La Terra ha la febbre, e il paracetamolo non è la soluzione

Il raffreddamento artificiale della Terra potrebbe essere utile quanto catastrofico.
Vincenzo Ronca
Vincenzo Ronca
La Terra ha la febbre, e il paracetamolo non è la soluzione

La Terra non è mai stata così calda, e questo lo confermano i dati provenienti dalle più autorevoli organizzazioni di tutto il mondo, è un dato di fatto e dobbiamo prenderne atto. E ovviamente bisogna trovare una soluzione, visto che l'uomo è tra le cause principali.

Per rimediare al riscaldamento globale la scienza si sta muovendo da diversi anni e, oltre a proporre soluzioni per le tecnologie e le industrie meno impattanti sull'ambiente, qualcuno sta pensando di raffreddare la Terra artificialmente.

Sì, avete capito bene. Il raffreddamento artificiale del pianeta non è fantascienza. Vi sono diversi concetti che si possono applicare per limitare il riscaldamento solare. La brutta notizia è che quasi tutti potrebbero avere delle conseguenze catastrofiche.

Sembra infatti che ingenti somme, si parla di milioni di dollari, siano in fase di investimento nel settore della geoingegneria solare. In sintesi, questa disciplina si pone tra gli obiettivi la possibilità di limitare il riscaldamento dal sole immettendo nell'atmosfera delle sostanze riflettenti o schermanti.

Insomma, un po' come tirare le tende in una stanza assolata.

Questo può essere attuato in diversi modi, e tra gli approcci che sembrano avere maggiore seguito troviamo quello che prevede l'immissione nell'atmosfera di particelle di sale, note per essere riflettenti, le quali potrebbero essere inglobate nelle formazioni nuvolose e riflettere una quantità maggiore di luce solare, limitando così l'energia termica che arriva a terra e di conseguenza il riscaldamento della stessa.

Questa pratica si chiama Marine Cloud Brightening e alcuni gruppi di ricerca la stanno testando su piccole aree. Vi è infatti una moratoria a livello internazionale che impedisce la conduzione di esperimenti climatici su vaste aree.

E un'altra parte della comunità scientifica è preoccupata. Schermare il sole a livello delle formazioni nuvolose sicuramente causerebbe una limitazione del riscaldamento, ma potrebbe anche portare ad altre conseguenze, dirette o indirette, potenzialmente catastrofiche. Basti pensare al ruolo che ha la luce solare sugli organismi viventi, oppure quello della temperatura nell'atmosfera sui venti.

Chiaramente non è detto che applicare queste tecniche porterà alla fine del mondo, ma non è nemmeno stato dimostrato che porteranno solo benefici. Pertanto, ingenti fondi sono stati stanziati per testare le potenziali conseguenze di interventi di geoingegneria solare.

Altri approcci meno scientifici che sono emersi negli ultimi tempi riguardano l'immissione in atmosfera di un'altra sostanza schermante, l'anidride solforosa. Si tratta sì di una sostanza schermante, ma anche tossica. La quale potrebbe innescare piogge acide e addirittura impattare negativamente sul buco dell'ozono.

In generale, la comunità scientifica che si interessa di ambiente si auspica anche che gli sforzi per la geoingegneria solare non facciano passare in secondo piano quelli per stroncare alla base il riscaldamento globale. D'altronde si sa, bisogna curare la causa della malattia e non i sintomi.

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