Assassin’s Creed Odyssey è grosso più grosso (recensione)

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
Assassin’s Creed Odyssey è grosso più grosso (recensione)

Recensione Assassin's Creed Odyssey – Assassin's Creed è morto. O perlomeno è profondamente cambiato. Dimenticatevi della Mela dell’Eden, dell’Animus, del credo, dei templari, della narrativa che intrecciava presente e passato… perché non sono più importanti come un tempo. Adesso, la saga degli assassini di Ubisoft dipinge le epoche come nessun’altra serie lì fuori. E con Odyssey raggiunge un livello di grandezza mai visto prima. Ecco la nostra recensione in attesa del suo arrivo su Google Stadia.

Editore Ubisoft
Sviluppatore Ubisoft
Piattaforme PS4, Xbox One, PC Windows
Genere Avventura, gioco di ruolo d'azione
Modalità di gioco Singolo giocatore
Lingua Completamente in italiano
Prezzo e acquisto 69,99€

Video Recensione Assassin's Creed Odyssey

I concetti espressi nei paragrafi di questo articolo sono racchiusi nel video a seguire, che include spezzoni tratti dalle nostre sessioni di gioco su PS4 Pro.

L'assassino è morto. Lunga vita all'assassino!

La deriva ruolistica iniziata con Origins può dirsi completa in Odyssey, ma non è solo questo il punto. Il punto è che Odyssey racchiude al suo interno tutto, ma proprio tutto quello che abbiamo visto nella storia della serie, mescolato con elementi presi da altri esponenti del genere. Quel che ne è venuto fuori tocca vette di vastità paurose.

In Odyssey si può scegliere di giocare senza aiuti o con gli indicatori che vi portano mano a mano verso l’obiettivo; si può agire furtivamente, oppure a viso aperto; si possono impugnare parecchie armi uniche, dalle spade alle lance, dalle asce agli archi, tutto a rarità crescente; è possibile selezionare un avatar maschile o femminile, imparare decine di abilità differenti, e raccogliere centinaia di oggetti diversi, armature comprese; si può scalare qualsiasi cosa, andare a cavallo, navigare in mare con la propria nave personalizzata, e forgiare il proprio destino con un sistema di dialoghi a scelta multipla che rappresenta un’assoluta novità per la saga. Tuttavia, Ubisoft pare ossessionata dalle dimensioni, ancor più che in passato, così tanto che ha deciso deliberatamente di realizzare un mondo mastodontico, e di diluirlo allungando il brodo in maniera esagerata, con una storia che fatica a carburare.

Lo scenario è quello greco, e vede consumarsi l’iconica guerra tra spartani e ateniesi: il protagonista invece è un mercenario, e potrà appunto essere un avatar maschile, Alexios, o femminile, Kassandra.

Entrambi sfoggiano la stessa personalità e risultano decisamente più frizzantini di Bayek, l'eroe di Origins. Peccato che la trama si concentri sulla classica ricerca dei componenti familiari, che sfocia in un clamoroso scambio di favori su larga scala che ha dell'imbarazzante. Verrete costantemente rimbalzati di personaggio in personaggio, in tempistiche alquanto rilassate, le quali tendono ad annoiare sul lungo periodo, in virtù del fatto che anche gli stessi obiettivi principali nascondono compiti secondari al loro interno. Come se non bastasse, il divario di livelli tra una missione principale e l’altra è abbastanza ampio, cosa che costringe il giocatore a completare numerosi doveri secondari per stare al passo con il nemico.

Se in Origins questo aspetto era tollerabile, in Odyssey sfiora l’esasperazione, perché tra missioni secondarie (alcune delle quali piuttosto ben fatte), punti d'interesse, accampamenti, taglie e contratti, di incarichi da fare ce ne sono anche troppi. Purtroppo le ricompense non sono sempre ben adeguate, in quanto molte mansioni donano minuscole quantità di esperienza, praticamente insignificanti nella gigantesca barra che regola l’operazione di livellaggio.

Nonostante quanto detto, Odyssey sfodera un'esperienza di gameplay puramente esaltante, nella quale sono state migliorate tutte le declinazioni della sua formula. L’approccio furtivo scenografico, che trova nella banale intelligenza artificiale la sua valvola di spettacolarità, accoglie nuove abilità ispirate palesemente a L’Ombra della Guerra, che nel contesto di Assassin's Creed funzionano alla grande, insieme all'immancabile aquila tramite la quale potrete segnare ogni avversario per pianificare una tattica precisa. Stessa cosa vale per il combattimento, che ha messo da parte (inspiegabilmente?) gli scudi e la parata statica per focalizzarsi sulla schivata e sul contrattacco.

I nemici sono più aggressivi, e ancor più aggressivo è il repertorio di mosse da cui potrete attingere, e tra colpi potenti, super mosse, frecce infuocate e calci spartani, non manca proprio nulla. L’adrenalina - che sale combattendo - e i tempi di ricarica gestiscono la frequenza delle abilità, raggruppate in un interessante albero di talenti che alterna capacità attive e passive, portando le lotte ad un livello di profondità mai visto prima in Assassin's Creed, malgrado delle problematiche sulle collisioni che sporcano la fluidità degli scontri.

È stato introdotto anche un nuovo insieme di mercenari, che ammicca a GTA e nuovamente a L’Ombra della Guerra, poiché i vostri crimini spingeranno gli avversari a cercarvi in tutto il mondo con un’insistenza che cresce a seconda della vostra condotta. Ciascuno di questi ha una sua piccola storia, oltre che un bottino nelle proprie tasche, e sconfiggerli è sempre spassoso, soprattutto quando ne arriveranno più di un paio alla volta. Sfortunatamente, né l’esperienza né le ricompense donate dai mercenari riescono a soddisfare sempre il palato: ci sarebbe piaciuto se il sistema fosse in grado di offrire maggiori compensi nel caso in cui il giocatore riuscisse a sconfiggere un nemico di alto rango, premiando dunque l’abilità, ma purtroppo il flusso parametrico segue regole stringenti.

Non che la parte ruolistica sia mal costruita, nient’affatto. Ora vi sono tre tipi di danno, assassino, guerriero e cacciatore, per ciascuno degli approcci in combattimento, ovviamente collegati al livello del personaggio e al suo equipaggiamento.

A differenza di Origins, dove le armature potevano solo essere potenziate, in Odyssey vi sono vari pezzi diversi, dall'elmo alla corazza, dai bracciali ai gambali, e ognuno gode di una cura maniacale nell'estetica, coadiuvata da una grande varietà. Gli oggetti inutilizzati possono essere distrutti per ricavarne i materiali, da reinvestire per potenziare l’equipaggiamento indossato o direttamente la nave, che può persino ospitare nuovi membri nella ciurma. Nulla di complicato, ma nell'alchimia tutto ciò assume un suo spazio naturale.

Peccato però che sia l’esplorazione a risentirne, a causa della motivazione a cui accennavamo prima, relegata all'eccessiva quantità di esperienza da accumulare per salire di livello, e della generale piattezza delle attività. Si tratta in buona sostanza di luoghi da depredare nelle medesime modalità viste in Origins, tanto è vero che talvolta ci sembrava di giocare allo stesso, identico gioco. Neppure le nuove battaglie campali si sono rivelate all'altezza delle aspettative: in pratica, indebolendo l’influenza di una o l’altra fazione, potrete partecipare ad un conflitto che vedrà Sparta e Atene contendersi il territorio.

Invero, tuttavia, non si fa altro che menare le mani contro i capitani, o comunque i bersagli di alto rango, in un’area non troppo grande. Non c’è un briciolo di creatività riversata in questa fase che avrebbe potuto regalare enormi soddisfazioni se fosse stata gestita con attenzione.

Per carità, Odyssey ha i suoi momenti, e non sono pochi, questo dev'essere chiaro. La ricetta diverte e la sua giocabilità risulta talmente gratificante che riesce ad emergere con facilità nonostante la pletora di esponenti dove il mondo aperto svolge un ruolo importante. Nelle prime battute si presenta bene, non spiazza e accompagna bene il giocatore, mostrandogli la piacevolezza di vivere la Grecia, e di quante sorprese nasconde, anche in una semplice caverna. Alcuni sprazzi della trama soddisfano, in special modo perché ricreano l’atmosfera del periodo storico a cui si ispira, ma dopo una decina di ore accenna un tale annacquamento che sembra voler mimetizzare una mancanza di idee.

Il gioco è troppo lungo, troppo prolisso, spalmato lungo troppe ore in cui sostanzialmente si ripete un ciclo continuo. Un ciclo che diverte se assunto a dosi giuste, ma con il quale si sarebbe potuto fare di meglio, armonizzando progressione, varietà e conduzione narrativa. I dialoghi a scelta multipla consentono, almeno, di approfondire personaggi e storie anche collaterali, e permettono di vivere conseguenze alternative a quelle canoniche, eppure più di una volta è possibile notare come la trama sia fedele ad un preciso binario.

Visivamente, tuttavia, Odyssey è spesso mostruoso. La linea d’orizzonte, la diversità grafica delle regioni, le architetture, gli effetti di luce, il quadro costruito appaga gli occhi come ha già fatto Origins. Purtroppo i compromessi per questa vastità sono ben visibili su PS4 Pro, e si notano sia diversi oggetti ambientali dalla scarna mole poligonale, che texture in bassa risoluzione. Inoltre, ciò che fa storcere il naso risiede nelle animazioni, le quali sembrano aver fatto un passo indietro, poiché talvolta non riescono a concatenarsi bene tra loro, specie quelle che animano i nemici.

Durante le conversazioni, invece, la regia è nettamente migliorata, sebbene certe volte i personaggi esagerano nel gesticolare, ma perlomeno i dialoghi sono stati vivacizzati. Bellissime le musiche, veramente fantastiche e difficilmente vi si staccheranno dalla testa, mentre il doppiaggio in italiano è altalenante: la qualità delle voci scelte per i comprimari è più che buona, ma lo stesso discorso non vale per i secondari. In più certe volte c’è un brusco cambio di tono negli scambi, soprattutto quando agli attori è stato chiesto di mimare dell'aggressività. In ogni caso, rimane lodevole il supporto alla lingua italiana da parte di Ubisoft, benché la quantità di testi da doppiare sia gigantesca.

Giudizio Finale

Recensione Assassin's Creed Odyssey Giudizio Finale – Se Origins riusciva a coniugare il passato con il futuro, Odyssey ha semplicemente esagerato, sposando l’idea di un mondo aperto annacquato per perdurare una trama inutilmente prolissa. L’esperienza rimane comunque estremamente divertente se presa come videogioco a sé, e offre una moltitudine di approcci al combattimento, oltre che una secchiata di oggetti, armature e armi che faranno la gioia di chi ama i titoli ripieni di numeri e variabili.

Ma l'identità della saga comincia a vacillare, persa nella sua stessa voglia di essere a tutti i costi enorme, e di voler somigliare ad altri esponenti. Quantomeno la lentezza poteva essere smussata, e il fatto che ci sia un aumento permanente dell'esperienza nel negozio, a pagamento, che di sicuro migliorerebbe la progressione, peggiora un titolo che per quanto spassoso possa essere, è ormai troppo lontano dalla concezione di un Assassin's Creed.

PRO CONTRO
  • Mondo gargantuesco...
  • Si respira la Grecia in ogni angolo
  • Musiche eccezionali
  • Sistema di combattimento migliorato
  • La componente GDR ha diversi assi nella manica
  • ... anche troppo, tanto da essere diluito
  • Storia annacquata
  • La ripetitività è dietro l'angolo
  • Compromessi a livello visivo, specie per le animazioni
  • Progressione lenta (con un acquisto in-app che migliorerebbe la situazione)

Recensione Assassin's Creed Odyssey – Trailer

Recensione Assassin's Creed Odyssey – Screenshot

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