NieR: Automata – Credi negli esseri umani? (recensione)

Marco Mengoni può accompagnare solo
Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri

Recensione NieR: Automata – Vedere sugli scaffali NieR: Automata è già di per sé un miracolo. D'altronde, sviluppare il seguito di un videogioco poco riuscito, e apprezzato solo da una nicchia ristrettissima, non è sempre la raffigurazione di una buona idea. Quello di NieR, però, è un caso a parte.

Il primo capitolo, uscito su PS3 e X360 nel 2010, fu un esperimento tremendamente curioso e atipico, dove una narrativa brillante doveva convivere con aspetti ludici discutibili, molti dei quali a dir poco claudicanti: le idee geniali non erano sufficienti a tenere in piedi un progetto troppo ambizioso, che richiedeva semplicemente un budget molto più importante rispetto a quello concesso.

Tuttavia, se hai l’appoggio di Square Enix, i dinamici Platinum Games in formissima e il ritorno di Yoko Taro, il creatore del primo NieR, bisogna necessariamente riprovarci, costi quel che costi, anche solo per il bene dell'industria videoludica. Mettetevi comodi, e gustatevi la nostra recensione completa di NieR: Automata.

Publisher Square Enix
Sviluppatore Platinum Games
Piattaforme PS4, PC
Genere Azione, gioco di ruolo
Modalità di gioco Singolo giocatore

Video Recensione NieR: Automata

I concetti espressi nei paragrafi di questo articolo sono racchiusi nel video a seguire, che include spezzoni tratti dalle nostre sessioni di gioco su PS4 Pro.

Humandroid

NieR: Automata è una sperimentazione eccentrica tanto quanto il suo predecessore, ma con un estro capace di rapire chiunque, e che non esige la conoscenza del primo capitolo per essere apprezzato: invero, l’obiettivo della produzione, almeno dal punto di vista prettamente ludico, è quello di portare il genere d’azione in un contesto ruolistico a mondo semi aperto, permeato da una struttura in bilico tra la classicità e la continua rottura degli schemi. Sembra una definizione confusa, nebulosa, ma è proprio questo il suo punto forte, ossia l’essere fuori dalla norma: rimanere indifferenti dinanzi a questo titolo risulta impossibile, perché si fa carico di un frullato di stili e metodologie imprevedibili che, nonostante l’evidente diversità, funzionano in maniera egregia insieme.

Di base, l’azione è redatta dal continuo cambio di prospettiva dal 3D al 2D, la quale garantisce una varietà incredibile alle situazioni di gioco, che spaziano da combattimenti a terra, a fasi a bordo di esoscheletri.

È notevole constatare, ad esempio, come il piano bidimensionale non cambi le regole rispetto a quello treddì, e riesca a far funzionare sempre benissimo entrambi i pilastri del gameplay.

I combattimenti, in particolare, ereditano chiaramente l’impronta di Platinum Games, mediante un sistema meno tecnico e più accessibile, ma non per questo inferiore, ad una qualsiasi produzione dello studio giapponese: a dirla tutta, pad alla mano, si ha la sensazione che tutto sia al posto giusto e, a parte qualche occasione, specie nell’esecuzione dei colpi finali, la telecamera si è dimostrata capace di seguire l’azione in maniera più che degna.

Gli attacchi sono gestiti dai due tipi di armi scelti nell'inventario, e dal Pod, un robottino in grado di sparare e lanciare un’abilità speciale, alla stessa stregua delle magie di un gioco di ruolo. Un mestiere molto importante lo svolge la schivata, grazie alla quale, se eseguita al momento giusto, sarà possibile scampare agli attacchi più pericolosi in una maniera a dir poco elegante.

Inoltre, l’impianto ludico è impreziosito da una progressione del personaggio colma di sfaccettature: si parte dall'esperienza per salire di livello, fino ad arrivare ai tantissimi Chip Abilità, inseribili nell'apposita memoria interna per personalizzare il proprio stile di gioco, come, ad esempio, aumentare il numero di combo possibili o incrementare la velocità di corsa.

Si possono poi potenziare le armi e comprarne di nuove, in un sistema che risulta semplice da imparare ma piuttosto profondo. Per quanto riguarda la parte relativa alle sparatorie, NieR: Automata fa del suo meglio per impegnare il giocatore in sequenze che richiamano palesemente gli sparatutto arcade verticali di un tempo, evolvendo però il concetto elementare col passare delle ore, sempre attraverso il cambio di inquadratura. La dinamicità del gioco risulta encomiabile e annoiarsi è parecchio difficile, anche perché i quattro livelli di difficoltà sono stati plasmati proprio per placare ogni possibile briciolo di frustrazione.

Parlando invece di aspetti negativi, l’elemento che non ci ha entusiasmato dimora proprio nella struttura a mondo semi aperto: si tratta infatti di varie aree interconnesse, per altro abbastanza ampie, separate tra loro e diverse l’una dall'altra, sulle quali però sono presenti decine e decine di muri invisibili, molti inseriti in modo insistente.

Per citare un esempio, molti palazzi sfoggiano aperture, come finestre o porte, solo che non tutte sono attraversabili, pur risultando esteticamente identiche. Questo grattacapo viene aggravato soprattutto durante le fasi esplorative, visto che, appunto, le tante barriere invisibili potrebbero provocare confusione nell'orientamento, insieme ad una mini-mappa che non sempre svolge bene il suo ruolo. Il problema sorge in particolare nelle missioni secondarie che, per la cronaca, non brillano in quanto ad originalità nello svolgimento, anche se non risparmiamo guizzi geniali, offerti tramite vicende che vanno ad intersecarsi direttamente con la trama principale.

A proposito di storia: l’abbiamo volutamente lasciata per ultima perché NieR: Automata racconta qualcosa di assurdo e complesso, non tanto per l’evento in sé quanto per le modalità di narrazione, tanto è vero che spazia tra episodi tragici, dialoghi esilaranti e dilemmi morali con una naturalezza spiazzante.

Scendendo più nel dettaglio, e facendo meno i vaghi, l’anno è l’11.941, e un'invasione aliena sulla Terra ha portato all'esilio dell’umanità sulla Luna.

Per contrastare la minaccia, gli umani hanno costruito una serie di Androidi da combattimento, la cosiddetta unità Yorha, di cui fa parte la protagonista, l’affascinante 2B, accompagnata nel suo viaggio dallo scanner 9S.

Una storia che sembra classica di primo acchito ma, tuttavia, l’unicità dell’opera di Yoko Taro sta nell'obbligo, o quasi, di completare l’avventura diverse volte prima di poter avere un quadro completo, visto che gli avvenimenti si snodano su più sessioni e, quindi, su più finali. Senza cadere in facili e sgradite anticipazioni, possiamo assicurarvi che il gioco sarà molto diverso di sessione in sessione: per vedere il tanto ambito finale segreto, avrete bisogno di almeno 30 ore, una durata decisamente buona se si considera che stiamo parlando, alla base, di un gioco d’azione.

Ora ci tocca parlare del comparto visivo, che vive in un perenne stato di altalenanza. Da una parte abbiamo l’ottima direzione artistica, la quale riesce nell'intento di regalarci un prodotto carismatico in tutto e per tutto, attraverso una palette di colori molto particolare, che va a valorizzare ogni singola scena, e con animazioni spesso spettacolari, affiancate da un design dei personaggi assolutamente convincente.

Dall'altro lato, purtroppo, spicca una realizzazione tecnica povera e caratterizzata da singhiozzi nel frame rate, che, per la maggior parte dei casi, rimane ancorato ai gloriosi sessanta fotogrammi al secondo, almeno su PlayStation 4 Pro. I problemi però sono ben visibili ad occhio nudo, al fronte di una resa grafica tutt'altro che al passo con i tempi: dopotutto gli ambienti sono un po’ spogli, e la mole poligonale è paragonabile solo ad un buon prodotto della scorsa generazione. Ciononostante, NieR: Automata rimane sempre un bel vedere, sia per la protagonista che per il tratto artistico ispiratissimo.

Da applausi, inchini, standing ovation e quant'altro è la colonna sonora, che non fatichiamo a definire come tra le migliori mai realizzate per un videogioco. Ogni brano è pazzesco, contraddistinto da tanti arrangiamenti diversi a seconda della situazione, tant'è che l’intera colonna sonora fa ormai parte della nostra playlist quotidiana.

Giudizio Finale

Recensione NieR: Automata Giudizio Finale – NieR: Automata è uno dei migliori lavori di Platinum Games, il quale, con la supervisione creativa di Yoko Taro, cerca di rompere definitivamente gli schemi, in quello che senza mezzi termini si avvicina alla concezione del videogioco d’autore come pochi altri prima di lui, soprattutto in questa generazione.

I difetti non mancano, ma lasciarsi sfuggire una perla del genere sarebbe un crimine contro voi stessi. Sarà pure una stella imperfetta, ma fidatevi: è una di quelle che brilla di luce propria.

PRO CONTRO
  • Momenti memorabili e assoluti tocchi di classe
  • Stile da vendere, ovunque
  • Una delle migliori colonne sonore di sempre
  • Il gameplay si reinventa costantemente
  • Graficamente altalenante, frame rate problematico
  • Esplorazione talvolta artificiosa
  • Alcune missioni secondarie riempitive

Recensione NieR: Automata – Trailer

Recensione NieR: Automata – Screenshot