TMNT: Mutanti a Manhattan è il peggior gioco delle Tartarughe Ninja? (recensione)
Teenage Mutants Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan è il nuovo gioco delle Tartarughe Ninja per PlayStation 3 e 4, Xbox 360 e One, e PC Windows. Come se l'è cavata sotto il nostro torchio?Recensione TMNT: Mutanti a Manhattan - I tempi sono cambiati. Non solo i bambini preferiscono altre forme di intrattenimento piuttosto che godersi un bel cartone animato in televisione, ma anche quell'intimo momento passato con la merendina in una mano, e il succo di frutta di sottomarca nell'altra, sembra essersi definitivamente dissolto nell'aria. Pensandoci, questo è un bene: di grassi saturi e zucchero liquido ne possiamo fare volentieri a meno.
Peccato sia uscito il nuovo gioco delle Tartarughe Ninja e, viste le circostanze, bisogna ricreare l’atmosfera della nostra infanzia per scrivere un pezzo degno di essere letto, cibarie incluse. Signore e signori, e con enorme piacere, e parecchio olio di palma nelle vene, che vi presentiamo la recensione di Teenage Mutants Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan.
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Video recensione
Il seguente video, come al solito, riassume i concetti espressi nei paragrafi sottostanti con scene di gameplay tratte direttamente dalle nostre sessioni di gioco su PlayStation 4.
Quattro gusci all'orizzonte
Teenage Mutants Ninja Turtles: Mutanti a Manhattan, che per ovvie ragioni chiameremo con epiteti differenti da ora in poi, è sviluppato da Platinum Games.
La software house, giapponese e con sede a Osaka, ha realizzato moltissimi titoli ben fatti nel corso degli anni, tra i quali si annoverano nomi come Bayonetta e Vanquish, tutti contraddistinti da uno spirito a dir poco goliardico. Tuttavia, i lavori di questa società non si limitano a soli prodotti di propria appartenenza: per accordi commerciali paradossalmente condannati da lei stessa, infatti, Platinum Games ha colto l’opportunità di realizzare videogiochi sotto licenza. Perché, diciamocelo chiaramente: i soldi piacciono un po' a tutti.
[sentence_sx]L'operazione è riuscita a metà a causa di crisi d'identità abbastanza marcate[/sentence_sx]
Dopo un The Legend Of Korra massacrato (ingiustamente NdR) dalla critica e l’interessante Transformers: Devastation, ora è la volta delle mitiche Tartarughe Ninja, titolo che, sulla carta, avrebbe dovuto ridare quella dignità che il quartetto verde ha perso dopo i recenti mediocri tentativi compiuti da Activision in campo videoludico.
L’operazione è riuscita a metà: eppure la parte vuota del bicchiere ha un sapore talmente amaro che il succo di frutta ci è andato di traverso.
Il motivo è presto detto: Mutanti a Manhatthan soffre di crisi d’identità abbastanza marcate. Da una parte, il titolo vuole essere un picchiaduro a scorrimento in memoria dei vecchi tempi, dall'altra una sorta di surrogato di un gioco di ruolo online. Il problema è che in nessuno dei due lati riesce ad eccellere ma, almeno, le buone intuizioni nel design non mancano.
Cowabunga!
La storia vede il malvagio Shredder fare squadra con i più iconici tra i cattivi del cartone animato: una scusa come un’altra per menare le mani, e le scenette d’intermezzo fungono da sola colla tra le fasi di gameplay, senza regalare vere e proprie emozioni all'infuori di timidi sorrisi (e va benissimo così). L'avventura è strutturata a livelli, nove per l’esattezza, della durata di circa trenta minuti ciascuno, giocabili sia in singolo giocatore che online con altri tre amici.
Se la matematica non è una opinione, il tutto si riduce a cinque ore circa, sei se la volontà è quella di fare le cose per bene e con la dovuta calma. La progressione in un certo senso è libera: dopo le prime battute, il giocatore può scegliere liberamente quale stage affrontare, fatta eccezione per gli ultimi.
[sentence_dx]L'impalcatura a sottomissioni va a valorizzare e arricchire l'esperienza cooperativa [/sentence_dx]
Lo scopo di ogni livello è quasi sempre quello di riempire la barra del completamento tramite lo svolgimento di sottomissioni gentilmente offerte da April O’Neil, l’immancabile amica umana delle Tartarughe Ninja. Questi compiti sono stati creati tenendo a mente la natura multiplayer del gioco, in quanto vanno a valorizzare e arricchire un’esperienza cooperativa altrimenti pregna di soli combattimenti, e ricordano in particolar modo le missioni secondarie dei MMORPG.
L’intelligenza artificiale dei compagni sfortunatamente è inadatta alle situazioni che vi si porranno davanti: il giocatore può sì dispensare ordini per compensare alle sue mancanze, eppure è impossibile non notare il continuo movimento a trenino delle restanti tre testuggini.
Completo missioni, mangio pizze
In merito alle subquest, si va dal disinnesco di bombe all'eliminazione di nemici in silenzio, fino ad arrivare al trasporto di sacchi di monete in punti chiave della mappa, e in larga parte il resto dei compiti sono solo varianti dei suddetti. Tutto ciò avviene in piccoli ambienti esplorabili a piacimento, in cui si alternano sezioni cittadine a fasi nei condotti fognari, guidati sempre dalla voce di April e dalle sue chiare direttive.
Sfortunatamente, e ciò è palese, il level design sfiora spesso vette amatoriali, con corridoi privi di guizzi d’ingegno e soprattutto ripetitivi. Abbiamo pero' apprezzato la discreta libertà di movimento aiutata dalle capacità atletiche delle Tartarughe, eppure il loro uso è fine a sé stesso, visto che l’utilizzo è relegato al raggiungimento di oggetti consumabili come bombe, pizze curative, bevande energetiche e poco più.
Il sistema di combattimento, fiore all'occhiello di ogni produzione della società nipponica, si basa sull'utilizzo di due pulsanti per gli attacchi leggeri e pesanti, concatenabili per la realizzazione di specifiche combo, le quali tuttavia risultano essere certamente divertenti ma meno tecniche e varie rispetto ai precedenti lavori.
Considerando che Platinum Games ci ha abituati a ben altro spessore "tattico", questo elemento fa storcere il naso.
Ad espandere l'esiguo parco combo arrivano le Ninjutsu, tecniche attivabili con la semplice pressione di due tasti. Ogni personaggio può equipaggiarne quattro, e il sistema permette un minimo di personalizzazione per Tartaruga visto che ce ne sono per tutti i gusti: abilità di cura, evasione, potenziamento e immancabili mosse spettacolari. I tempi di ricarica sono lunghi e ne impediscono l’abuso, ma dobbiamo ammettere che avremmo preferito più combo eseguibili semplicemente con le classiche combinazioni di tasti, cosa che avrebbe aiutato anche a differenziare meglio Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello, i quali in effetti si somigliano abbastanza.
Paro e sparo
La meccanica della parata, poi, riveste un ruolo centrale, specie alle difficoltà più alte: premendo al momento giusto il tasto del parry è possibile schivare e persino bloccare l’avversario per un piccolo periodo di tempo.
In ogni caso, una volta riempita l’apposita barra, si accede all'area boss, nella quale avviene uno scontro con uno dei nove cattivoni disponibili, in base al livello scelto.
Nonostante lo spasso assicurato, le mosse che li caratterizzano sono un po’ troppo simili tra loro, e la struttura talvolta lascia a desiderare.
[sentence_sx]uno sviluppo sommario, incapace di fornire lotte dove il gioco cooperativo svolge il suo mestiere[/sentence_sx]
Si tratta di buttarsi nella mischia e picchiare a più non posso senza particolari strategie, se non quella di evitare i colpi dei nemici o parare eventuali attacchi critici. Queste battaglie denotano uno sviluppo sommario, incapace di fornire lotte dove il gioco cooperativo svolge il suo mestiere, a parte qualche raro caso. Lo scontro con Armaggon, ad esempio, mette sul piano concetti convincenti, dove i giocatori devono rimuoversi a vicenda la sostanza appiccicosa per continuare a combattere.
Non fraintendeteci: i momenti esaltanti non mancano, e non nascondiamo il fatto di esserci particolarmente divertiti durante le sessioni online, nelle quali le battaglie diventano molto più gratificanti e stratificate, e la situazione migliora sensibilmente alle difficoltà più impegnative.
Sappiate che nel multiplayer perderete la possibilità di cambiare personaggio al volo, opzione presente invece nel singleplayer, eppure è lì dove il gioco riesce a essere davvero sé stesso. Il lavoro di netcode che si cela dietro la barricata infatti è buono, con un matchmaking veloce (non è possibile entrare in partite già in esecuzione) e lobby specifiche adibite a scopi diversi come la ricerca di boss segreti o il raggiungimento del punteggio più alto nelle classifiche.
[sentence_dx]Nel multiplayer, TMNT: Mutanti a Manhattan riesce ad essere davvero sé stesso[/sentence_dx]
I combattimenti sono strutturati meglio quando si lotta con altri giocatori umani, proprio perché, banalmente, ci si riesce a coordinare meglio, seppur la confusione talvolta regni comunque sovrana. Perciò è ingiustificabile l’assenza della cooperativa in locale, cosa che avrebbe migliorato sensibilmente la nostra valutazione di questo titolo.
Per quanto riguarda la breve durata della campagna, questa può essere ampliata incrementando le proprie abilità al livello massimo.
Anche qui, il sistema che prevede l’aumento delle statistiche è limitatissimo e ben lontano dalla complessità di un gioco di ruolo quale vuol essere in alcuni dei suoi lati, in quanto potrete solo potenziare le tecniche Ninjutsu. La presenza degli Amuleti, oggetti equipaggiabili che garantiscono effetti passivi, è certamente gradita seppur accessoria, e alcuni risultano essere piuttosto utili nelle fasi avanzante. Non mancano poi i collezionabili, qui rappresentati dalle copertine dei più noti fumetti.
L'occhio vuole la sua parte
Giungiamo quasi alla fine della nostra analisi con una nota sul comparto tecnico e audiovisivo, purtroppo anch'esso al di sotto delle aspettative.
Una modellazione poligonale tutto sommato povera è accompagnata da un frame-rate composto da soli trenta fotogrammi al secondo, una mancanza imperdonabile per questo tipo di esperienza che fa della fluidità la sua principale caratteristica. Almeno le texture e l’impatto più in generale regalano belle soddisfazioni, aiutate dal sempreverde effetto cel-shading, anche se i difetti sono tanti e ben visibili, dalle ombre pixellose alle animazioni dei nemici poco pulite.
Anche il lato musicale non riesce a stupire, con tracce generiche e meno coinvolgenti rispetto alle precedenti produzioni, mentre il doppiaggio in italiano è una bella sorpresa e si attesta però solo su livelli discreti: conta voci note della scena, tra le quali sbuca persino quella di Pietro Ubaldi, ma il ridotto bacino di frasi e la poca espressività in alcuni momenti ne compromettono la qualità.
Infine, il problema più grave della produzione: il costo. Giusto per citare un esempio, The Legend Of Korra (nato sempre dallo stesso accordo tra Activision e Platinum Games) venne lanciato sul mercato a 14,99€, un prezzo congruo alla sua offerta contenutistica. Questo titolo delle Tartarughe Ninja invece vi costerà al lancio ben 49,99€ sulle attuali console, una cifra a nostro avviso esagerata rispetto a ciò che ha effettivamente da offrire. Su Steam almeno la spesa è più contenuta, attestandosi sui molto più commisurati 29,99€.
Giudizio Finale
TMNT: Mutanti a Manhattan è l’ennesima vittima di tempi di sviluppo strettissimi, alla quale segue una struttura di gioco gravida di idee altalenanti.
Il quadro che si evince dall'analisi è chiaro: Platinum Games deve ascendere per gradi e concentrarsi su meno progetti alla volta per ritornare in carreggiata, e deve farlo subito, senza perdere altra fiducia da parte dei suoi esigenti sostenitori. Malgrado ciò e con un po’ di flessibilità, l’ultima avventura delle Tartarughe Ninja rimane un valido acquisto per i fan di vecchia data o più semplicemente per gli amanti degli action game al primo sostanzioso calo di prezzo, in special modo se affrontato con un gruppo di amici online.
Questa recensione è stata realizzata con
una copia del gioco per PlayStation 4
gentilmente fornita da Activision
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