Recensione God of War Ragnarok: il mio GOTY del 2022
Il ritorno di Kratos e Atreus
È estremamente difficile parlarvi di God of War Ragnarok senza scadere in spoiler in grado di rovinare l'esperienza di gioco. Ciò nonostante, questa recensione sarà spoiler-free, anche se per valutare appieno la nuova fatica di Santa Monica bisognerebbe parlare del finale, delle sue implicazioni e anche di tutto ciò che succede nelle decine di ore che compongono la trama. Una cosa però possa anticiparvela: siamo di fronte all'ennesima esclusiva capolavoro di casa PlayStation. E non era affatto scontato, vista l'altissima qualità del capitolo precedente e viste le aspettative alle stelle del grande pubblico. D'altronde stiamo parlando di Kratos, un personaggio a cui l'ecosistema PlayStation deve molto. Bando alle ciance e lanciamoci nel Fimbulvinter!
PRO
- Grafica meravigliosa...
- Trama spettacolare
- Gameplay migliorato ed esteso
- Musiche e doppiaggio da brividi
CONTRO
- ... ma non sempre next-gen
- Non posso parlarvi della trama e questa cosa mi logora, io con chi mi sfogo?!
Scheda videogioco
- Publisher PlayStation Studios
- Sviluppatore Santa Monica Studios
- Genere Azione
- Numero giocatori 1
- Lingua Italiano
-
Disponibile su
Nelle puntate precedenti
È bene chiarire subito un aspetto importantissimo di God of War Ragnarok: è completamente inutile giocarlo se non avete prima affrontato il God of War del 2018, che sia su PlayStation o su PC. Spesso i seguiti sono sufficientemente accomodanti, e sempre per rimanere in tema PlayStation, un Horizon Forbidden West forse può essere giocato senza grossi drammi (magari con Google in aiuto di tanto in tanto) da chi non ha affrontato il primo capitolo. Lo stesso God of War poteva essere affrontato anche da chi non si era goduto i titoli della saga precedente. Non è questo il caso di God of War Ragnarok. Si tratta di un seguito puro, che addirittura per essere goduto appieno andrebbe affrontato in sequenza con il primo, quasi come se non ci fossero mai stati 4 anni di attesa a separare i due capitoli. Non tutti i personaggi, non tutte le situazioni, le ambientazioni o le meccaniche di gioco saranno introdotte in modo soft, anzi: si entra subito nel vivo, ricollegandoci alla visione di Atreus della fine del primo capitolo e anche a tanti degli avvenimenti che hanno caratterizzato la trama del predecessore.
Giusto per farvi un esempio, c'è una scena in God of War Ragnarok, in un momento avanzato della storia, che si ricollega con i primissimi frame del primo capitolo. È anche difficile capire perché Kratos gira con una testa mozzata parlante (e con le corna) attaccata alla cintura se non si è giocato God of War e non si sa chi è Mímir. A tal proposito, riallacciamoci al capitolo precedente. Da qui in poi mi dovrete perdonare un po' di spoiler, relativi però appunto al gioco del 2018. Se quindi non lo avete giocato non proseguite oltre, e magari correte a farlo vostro.
La morte di Baldur ha portato il Fimbulwinter a Midgard. Si tratta del "terribile inverno" che precede il Ragnarok, la fine del mondo, l'evento che dà il titolo a questo secondo gioco della saga norrena. A causa della sua morte, Freya (che nella mitologia di God of War corrisponde anche a Frigga), madre di Baldur, è particolarmente adirata nei confronti di Kratos e Atreus.
E considerato che nel primo capitolo sono morti anche due dei figli di Thor, c'è una buona probabilità che la visione di Atreus si concretizzi, con il Dio del Tuono (e non solo?) pronto a recarsi nella dimora dei due per saldare un debito di sangue. E poi c'è la rivelazione finale relativa all'identità di Atreus: il suo vero nome, Loki, avrà ovviamente delle conseguenze piuttosto importanti sulla trama. E qui secondo me c'è da aprire una piccola parentesi: Loki, anche per colpa della Marvel, viene automaticamente associato ad una figura in stile "villain". Da un punto di vista mitologico, Loki è una figura molto ambigua, sia negli atteggiamenti che nelle azioni, ma ci sono, per così dire, pareri discordanti. In alcuni casi è addirittura una entità benevola che aiuta gli uomini, in altri ancora è compagno di Thor e Odino o addirittura una delle entità progenitrici dell'umanità stessa.
E in parte anche il Loki del Marvel Cinematic Universe mantiene questa ambiguità, con un percorso che lo porta da villain puro ad anti-eroe. Visto quanto successo in God of War, e visto che, fino a prova contraria, Kratos è il padre naturale di Atreus/Loki, è difficile immaginarselo come personaggio cattivo o estremamente destabilizzante. In God of War l'evoluzione del rapporto padre / figlio è protagonista a tutti gli effetti, e questo secondo capitolo porta avanti questo delicato equilibrio, facendo anche i conti con ciò che Atreus ha scoperto sulla sua identità. Già questo dovrebbe bastare ad incuriosire i giocatori del primo capitolo spingendoli ad investire quanto prima i soldi richiesti all'acquisto di God of War Ragnarok. Senza spoiler, come vi ho già promesso, posso però dirvi che questa è solo la punta dell'iceberg.
Una trama a dir poco epica
Non dovreste comprare God of War Ragnarok solo per il gameplay.
Perché quanto le dinamiche di gioco siano importanti, stratificate e per certi versi ancor più soddisfacenti di quelle viste nel primo capitolo, il vero protagonista di Ragnarok è la storia. Una conclusione epica che vi terrà compagnia per almeno (sottolineo almeno) 20 ore. Sulla durata e i contenuti vi rimando all'apposito paragrafo. Quanto raccontato in God of War Ragnarok è ancora più importante e incisivo, con un continuo crescendo che vi farà venire una voglia matta di finirlo a tutti i costi.
Ci sono ancora più personaggi, tutti fondamentali ai fini della trama e tutti scritti divinamente, ci sono colpi di scena, momenti commoventi (ammetto di essere particolarmente sensibile di mio, ma un paio di volte una lacrimuccia è scesa), conflitti interiori ed esteriori, con al centro di tutto il delicato rapporto fra Kratos e Atreus, che continua ad evolversi e ad appassionare. Il tutto è confezionato con la stessa cura e lo stesso stile del primo.
Ma la cosa bella è che non ci sono pause: la storia è intensa e densa di avvenimenti, e non c'è mai tempo per annoiarsi, né tanto meno aleggia la sensazione di trovarsi di fronte a riempitivi pensati per allungare il brodo, cosa che invece si percepiva un po' nel capitolo del 2018. Da un punto di vista registico il gioco è ancora una volta un enorme piano sequenza che non si interrompe mai, senza filmati in CGI, senza stacchi della telecamera, senza caricamenti o interruzioni di alcun genere. I classici hater PlayStation lo definirebbero un film interattivo che di videogioco ha poco, ma la cosa bella è che il termine "film interattivo" in qualche modo si presta ad essere usato per tante esclusive Sony, e sinceramente non riesco proprio a vederlo come un difetto. Perché se la parte interattiva è divertente, dinamica e, come in questo caso, anche particolarmente vasta, il fatto che il gioco racconti una storia in modo cinematografico e appassionante è un pro incredibile.
E il tutto è nuovamente accompagnato da una meravigliosa colonna sonora firmata da Bear McCreary e da un doppiaggio che, scusate la franchezza, è anche meglio di quello che si trova in produzioni televisive e cinematografiche attuali. Per quanto riguarda la soundtrack, si è usato molto di quanto già visto nel primo capitolo, anche perché le sonorità del God of War del 2018 erano così meravigliose e calzanti che era inutile uscire troppo dai binari. Il fatto che alcune musiche e tracce siano ricorrenti non fanno altri che incrementare l'emozione di alcune scene, chiudendo perfettamente il cerchio aperto anni fa. Il doppiaggio sfrutta le stesse voci del capitolo precedente, ampliando il cast con tante altre voci di professioni affermati che contribuiscono attivamente a rendere God of War Ragnarok il capolavoro che è. Vorrei spendere anche qualche parola sulla recitazione. Non so quanto sia merito di Christopher Judge, l'attore che interpreta Kratos, e quanto merito invece del team responsabile dell'animazione del protagonista, ma l'intensità delle espressioni e dei movimenti del nostro eroe sono incredibili.
E lo stesso si può dire per il resto del cast, che dietro le quinte ha lavorato attivamente per contribuire alla realizzazione di questo capitolo conclusivo.
Ci sarebbe tanto da dire sul finale, sulle sue implicazioni e anche sulle tante, tantissime cose che succedono lungo la trama che costituisce God of War Ragnarok. Ma, a costo di ripetermi, non dovreste comprare Ragnarok (solo) per il gameplay, quanto più per vivere in prima persona l'intensa trama che lo caratterizza. E se vi dicessi qualcosa a riguardo vi rovineri sicuramente l'esperienza. Dovrete quindi fidarvi quando vi dico che si tratta a tutti gli effetti di un capolavoro narrato in modo egregio.
Sì, ma il gameplay?
Quanto detto finora sembra quasi precludere a grosse novità a livello gameplay. E come se non bastasse, persino nell'anteprima vi avevo detto che a primo acchito le meccaniche di gioco erano più o meno le stesse. Ed è così, nel senso che in questo secondo capitolo non potevano stravolgere più di tanto il sistema di esplorazione e di combattimento.
Tranquilli però: di dinamiche inedite ce ne sono, e come di consueto sbocciano nel loro pieno potenziale man mano che si procede nel gioco. Il grosso problema è che parlarvene implicherebbe sempre sfociare in potenziali spoiler poco graditi. Vi anticipo solo che Atreus vestirà un ruolo sempre più preminente, diventando ancor più protagonista a tutti gli effetti insieme a suo padre.
Kratos, dal canto suo, sarà nuovamente accompagnato dall'ascia Leviatano e dalle Lame del Caos, con mosse tutte nuove e accessori che modificheranno anche alcuni degli effetti applicati agli avversari. I rami dei talenti, che vanno ad introdurre nuove mosse specifiche per le armi in utilizzo, sono ancora più in simbiosi tra di loro, spingendo il giocatore ad alternare ancora più di frequente ascia e lame per applicare stati negativi ai nemici e per aumentare il danno che ciascuna arma riesce ad applicare. Ad ogni arma è possibile applicare un pomolo e due attacchi runici, ovviamente dotati di effetti passivi ed attivi diversi.
A rendere ancora più stratificato il gameplay ci sono i Cimeli, degli artefatti che aggiungono di fatto una mossa in più, l'Amuleto, con vari castoni per gemme ovviamente dotate di modificatori e poteri specifici, e tante novità che riguardano l'uso dello Scudo e della Furia di Sparta. Insomma, c'è di che sperimentare, e anche in questo caso si tratta solo della punta dell'iceberg.
I combattimenti tra l'altro tendono ad essere ancora più dinamici, soprattutto perché molti terreni di scontro tendono a svilupparsi anche in verticale. Ci sono location addirittura su 3 livelli, con nemici che ci attaccano da ogni angolo (e da ogni altura). Tutto diventa quindi più movimentato, e ci sono anche attacchi da portare dall'alto che tendono ad essere più devastanti e ad area di effetto. Vista poi l'altitudine, gli attacchi dalla distanza (come anche quelli di Atreus) diventano ancor più fondamentali.
Ulteriore dinamismo è dato anche dalla varietà di nemici: arrivando in fondo alla prima run ne ho scoperti più di 50, di razze, tipologia e genere di attacco diversi. E finalmente sono stati ascoltati quei giocatori che si lamentavano delle poche boss fight: qui ce ne sono decisamente di più, alcune anche belle toste a livelli di difficoltà elevata.
Permangono i tanti puzzle ambientali che caratterizzavano anche il primo capitolo. Ci si basa in questo caso sull'uso degli elementi delle armi (fuoco per le Lame del Caos, ghiaccio per Leviatano), e sull'utilizzo combinato dei poteri di Atreus e di Kratos. A proposito di Atreus, imparerà ad utilizzare tipi diversi di frecce utili anche alla risoluzione di tali puzzle. Niente di trascendentale per fortuna: magari alcuni richiedono un po' più di tempo, ma Atreus, Mimir o gli altri personaggi vi daranno via via suggerimenti mirati che possono aiutarvi a risolverli.
Longevità e contenuti
Anche God of War Ragnarok, come il predecessore, non è un open world. Ciò non significa che sia breve, anzi. Come già accennato, la storia principale, se giocata tutta d'un fiato alla difficoltà più facile (si chiama Raccontami una storia), vi intratterà per circa una ventina di ore. Questo ignorando completamente tutte le sottotrame e la completa esplorazione dei nove regni, un grave, anzi, gravissimo errore. Perché? Nulla vieta di darvi all'esplorazione e al completamento "forsennato" di tutti i contenuti di gioco una volta giunti al termine. Come spesso accade è il gioco stesso ad offrirvi questa opportunità. Proprio le sotto-trame e l'esplorazione offrono però un ulteriore approfondimento non solo della lore di God of War e del filone norreno, ma anche dei rapporti tra i personaggi. Sono spesso gli stessi comprimari a suggerirci di impegnarci in missioni secondarie di vario genere, con suggerimenti neanche troppo velati.
Più vi avvicinate alla fine e più questi suggerimenti diventano pressanti, e la (ottima) scusa è anche quella di passare più tempo con gli altri personaggi prima che si scateni il Ragnarok. Affrontare il tutto dopo il Ragnarok cambierà dialoghi, contesti e potrebbe anche precludervi alcune missioni. A voi la scelta quindi. In ogni caso si parla di oltre 50 ore di gioco, e questo se siete sufficientemente bravi a gestire i combattimenti. C'è chi ci ce ne metterà anche di più!
A livello di contenuti, lo screenshot precedente dovrebbe darvi un'idea di ciò che vi aspetterà. Ogni regno prevede tutta una serie di località da esplorare, boss locali, manufatti, tesori e quant'altro da scovare. In alcuni elementi incapperete durante la trama principale, ma la maggior parte dovrete andare a cercarveli. Non ci sono le valchirie come nel primo (capirete il perché giocandolo): al loro posto ci saranno i Berserker, nemici forse ancora più temibili il cui livello di difficoltà è ben più elevato di quello degli altri boss sparsi per il gioco.
Alcune attività secondarie si sbloccano poi via via che procedete nella trama, per via di determinati avvenimenti che porteranno a sconvolgimenti più o meno pesanti nei nove regni. A tutto questo si aggiunge anche la ricerca dei vari pezzi di armatura e dei componenti per migliorarli, oltre ai materiali specifici per migliorare le armi principali e sbloccare di conseguenza le abilità più devastanti. Avrete oramai capito che a livello di contenuti God of War Ragnarok è promosso a pieni voti.
E graficamente?
Non so se è il caso di definire God of War Ragnarok un gioco pienamente next-gen. La nuova fatica di Santa Monica doveva per forza di cose uscire su PlayStation 4. Sarebbe stato da veri infami non farlo uscire sulla generazione precedente, visto quanto detto sulla trama e sull'importanza di aver giocato il predecessore. Paga di conseguenza lo scotto, e non sempre si notano grandi passi in avanti a livello grafico.
C'è però da fare due considerazioni a riguardo. God of War, sbarcato a gennaio di quest'anno su PC, fa ancora la sua sporca figura, risultando ancora attuale e a tratti sorprendente. Inoltre molti potrebbero aver giocato il primo capitolo su PS4 o PS4 Slim. Manco a dirlo, giocato su PS4 Pro o PS5 il risultato finale è tutt'altra cosa. Su PlayStation 5, God of War Ragnarok è a tratti maestoso, con una distanza di rendering ulteriormente ampliata, anche per far fronte all'estensione di alcuni panorami, con ancora più effetti particellari e con modelli di personaggi e nemici carichi di dettagli. Il carachter design, a tal proposito, ha fatto ulteriori passi in avanti, anche perché il cast più ampio e variegato ha dato modo agli sviluppatori di sbizzarrirsi. Idem dicasi per il level design, più curato e soprattutto più variegato. Forse il primo risultava a tratti un po' monotono, cosa che di Ragnarok non si può dire anche solo per la presenza di tutti i regni della mitologia norrena.
Il tutto, sempre su PlayStation 5, può essere goduto con diverse impostazioni grafiche, tra cui persino una a 120 fps. Per come la vedo io, quella Performance in 4K a 60 fps è perfetta per godersi appieno Ragnarok. E a dirla tutta, passando tra la modalità Risoluzione a quella Performance non si vedono grosse differenze. Anche il sistema di illuminazione ha fatto qualche passo in avanti, risultando addirittura fastidioso da quanto è realistico in certi frangenti. Se ci sono ambienti bui ci vedrete poco (nonostante i gadget di Sindri e Brock), e se invece sono particolarmente illuminati, come le sale degli elfi di Alfheim, ci vedrete comunque poco perché sarete letteralmente abbagliati. Non è così tragica come la sto descrivendo, ma ci sono davvero dei momenti in cui si viene destabilizzati dall'illuminazione.
E memori del passato della saga, in Ragnarok si nota forse un ritorno a quella violenza nuda e cruda dei vecchi capitoli.
Kratos non ci andava giù leggero nonostante la presenza di Atreus, ma in qualche modo in Ragnarok la violenza sembra ulteriormente esacerbata. Forse Kratos, ora che Atreus è cresciuto (sono passati un po' di anni dal primo), si trattiene meno. Volano, letteralmente, teste, arti e altre escrescenze dei corpi dei nemici. Leviatano viene usata per spaccare a metà gli avversari quasi come fossero tronchi d'albero, e in certi casi Kratos maciulla gli avversari a mani nude con scene dai tratti quasi "gore". I combattimenti sono insomma ancora più spettacolari e fisici, e il comparto grafico aiuta a renderli tali.
Forse non sarà il gioco next-gen di riferimento per la grafica, ma è comunque meraviglioso da vedere e perfettamente in grado di farci calare all'interno del mondo norreno di questa saga. E spezzo di nuovo una lancia a favore delle animazioni, che contribuiscono fortemente a dare un taglio cinematografico al tutto.
Il motion capture in tal senso aiuta, ma poi sta al comparto tecnico far funzionare il tutto e renderlo credibile.
Finora gli screenshot apparsi in questo articolo sono stati scattati in game durante le mie sessioni di gioco. Ve ne propongo anche una selezione sempre inediti che ci ha fornito Sony per la recensione.
Prezzo e acquisto
Il prezzo di God of War Ragnarok è quello dei classici tripla A PlayStation: si parla quindi di 69,99€ su PS4 e 79€ su PS5. Occhio comunque che la versione PS4 include l'upgrade alla versione PS5.
E se per qualche motivo foste incappati in questa recensione per mera curiosità e vi fosse venuta voglia di recuperare il precedente capitolo, lo trovate a neanche 10€ su Amazon. Quasi un crimine pagarlo così poco!
Tornando a Ragnarok, il prezzo da tripla A non sfigura troppo, sia perché di fatto God of War è classificabile come tale, sia perché stavolta Santa Monica si è davvero impegnata a farcirlo quanto più possibile di contenuti.
Su alcuni dei link inseriti in questa pagina SmartWorld ha un'affiliazione ed ottiene una percentuale dei ricavi, tale affiliazione non fa variare il prezzo del prodotto acquistato. Tutti i prodotti descritti potrebbero subire variazioni di prezzo e disponibilità nel corso del tempo, dunque vi consigliamo sempre di verificare questi parametri prima dell’acquisto.
Giudizio Finale
God of War Ragnarök
Santa Monica insegnaci la vita! God of War Ragnarok è il seguito perfetto di un gioco difficile da uguagliare (94 Metascore, 9.1 User Score). Ragnarok però lo supera, sia per meccaniche di gioco, migliorate e ulteriormente stratificate, che per trama. Una storia intensa, senza mai un attimo di pausa o di noia, narrata divinamente e coadiuvata da una regia impeccabile, da una colonna sonora strepitosa e da un doppiaggio all'altezza di quelli cinematografici. Non è forse il gioco di riferimento per la grafica next-gen, nonostante di passi in avanti ce ne siano stati, ma sinceramente poco importa. Per quanto mi riguarda è il GOTY di questo 2022.
Voto finale
God of War Ragnarök
Pro
- Grafica meravigliosa...
- Trama spettacolare
- Gameplay migliorato ed esteso
- Musiche e doppiaggio da brividi
Contro
- ... ma non sempre next-gen
- Non posso parlarvi della trama e questa cosa mi logora, io con chi mi sfogo?!