Recensione MotoGP 20 – Lasciatemi guidare
Recensione MotoGP 20
Il primo di noi a provare MotoGP 20 non è stato uno di noi, bensì mio padre. Devo a lui l’incipit di questa recensione, perché la sua reazione iniziale aveva, anzi, ha dell’illuminante: la riflessione analitica che ha estratto, sotto il substrato di qualche parolaccia di troppo, è che Milestone, questa volta, abbia pensato forse troppo agli appassionati e poco ai giocatori meno navigati.
Editore | Milestone |
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Sviluppatore | Milestone |
Piattaforme | PS4, Xbox One, Stadia, Switch, PC Windows |
Genere | Corse |
Modalità di gioco | Singolo giocatore, Multigiocatore |
Lingua | Completamente in italiano |
Il motivo è presto detto: chissà, forse per la fretta, per la cadenza non più annuale (MotoGP 20 esce a soli dieci mesi di distanza dall'ultima versione), fatto sta che il gioco manca di intuitività e spiegazioni approfondite. Lo si evince sin da subito, sin dall'avvio della rinnovata modalità carriera, l’assoluta novità del pacchetto di quest'anno, che va a pescare dalle tinte manageriali viste nell'edizione 2017, ereditando aspetti positivi e negativi, sommando alcune chicche. Anzitutto la prima, importantissima, che vi chiede appunto la classe dalla quale vi piacerebbe iniziare, a scelta tra MotoGP, Moto2 e Moto3.
Un’opzione non da poco, considerando che poi è possibile creare il proprio pilota, selezionare il team e personalizzarlo con una manciata di modifiche estetiche più che gradite. Fatto questo, vi sarà chiesto di selezionare un manager, senza però avere gli strumenti per capire perché scegliere uno anziché l’altro, e senza un minimo di istruzione. Lo si fa perché lo si deve fare, ipotizzando i possibili risvolti futuri.
Insomma, la deriva narrativa, accomodante o comunque contestualizzante assaporata in altri lidi, purtroppo manca nel motomondiale videoludico. Infatti, dall'avvio della carriera in poi, si susseguono vari dubbi: calendario freddo, intere settimane completamente vuote, eventi classici, interfacce fredde, per un biglietto da visita che non è proprio il massimo della sorpresa. Il vortice delle dinamiche non risiede fuori, ma dentro la pista, nelle mere competizioni, che poi si ramificano in prove, qualifiche, warm-up e gara, proprio come nella realtà. Le impostazioni consentono di ridurre o aumentare il numero di giri (non sotto i cinque), ma non di simulare accuratamente le fasi: possono essere sì saltate, ma i risultati vi vedranno sempre e comunque in posizioni ultra sfavorevoli.
In pratica, più che di carriera manageriale, siamo davanti ad un approfondimento di quella vissuta nello scorso anno, sulla quale sono state inserite delle variabili che giustamente faranno la gioia di chi cerca maggiore profondità nella cornice, dai contratti al personale tecnico, così da variare il solito ciclo di attività.
Dall'altro lato compare un rinnovo per la modalità storica, ovverosia quella che vede protagoniste le icone della disciplina su due ruote. Sono state implementate delle nuove sfide proposte a cadenza giornaliera, il cui completamento dona ricompense per sbloccare appunto piloti e team storici, per un approccio enciclopedico piacevole, anche se sarebbe stato bello avere delle ricostruzioni più curate dal punto di vista narrativo. L’offerta contiene poi una buona selezione di sezioni per la partita rapida, i campionati e il multigiocatore online con stanze private e pubbliche, anche se continua a mancare lo schermo condiviso, che speriamo torni, prima o poi (sì, vorrei sfidare mio padre!).
Ha sollevato dei grattacapi l’assenza della Rookies Cup di Red Bull e della MotoE, ma Milestone ha spento i dubbi sul nascere anticipandone la venuta prossimamente, senza alcun costo aggiuntivo.
Per il resto, siamo davanti ad un buon videogioco del motomondiale come lo era già in precedenza, forte di alcuni accorgimenti che verranno apprezzati da un certo tipo di appassionato. Questo perché il modello di guida, eccezionale nel saper tradurre egregiamente in digitale l’equilibrio del pilota e l’instabilità della moto, ha ricevuto ulteriori approfondimenti simulativi nell'usura dei pneumatici e nella gestione della benzina. Il resto viene da sé, con validi dettagli visivi nelle animazioni, ancor più pronunciati, grazie ai quali si riesce a dosare l’acceleratore, la staccata e il freno, imbevuto in una manovrabilità lodevole, frutto di anni e anni di continuo perfezionamento.
E, ancor più che in passato, l’attivazione degli aiuti alla guida non nasconde le radici di un videogioco che vuole essere più fedele possibile alla realtà, e, anzi, la contaminazione arcade risulta meno intensa.
La curva di apprendimento è ripida, molto più che nel precedente, con una inedita camera in soggettiva che enfatizza le cadute in pieno stile televisivo. La pillola può essere edulcorata con i già citati aiuti, ma in linea generale l’incarnazione 2020 presta molta attenzione ai veterani. Lo dimostra anche l’intelligenza artificiale, che, anche se impostata al minimo, non fa sconti e non lascia vincere facilmente, tanto è vero che una sola caduta cambia l'esito della gara. Abbiamo notato dei comportamenti tendenti al realismo e alla naturalezza, meno coreografici, in special modo alzando l'asticella della sfida, con spostamenti diversi a seconda del pilota, ma continuano a vigere dei dubbi evidenti nella brutalità di certi atteggiamenti, che antepongono l’aggressività a discapito della correttezza in una maniera plateale. È un problema verificato in varie produzioni Milestone e che qui, in MotoGP 20, raggiunge gradi di frustrazione poco tollerabili, anche perché alle volte l’esito delle collisioni non è sempre prevedibile.
Fortunatamente la funzionalità rewind, che appunto vi consente di correggere un'azione riavvolgendo il tempo, aiuta a smorzare l’eventuale rabbia.
Per quanto riguarda la parentesi audiovisiva, si sono fatti dei piccoli passi in avanti soprattutto nel fuori pista. Parliamo in particolare dei piloti, con modelli tridimensionali aggiornati, meglio animati e volti più realistici, ma ancora manchevoli di espressività, tanto da sembrare spenti. In generale si notano migliorie sparse nei materiali, dalla resa del cielo all'asfalto, eppure non così clamorosi, adagiati su circuiti ancora troppo statici, anche su una novità come quello finlandese del KymiRing. Questo contribuisce ad alimentare un'atmosfera fredda, che beneficerebbe di un maggiore senso di velocità. Tuttavia, abbiamo apprezzato la possibilità di poter scegliere (finalmente!) tra due modalità grafiche su console: il test su PS4 Pro ha portato a galla un evidente sacrificio della qualità a favore della stabilità, o viceversa, un prezzo che siamo disposti a pagare per vederlo muoversi oltre la vetusta soglia dei trenta fotogrammi al secondo.
Giudizio Finale
Nonostante la cifra tonda possa far supporre una fresca ripartenza, MotoGP 20 in realtà è il classico sportivo incrementale che leviga quanto di buono fatto in passato. Riporta in auge contenuti già visti e apporta miglioramenti alla profondità dell’ottimo modello di guida. Non è il miglior punto d'ingresso della serie, non offre una curva di apprendimento dolce e dà per scontato che conosciate già le due ruote di Milestone e le loro limitazioni, con una carriera manageriale implementata da mestierante. Un capitolo dunque che si rivolge proprio a loro, gli irriducibili, i veterani, e a chi attendeva una deriva ancor più simulativa, ma dal prossimo anno ci aspettiamo un passo netto più deciso.
PRO | CONTRO |
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Trailer
Screenshot
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