Le novità dell’ordine esecutivo di Joe Biden contro lo strapotere delle Big Tech

Le novità dell’ordine esecutivo di Joe Biden contro lo strapotere delle Big Tech
SmartWorld team
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Joe Biden passa al contrattacco dopo la sonora vittoria di Facebook ai danni dell’antitrust americano. E lo fa con un provvedimento – l’ordine esecutivo – ispirato da un’esigenza divenuta oramai pressante: limitare lo strapotere accumulato negli anni dalle Big Tech. O quantomeno iniziare a porre un argine in un settore che mal si concilia con le vigenti normative americane dedicate sulla disciplina della concorrenza.

Il capitalismo senza concorrenza non è capitalismo”, aveva affermato il Presidente degli Stati Uniti prima della ratifica dell’importante atto. E ancora: “le manovre adottate finora dai giganti della tecnologia hanno portato a un calo dell’innovazione, stella polare che dovrebbe invece orientare l’intero settore”, pare invece far eco il capo consigliere dell’economia Brian Deese. Parole che suonano come un guanto di sfida ai colossi del web che, proprio in questi ultimi anni, sono riusciti a divincolarsi dalle azioni legali intentate dall’antitrust americana. E Facebook è solamente l’ultima di un elenco che coinvolge altri nomi di spicco.

Maggiore attenzione alla privacy

L’executive order – che è un atto avente valore di legge, con il quale il Presidente degli Stati Uniti orienta le azioni dei dipartimenti o delle agenzie del governo federale – mira a contrastare le pratiche anti-concorrenziali delle Big Tech, le cui scelte hanno reso meno inclusivo e competitivo il mercato tecnologico sino al punto da assorbire le aziende più piccole con le cosiddette “killer acquisitions”. E non è un caso che le 72 azioni e raccomandazioni inserite dentro l’ordine esecutivo siano rivolte, quantomeno per la maggiore, alla Federal Trade Commission (l’authority antitrust USA) capitanata dalla giovane giurista Lina Khan.

L’ordine esecutivo emanato da Joe Biden guarda in primo luogo alle fusioni già completate e approvate dalle precedenti amministrazioni, sulle quali la FTC sarà adesso chiamata ad esercitare un potere di controllo, come d'altronde previsto e regolato dalla stessa legge. La stessa authority antitrust, peraltro, dovrà approntare un regolamento con cui normare la raccolta di informazioni delle Big Tech sui dati degli utenti.

Questo perché, secondo il ragionamento del numero uno della Casa Bianca, il potere monopolistico dei giganti tecnologici non si traduce soltanto in una minor concorrenza e competitività del mercato, ma anche e soprattutto in un indebito accumulo di dati dei consumatori. Con conseguenze pregiudizievoli per la privacy.

Altra novità consiste nella creazione di una commissione ad-hoc – il cosiddetto “Consiglio per la concorrenza della Casa Bianca” – che dovrà riferire direttamente a Biden: il nuovo organo avrà il compito di sorveglianza su tutto ciò che concerne la materia della concorrenza.

Primo passo per il ritorno della neutralità della rete

C’è un altro punto fortemente voluto da Joe Biden, vale a dire il ritorno della neutralità della rete. Una mossa diametralmente opposta rispetto a quella dell’amministrazione Trump, che aveva invece annullato le normative all’uopo previste. La Federal Trade Commission sarà perciò chiamata a reintrodurre una materia inaugurata per la prima volta da Barack Obama e avente lo scopo di garantire una diffusione della banda larga a prezzi accessibili.

Con vantaggi triplici: 

  • Minori costi per le famiglie
  • Incremento dei salari dei lavoratori
  • Maggior crescita economica

Nell’intermezzo, la ferma operatività del divieto di stipula di accordi di esclusività tra proprietari delle reti in banda larga e i fornitori.

Maggior rigore nell’applicazione della normativa antitrust

Come ribadito più volte nell’ordine esecutivo, la Federal Trade Commission dovrà intensificare i propri sforzi per far rispettare le norme antitrust, bloccando sul nascere le killer acquisition, ossia quelle operazioni di fusione predisposte dalle Big Tech con il solo scopo di uccidere la concorrenza. Tutto questo in attesa di un aggiornamento dell’impianto normativo vigente, ancora troppo legato alle vecchie concezioni monopolistiche sottese alla manipolazione dei prezzi e perciò poco confacente ad arginare lo strapotere accumulato negli anni dai colossi della tecnologia. In quest’ottica, si sta già discutendo in Congresso su sei proposte di legge che dovrebbero avere come effetto quello di irrigidire pesantemente la normativa antitrust.

Il diritto alla riparazione

L’ordine esecutivo di Joe Biden traduce in fatti reali uno dei punti sui quali il Presidente degli Stati Uniti stava lavorando già da tempo: il diritto alla riparazione.

Un’altra faccia del riequilibrio della competitività e dell’inclusione, evitando fenomeni di abuso della posizione dominante.

In particolare, il provvedimento – che chiama in modo non troppo velato l’industria degli smartphone – mira a scongiurare la bad pratice delle riparazioni affidate unicamente ai canali ufficiali, che porterebbero non soltanto ad un incremento dei costi a danno dei consumatori, ma anche una minore disponibilità dei componenti sostitutivi. Per questo l’authority antitrust americana sarà chiamata ad emanare delle norme ad-hoc aventi lo scopo di bypassare le restrizioni sulle riparazioni fai-da-te o presso centri di assistenza di terze parti.

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