Recensione Life is Strange: True Colors: l'empatia ti dà, l'empatia ti toglie (foto e video)

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri

Life is Strange mi stupisce sempre, in un modo o nell’altro. Ogni capitolo mi ricorda persone che ho frequentato in passato, con cui mi vedo tutt’ora e che chissà, forse in futuro incontrerò. True Colors invece dipinge una parte di me, cioè l’empatia: mi ritengo una persona empatica, almeno così dice chi mi circonda. Per dire, quando un amico si arrabbia davanti a me, anche se non sono io il soggetto coinvolto, la sento comunque addosso, mi soffoca, e ne esco provato (mi si legge in faccia, a sentir dire gli altri). La stessa cosa vale se qualcuno è spaventato, piange, è a disagio, sorride, ma sembra funzionare più con le emozioni negative, proprio come in True Colors. Immaginate la mia faccia quando ho scoperto che la protagonista soffre/gode della stessa cosa, ma ovviamente in una forma più “mistica”.

PRO

  • Empatia ben resa e ben trattata
  • Ottime musiche ambientali e colonna sonora
  • Miglioramenti nell'interattività ed espressività dei volti

CONTRO

  • Lo svolgimento del mistero è abbastanza prevedibile
  • Sensazione di déjà vu percepibile
  • Alcune fasi di raccordo potevano essere realizzate meglio

Editore Square Enix
Sviluppatore Deck Nine Games
Piattaforme PS5, Xbox Series X|S, PS4, Xbox One, PC Windows, Stadia | Switch (entro il 2021)
Versione provata PS5
Genere Avventura Narrativa
Modalità di gioco Singolo giocatore
Lingua Testi in Italiano

Alex Chen è una ragazza ventenne che è stata sballottata da una casa-famiglia all’altra per una serie di problemi familiari. Dopo esserne uscita, decide di raggiungere suo fratello maggiore, Gabe, a Haven Springs, per rifarsi (meglio, farsi) una vita. Alex però non è, come dire, una ragazza “normale”. Lo è di primo acchito, ma gestisce le emozioni degli altri in un modo particolare: quando queste si fanno forti, intense, vede delle aure attorno alle persone, e queste la travolgono, ed inizia a sentirle nelle stesse identiche modalità del soggetto, se non in maniera ancora più feroce.

In una delle case-famiglia è stata seguita da una psicologa che sembra non essere riuscita a centrare il bersaglio. Nemmeno i farmaci hanno avuto effetto, sintomo che evidentemente non è uno squilibrio chimico a causare questo stato, bensì un presunto potere, come quello di Max o Daniel nei precedenti capitoli, che si svolgono nello stesso universo, pur essendo slegati (e giocabili senza averne affrontati altri).

Alex può infatti leggere i pensieri che hanno scaturito quello stato e fare molto di più, ma lasceremo a voi il piacere di scoprirlo.

La narrazione, tuttavia, si focalizza su un mistero da risolvere, dettato da un evento che eviterò di menzionare, anche se a dirla tutta fa parte della premessa e lo trovate in bella mostra nella parte descrittiva in copertina o sugli store. Avrei preferito non saperlo prima di giocare, quindi lo risparmierò a voi, avvertendovi di non leggere (né guardare) nulla del materiale promozionale.

Odore di Arcadia Bay

True Colors si rifà molto, moltissimo alla struttura del primo Life is Strange: torna un potere al centro della vicenda, un mistero e una protagonista con la quale si entra facilmente in sintonia. Alex non si espone troppo, non si lascia andare, perché di fatto non può farlo. La sua nuova vita le serve come sfida per capire se è in grado di controllare il potere da sola, di cavarsela da sola.

In generale, oltre ad Alex, tutti i personaggi ricordano anche fin troppo quelli di Arcadia Bay. Steph, che avevamo visto in Before the Storm, strizza l’occhio a Chloe, ma è un discorso che vale anche per le personalità collaterali. Ecco, avremmo apprezzato più azzardo da questo punto di vista, perché la sensazione di déjà vu l’ho avvertita più di una volta.

L’empatia invece è trattata con grande attenzione e cura, e affronta quello che prima o poi tutti gli empatici si domandano, se il provare costantemente ciò che provano gli altri, a lungo andare, ti impedisce di capire le tue, di emozioni. Come il gioco comunica questo messaggio è travolgente, in special modo quando si leggono gli sms e le riflessioni di Alex nel suo diario, prontamente aggiornato ogni qual volta vive un evento intenso.

Tuttavia, lo svolgimento della risoluzione del mistero poteva essere più originale, visto lo scorrere degli eventi un po’ prevedibile.

Le stesse scelte che condizionano la trama sono facili da prendere e le loro conseguenze spesso scontate: girano troppo frequentemente sul dire la verità o una mezza/totale bugia, e sappiamo tutti cosa conviene fare, in linea generale, e lo sanno anche gli sviluppatori. Per la cronaca, la storia è completa e i cinque episodi sono già disponibili al lancio, con una durata totale di circa 10 ore. Le scene di raccordo tra uno e il successivo potevano francamente essere realizzate meglio: l’abbandono della natura episodica sembra aver trascurato un pelino questo aspetto, ma almeno non dobbiamo più aspettare tempi indefiniti tra un episodio e l'altro.

Inoltre, la messa in scena è di alto livello, con una espressività dei volti finalmente più marcata, anche se non tutti godono dello stesso trattamento. I volti di Alex ed in special modo di Steph sono ben realizzati, e danno più spessore alla narrazione. Ciò che sorprende è la rappresentazione delle emozioni: quando Alex si avvicina ad una persona e attiva il potere, il mondo intorno cambia e riflette lo stato d’animo in un modo molto convincente.

Succede però solo per gli eventi più importanti, e non insomma per ogni cittadino di Heaven Springs.

Si gioca di più!

L’interattività ha fatto diversi passi in avanti, per merito dell’inserimento di minigiochi e di attività più consone al ritmo. Non le menzionerò, ma sono rimasto sorpreso almeno un paio di volte e sono convinto che lo sarete anche voi. Senza scendere nei dettagli, si gioca un po’ di più e ci si diverte, a differenza dei precedenti capitoli di Life is Strange o di Tell Me Why, dove fare il videogioco non riusciva bene ad esprimersi. Sia chiaro, la maggior parte del tempo la passerete parlando con le persone, utilizzando il potere per sentire le loro emozioni e passeggiando tra le strade e i (pochi) negozi di Heaven Springs, cercando oggetti di interesse, ma non manca qualche sorpresa di tanto in tanto.

Insomma, True Colors è Life is Strange all’ennesima potenza, il più vicino al primo capitolo in termini strutturali e non solo.

La stessa colonna sonora vede il ritorno di alcuni degli artisti più amati della prima OST, tra cui Local Natives e Angus & Julia Stones, con al fianco anche dei brani molto noti, come Feel It Still dei Portugal. The Man o la meravigliosa Home di Gabrielle Aplin, che calzano a pennello con le atmosfere e lo stile di True Colors. Molto belle anche le musiche ambientali e originali, così come il doppiaggio in inglese. Tra l'altro, proprio la musica è al centro della narrazione come non lo è mai stato prima d'ora, visto che la protagonista ne è amante, adora suonare la chitarra e uno dei suoi sogni nel cassetto... be', starà a voi scoprirlo.

Per quanto riguarda la grafica, l’ho provato esclusivamente su PS5, dove restituisce una risoluzione fino a 4K (presumibilmente nativa), con 30 fps. Si può attivare anche il ray-tracing dal menù delle opzioni, eppure il suo ruolo è a dir poco marginale.

Avrei preferito la presenza di una modalità 60 fps, che purtroppo è assente. Prima di chiudere, vi segnalo che Life is Strange: True Colors è disponibile nei negozi fisici e digitali al prezzo di 59,99€. Fa capolino anche un'edizione digitale Deluxe a 69,99 al cui interno c'è un Wavelengths, un DLC che racconta la storia di Steph, un anno prima che arrivasse Alex: sarà disponibile a partire dal 30 settembre 2021.

Screenshot – Life is Strange: True Colors

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Giudizio Finale

Life is Strange: True Colors

Life is Strange: True Colors parla di empatia e agli empatici, e lo fa sotto le note di una bellissima colonna sonora. Si ritorna alle atmosfere del primo capitolo, ma la sensazione di déjà vu alle volte è molto forte, soprattutto nella struttura e nella caratterizzazione dei personaggi. Difficile però rimanere freddi dinanzi al lavoro svolto nella messa in scena e nell'evoluzione di Alex: chiudete un occhio e godetevi questa nuova avventura piena di umanità. Una volta finita, vi mancherà.

Voto finale

Life is Strange: True Colors

Pro

  • Empatia ben resa e ben trattata
  • Ottime musiche ambientali e colonna sonora
  • Miglioramenti nell'interattività ed espressività dei volti

Contro

  • Lo svolgimento del mistero è abbastanza prevedibile
  • Sensazione di déjà vu percepibile
  • Alcune fasi di raccordo potevano essere realizzate meglio

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri Da oltre 10 anni scrive sulle pagine del network di SmartWorld. Adora la tecnologia come Winnie The Pooh con il miele. Ama scrivere di videogiochi e si occupa di info-commerce, ed è anche particolarmente bello. Almeno, così dice sua madre.