Il braccio robotico del DARPA controllato con il pensiero (video)

Leonardo Banchi
Leonardo Banchi
Il braccio robotico del DARPA controllato con il pensiero (video)

La robotica è una scienza che continua ad avanzare con passi da gigante: e fortunatamente, oltre a portare molte innovazioni che possono stupire e facilitare le operazioni di ogni giorno, sempre più spesso dimostra di poter aiutare in modo consistente anche le persone con disabilità: guardate ad esempio cosa è in grado di fare, dopo anni di sviluppo ed evoluzioni, il braccio robotico finanziato dal DARPA.

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In questo caso, però, gran parte del merito, oltre che agli scienziati che hanno lavorato allo sviluppo del dispositivo, va a Jan Scheuermann, donna di Pittsburgh affetta da paralisi che ha collaborato con gli scienziati dell'università per testare e migliorare il braccio artificiale.

Nel 2012, i ricercatori iniziarono la fase di studio, impiantando nel suo cervello, attraverso un'operazione chirurgica, un ricevitore in grado di controllare i movimenti del braccio meccanico.

Esso, posizionato nella parte utilizzata per controllare i movimenti del braccio e della mano destra, avrebbe dovuto intercettare i comandi del cervello ed inviarli all'arto artificiale, permettendo a Jan Scheruermann di muoverlo secondo il proprio volere.

Il processo ha ovviamente richiesto molto tempo per studio, progettazione ed "educazione" del paziente, ed è iniziato proprio con la fase di scoperta degli stimoli che il cervello avrebbe inviato al braccio: per poter leggere i pensieri di Jan, infatti, gli scienziati le hanno fatto osservare animazioni di alcuni movimenti di mani e braccia, chiedendole di immaginare di farli. In questo modo hanno potuto studiare i comandi impartiti dal cervello e istruire il braccio a comportarsi di conseguenza.

Alla fine dell'esperimento, prima della rimozione dell'impianto dal cervello di Jan, ella era in grado di muovere non solo il braccio, ma anche di controllare polso e dita, facendo così ben sperare per tale tecnologia, che in futuro potrebbe essere utilizzata per restituire mobilità alle persone affette da gravi disabilità.

I test, quindi, proseguiranno, e gli scienziati stanno già cercando altri volontari disposti a fare uno sforzo per migliorare le potenzialità del braccio meccanico, risolvendo alcuni problemi attualmente presenti e consentendogli di essere utilizzato anche fuori dal laboratorio.

VIA: Engadget

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