Recensione Pokémon Mystery Dungeon Squadra di Soccorso DX: bello, ma...

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
Recensione Pokémon Mystery Dungeon Squadra di Soccorso DX: bello, ma...

Recensione Pokémon Mystery Dungeon Squadra di Soccorso DX

E se un giorno vi svegliaste nelle vesti di un Pokémon? Se succedesse a me, aprirei subito un profilo Instagram e inizierei a sfruttare la mia immagine, presumibilmente carina e coccolosa, per far accrescere il numero di seguaci, per poi cominciare a guadagnare con gli sponsor di qualsiasi prodotto esista sulla faccia della terra. Insomma, diventerei un pokéinfluencer.

Editore Nintendo
Sviluppatore Spike Chunsoft
Piattaforme Nintendo Switch
Genere Gioco di ruolo d'azione
Modalità di gioco Singolo giocatore
Lingua Italiano

In Pokémon Mystery Dungeon Squadra di Soccorso DX, tuttavia, non c’è scelta. O meglio, la scelta c’è, ma solo di quale Pokémon vi piacerebbe vestire i panni: prima il gioco vi psicanalizza con un questionario, e poi sceglie per voi la creatura più adatta ai vostri tratti comportamentali, e, se non fosse di vostro gradimento, ne potrete selezionare un’altra. Fatto questo, sarà la volta della decisione di un compagno, tra quelli rimasti degli elementi opposti, o comunque diversi dal protagonista. Ciò significa che l’alleato di Charmander non potrà essere Cyndaquil, ad esempio.

Dopodiché, l’avventura ha inizio: il compagno vi recupererà distesi al suolo, confusi, intontiti, e, quasi per inerzia, vi ritroverete insieme a fare da capitani ad una raffazzonata squadra di soccorso, ovverosia delle gilde che aiutano altri Pokémon in difficoltà. Infatti, il mondo di (prendete ancora un po’ di respiro) Pokémon Mystery Dungeon Squadra di Soccorso DX è schiavo di una serie di eventi climatici avversi che stanno mettendo in ginocchio l’intero territorio.

Trattandosi di una rivisitazione del primo capitolo della storica serie spin-off Pokémon Mystery Dungeon, questo episodio su Nintendo Switch migliora l’offerta e la fruibilità, ma fa poco per modernizzarsi, specie dal punto di vista dell’interazione: rimane un'esperienza esponenzialmente passiva, in cui ci si cura più dei numeri e del pre/post-partita, che del gioco vero e proprio. È un titolo di certo particolare, dove il primo impatto potrebbe spiazzare in quanto a superficialità dell’impalcatura.

Del resto, in Squadra di Soccorso DX non si fa altro che visitare dei sotterranei molto simili tra loro, divisi in piani dalla struttura schematica praticamente identica. Le mappe squadrate vedono uno sviluppo a caselle, lungo le quali ci si muove liberamente con la propria squadra distribuita in fila indiana, raccogliendo oggetti, schivando trappole e passando sulle pedane dei potenziamenti, per pulirsi anche da eventuali debuff.

L’azione si blocca non appena ci si ritrova dinanzi ad un Pokémon avversario: ogni mossa eseguita dal giocatore, che sia un passo, l’uso di un oggetto o un colpo, sarà seguita da un'azione del nemico. I turni si susseguono sempre secondo quest’ordine, e secondo i valori di velocità delle creature, con gli alleati guidati, invece, dall’intelligenza artificiale.

La passività alla quale facevamo riferimento poc'anzi è strettamente legata alla progressiva e costante sensazione di automatismo che assume il gioco di partita in partita.

Basta un tasto per rendere il movimento automatico, e basta andare nelle opzioni per velocizzarlo e per dare priorità al ritrovamento delle scale per il piano successivo.

Di conseguenza, sarà sufficiente premere un pulsante per mandare la squadra alla ricerca dell’uscita, senza che dobbiate farlo voi manualmente. Malgrado ciò, sarà sempre vostro compito risolvere i combattimenti, che, tuttavia, si consumano perlopiù in una manciata di secondi al massimo per quanto sono semplici. L'importante è tenere d’occhio gli indicatori di vita, punti abilità e soprattutto di fame (che cala naturalmente nel tempo) dei Pokémon: è sufficiente tenerli pieni con gli appositi oggetti e, così facendo, buona parte della difficoltà sarà domata.

Se di primo acchito si rimane sbigottiti dall'apparente banalità della formula, dall'altra bisogna capire, col tempo, che il focus è proprio quello di studiare come ripulire i sotterranei e come arrivare all'uscita nel minor tempo possibile. Iscriversi alle missioni secondarie in successione, e completarle in fila tutte insieme, genera assuefazione, così come guadagnare i ticket allenamento, utili per acquisire una marea di punti esperienza in pochissimi secondi.

Insomma, tutto gira attorno all'ottimizzazione dei tempi, e non quindi alla mera interattività, che si fa più preponderante contro i boss, o comunque nelle missioni più difficili, dove bisogna appunto usare qualche oggetto in più o posizionarsi in maniera intelligente, cercando magari di sfruttare i tunnel della mappa.

Certo, la ripetitività è dilagante: le richieste non vanno oltre il ritrovamento di un Pokémon o di un oggetto, o il raggiungimento di un piano in particolare, ma è innegabile che il sistema di sviluppo e quello di progressione siano così ben calibrati da solleticare continuamente il palato. Poter ad esempio reclutare i nemici sconfitti al volo, per fare in modo che vi aiutino in quella missione, è davvero uno spasso: si genererà un'enorme fila Pokémon pronta a fagocitare l’intero sotterraneo ancor più velocemente. Bella anche l’idea del campo base: il denaro accumulato può essere speso per espandere i territori sui quali poi quei Pokémon reclutati potranno sostare, in modo tale che possiate richiamarli successivamente nel team di base, composto da tre elementi.

L’interfaccia, tra l’altro, è davvero ottima, pulita, bella a vedersi e comoda, e anche la trama, sebbene caratterizzata da dialoghi infantili, riesce a risultare piacevole e non inutilmente prolissa o ingombrante. Si consuma in una quindicina di ore, preparative poi per una seconda parte legata alle attività di fine gioco, con nuovi sotterranei ed evoluzioni, pronte per essere sperimentate dagli amanti dei numeri. E si continua così, ancora e ancora, in un vortice continuo di ottimizzazione dei tempi in compagnia delle creature più amate del mondo.

Infine, nonostante la resa grafica non si possa definire al passo con i tempi, per colpa di animazioni davvero essenziali e di scenari alquanto poveri, la scelta della direzione artistica risulta particolarmente indovinata. I materiali a pastello applicati sui modelli ricordano la carta, e il tutto è pennellato come se fosse un dipinto in movimento. D’altra parte, le musiche, seppur piacevoli a piccole dosi, cadono nella monotonia ben presto.

Giudizio Finale

Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX è un'esperienza in cui l’automatismo e l’ottimizzazione dei tempi sono elementi nevralgici. Viene dunque da chiedersi se Nintendo Switch sia davvero l’ambiente ideale per un’avventura di questo calibro, quando invece i telefoni potrebbero valorizzarla ancora di più. Eppure, anche la console ibrida, in modalità portatile, riesce a dare valore ad una formula che ha parecchi anni sulle spalle. Il lavoro condotto nella pulizia dell’interfaccia, l’intelligente scelta della direzione artistica e la forte licenza alla base fanno di questo titolo un passatempo godibile e assuefacente nelle mani di chi è consapevole di essere davanti ad un rifacimento venduto a prezzo praticamente pieno, che cattura senz'altro l'essenza degli originali, ma di certo non riscrive le stringenti regole del genere. Prima di valutare l'acquisto, vale la pena provare la versione dimostrativa per vedere se rientra nelle vostre corde.

PRO CONTRO
  • Artisticamente indovinato
  • Storia piacevole
  • Assuefacente, a suo modo
  • Spassoso reclutare Pokémon
  • Inevitabilmente ripetitivo
  • Esponenzialmente passivo
  • Varietà minima
  • Animazioni e scenari essenziali

Trailer

Screenshot

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