
Addio Spotify, passo ad Apple Music
Dopo anni di utilizzo ho lasciato Spotify: ho ottime ragioni, ma mi mancheràPer quel che ricordi, sono stato abbonato a Spotify da sempre: fatico a ricordare il momento in cui mi sono iscritto per la prima volta, ma era decisamente prima che la piattaforma diventasse uno standard. Anzi: erano proprio gli albori della musica in streaming, quando l'idea di musica come bene in abbonamento (e non da acquistare) era ancora un concetto nuovo, quando ci si preoccupava dei GB consumati per lo streaming.
Nonostante questo, dopo anni di felice utilizzo di Spotify, sono passato ad Apple Music: l'ho fatto un po' a malincuore, lo ammetto, ma è stata una scelta ragionata, di cui al momento non mi pento, nonostante qualche rimpianto. Se alla fine di questo articolo deciderete di fare lo stesso, date un'occhiata alla nostra guida su come trasferire la playlist da Spotify ad Apple Music.
Audio lossless e Dolby Atmos

Le due ragioni principali per cui ho abbandonato Spotify sono l'audio in qualità lossless e l'audio spaziale con Dolby Atmos.
Sono due aspetti su cui Spotify è obiettivamente rimasta indietro rispetto la concorrenza: non solo Apple Music, ma anche Amazon Music Unlimited, TIDAL e Deezer offrono soluzioni per qualità lossless e audio spaziale. Sono due aspetti che potrebbero non interessare il grande pubblico, ma occupandomi in prima persona di prodotti audio per SmartWorld, ed essendo un appassionato del settore, l'assenza di questi due elementi iniziava a farsi sentire.
E se l'audio spaziale è un vezzo, qualcosa che può stupire ma può anche diventare un inutile orpello, la qualità audio lossless è indiscutibilmente una vera gioia per le orecchie, a patto di aver a disposizione un buon paio di cuffie e possibilmente un DAC esterno. A onor del vero, più di due anni fa Spotify aveva annunciato Spotify HiFi, ma ad oggi non è ancora disponibile (e sarà un servizio premium da pagare a parte, a differenza di quanto avviene con Apple Music).
Se invece volete saperne di più su cos'è e come funziona l'audio spaziale (Dolby Atmos, in questo caso), ho spiegato tutto nel video qui sopra.
Basta podcast
Io adoro i podcast: ne ascolto tantissimi, i podcast sono probabilmente la mia principale fonte di approfondimento e di intrattenimento.
Anche per questo motivo, utilizzo un'app dedicata (Overcast) e francamente non ne potevo più di come Spotify stesse cercando di spingere i podcast ovunque, dando loro un'importanza sempre maggiore nell'interfaccia utente. È un approccio diametralmente diverso rispetto quello di Apple, che quando ha dismesso iTunes ha lanciato le due app distinte, Podcast e Musica.

Per via del mio intenso rapporto con i podcast, preferisco avere un'app dedicata (nello screenshot Overcast, l'app che uso)
Personalmente preferisco questo sdoppiamento, perché non considero podcast e musica come ascolti complementari, ma mutualmente esclusivi: quando ascolto musica, voglio ascoltare musica, non podcast, e viceversa. Di tanto in tanto mi capita di scorrere l'homepage dell'app (Spotify prima, Apple Music ora) alla ricerca di playlist interessanti o nuovi album appena pubblicati: trovarmi sempre i podcast spinti a forza in mezzo ai contenuti musicali era un po' snervante.
Certo, mi toccherà continuare a tener installato Spotify proprio per i podcast esclusivi prodotti dalla piattaforma, ma me ne farò una ragione.
Playlist curate
Metto le mani avanti e ammetto subito che sulle playlist curate dai team editoriali non ho dati alla mano, ma solo impressioni: l'impressione è che su Apple Music siano di più e migliori. Sia Spotify che Apple hanno infatti un team editoriale che pubblica playlist, ma navigando nell'app musicale della mela mi è parso di trovare più contenuti curati: non solo collezioni basate su generi, artisti o mood, ma anche playlist più "ispirate", con descrizioni accurate e data di ultimo aggiornamento. Forse da Apple sono solo più ruffiani, forse mi ero stancato dell'algoritmo di Spotify che ormai mi proponeva sempre gli stessi brani, ma nell'ultimo mesetto con Apple Music ho scoperto tanta musica nuova proprio spulciando le playlist proposte.
E, oltre alle playlist, Apple Music ha anche le sue radio: vere stazioni radio, con conduttori che passano musica e scambiano anche qualche chiacchiera.
A volte sono piacevoli da lasciare in sottofondo.





User experience
Per me c'è poco da fare: l'esperienza utente di Apple Music è migliore. Mi piace di più l'interfaccia di riproduzione su mobile, più snella e meno confusionaria, con poche funzioni messe al posto giusto, mi piacciono le sottili animazioni nelle cover delle playlist, la gestione degli spazi, le descrizioni accurate degli album. In generale, trovo che l'interfaccia di Apple Music sia molto più coerente e appagante alla vista.


Cosa mi mancherà di Spotify
Non fraintendetemi: anche Spotify ha le sue eccellenze e ci sono almeno due motivi per cui mi mancherà moltissimo.
Il primo è la gestione sincronizzata della riproduzione: in altre parole, mi pare assurdo che se apro Apple Music da iPhone non veda immediatamente quel che sto riproducendo da Mac, e viceversa. Nonostante Apple sia solitamente il massimo esempio di esperienza utente fluida tra i dispositivi, questo non succede per Apple Music: le due applicazioni (macOS e iOS) sembrano non comunicare in tempo reale.
L'altro elemento che mi mancherà moltissimo è la componente sociale di Spotify: quando diventi lo standard del settore, in un settore coinvolgente come quello della musica, il sentimento di community è fortissimo e negli anni Spotify ha dimostrato di saperlo cavalcare benissimo.

Una campagna di marketing (con gabbiano gigante) per Spotify Wrapped alla stazione di Milano Cadorna
Una delle funzioni relativamente recenti che amo moltissimo è Spotify Blend, che permette di creare automaticamente playlist combinate tra due amici, basandosi sugli ascolti in comune.
Ma ovviamente quel che mi mancherà di più è Spotify Wrapped, ossia l' "evento" di fine anno di Spotify che mostra ad ogni utente i dati di ascolto relativi ai 12 mesi appena trascorsi, con grafiche accattivanti pronte per essere condivise sui social. Quest'anno su Apple Music è arrivato Replay, una funzione molto simile: ma non è come Wrapped, perché Spotify ha una forte community dalla sua parte.
Per stessa ammissione della società, Spotify Wrapped è una campagna di marketing che funziona perché innesca i meccanismi tipici della FOMO (fear of missing out), ossia il "timore" di restare fuori da una cerchia, di perdersi qualcosa.
E, a mio dire, è una meccanica che funziona benissimo, al punto da "costringermi" a parlarne in un articolo come questo. Per altro, chi non vive in grandi città, forse non ha ben presente quanto siano totalizzanti, aggressive e brillanti le campagne di marketing di Spotify in quel periodo dell'anno (un esempio: la foto in cima, alla stazione di Milano Cadorna). Proprio per la ricerca di comunità e per quell'innato e voyeuristico piacere che si prova nel condividere la propria musica, se vi va adesso potete seguirmi su Apple Music.