribuire a collegare meglio offline le persone tramite nuove esperienze.
- Le Moto Experiences supportano interazioni mobile più intuitive. Per esempio, Moto Display permette di rispondere alle notifiche senza complicazioni. Il nostro innovativo ecosistema dei Moto Mods consente di vivere più esperienze con le persone che ci circondano. Costruiamo dispositivi che creano esperienze sociali.
- Incoraggiamo i nostri dipendenti a perseguire un sano equilibrio tra smartphone e vita personale e forniamo suggerimenti per farlo.
Informazioni sullo studio:
Lo studio Motorola Phone-Life Balance è stato condotto online dal 30 novembre 2017 al
26 dicembre 2017 su 4.418 utenti di smartphone di età compresa tra i 16 e i 65 anni negli
Stati Uniti, in Brasile, in Francia e in India. Il margine di errore del campione per la popolazione intervistata totale (n=4.418) è pari a ±1,5%; ciò significa che se lo studio venisse replicato, 95 volte su 100 i nuovi dati non varierebbero più di 1,5 punti percentuali per il totale degli intervistati.