Spotify ha deciso di iniziare a vendere i dati degli utenti non paganti
Spotify è il servizio di streaming più apprezzato e le cifre lo dimostrano. La chiave del suo successo è principalmente il fatto di offrire il suo servizio anche in maniera gratuita, grazie alla pubblicità e adesso anche un nuovo mezzo di monetizzazione: i dati dei suoi utenti.
Da oggi il servizio di streaming metterà a disposizione, ovviamente a pagamento, a chi acquista spazi pubblicitari su Spotifiy (le interruzioni di 15 o 30 secondi tra un brano e l'altro) dati degli utenti non paganti, in particolare età, sesso, genere musicale in ascolto e playlist.
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Con queste informazioni le aziende potranno realizzare pubblicità mirate e quindi potenzialmente più efficaci. In effetti non è niente di troppo diverso da quello che fanno Facebook o Google e dal punto di vista dell'utente è il prezzo da pagare per usufruire di un servizio a costo zero.
Se ci ricordiamo inoltre che il bilancio di Spotify è ancora in rosso, fintanto non raggiungerà la "massa critica" di utenti, è facile capire come questa mossa, da un punto di vista azienda, sia quella giusta per accelerare la crescita dei guadagni.
Quanti di voi abbandoneranno Spotify dopo questo cambio di politica?