Samsung e LG avvertono: l'impatto economico del coronavirus deve ancora arrivare, il prossimo trimestre sarà nero

Ma c'è anche chi non se la passa poi così male ed è ottimista
Roberto Artigiani
Roberto Artigiani
Samsung e LG avvertono: l'impatto economico del coronavirus deve ancora arrivare, il prossimo trimestre sarà nero

Siamo ormai saldamente dentro aprile e con il finire dei primi tre mesi dell'anno iniziano ad arrivare i risultati del primo trimestre 2020. Quello appena terminato però è un periodo diverso da tutti gli altri dei tempi recenti, visto che fotografa la diffusione della pandemia e le conseguenti chiusure praticamente in tutto il mondo. Nonostante questo però Samsung e LG dimostrano dei numeri tutto sommato positivi, anche se le previsioni per i prossimi tre mesi sono decisamente pessimiste.

Samsung ha visto calare leggermente i profitti netti rispetto all'inizio dello scorso anno, mentre gli incassi sono cresciuti del 5,6% soprattutto grazie all'aumento di richieste di componentistica per server e dispositivi mobili. Diverse aziende infatti stanno facendo magazzino di parti hardware in vista di possibili future difficoltà di approvvigionamento. Curiosamente le spedizioni di smartphone sono diminuite, come da attese, ma la profittabilità invece è in rialzo.

Il colosso coreano si dice preoccupato per le conseguenze e le incertezze della pandemia nei prossimi mesi.

E se la richiesta di memorie rimarrà probabilmente elevata, grazie all'aumento di vendite di PC e server, si aspetta che settori importanti come quelli delle TV o degli smartphone, subiranno grosse perdite. Allo stesso modo LG registra buoni numeri a causa delle vendite di elettrodomestici e monitor per PC, ma questi non riescono a compensare il declino di TV e smartphone.

C'è poi chi invece sta vedendo tutt'altro lato e guarda le proprie statistiche crescere come non mai: +13% di incassi rispetto allo scorso anno. Alphabet, l'azienda a cui appartiene Google, ha annunciato che molti dei suoi servizi hanno visto risultati inediti: le ricerche online e YouTube, per esempio, sono aumentate notevolmente, mentre il tempo speso sulle app è aumentato del 30% a marzo rispetto a febbraio.

Gli effetti del coronavirus comunque rimangono fortemente negativi soprattutto per quanto riguarda gli annunci pubblicitari. Marzo infatti, quando i lockdown si sono moltiplicati in tutto l'Occidente, ha registrato un tonfo dopo due mesi di forte crescita.

Il settore pubblicitario in particolare, vero fondamento economico dell'impero di Mountain View, sembra essere quello più a rischio e i prossimi mesi potrebbero essere davvero duri.

Infine c'è chi vede il proprio business cambiare, non necessariamente in peggio. Spotify, ad esempio, ha raggiunto i suoi obiettivi economici, ma osserva che ora tutti i giorni sono come il fine settimana. In questo senso l'impatto maggiore ce l'hanno avuto i podcast, vittime della fine del pendolarismo e delle file in auto. D'altro canto gli ascolti tramite TV o da console sono aumentati di più del 50%.

Gli introiti dagli annunci pubblicitari sono al di sotto delle aspettative anche in questo caso, ma l'azienda dice di aver mantenuto la sua base di utenti attivi e abbonati, che anzi sono entrambi cresciuti del 31%. Bisogna però notare che anche se negli USA gli account sono rimasti sostanzialmente invariati in quantità, una persona su sei ha cancellato la propria iscrizione come conseguenza della pandemia.

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