Torn è un tutorial su come mettersi nei guai (recensione VR)

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
Torn è un tutorial su come mettersi nei guai (recensione VR)

Recensione TornMatteo Montesi visitava case dimenticate e ville dismesse, documentando il tutto su Youtube con la sua squisita parlata marchigiana. E, guarda caso, la video-blogger Katherine Patterson fa più o meno la stessa cosa: peccato che, un bel giorno, si ritrova bloccata in un misterioso maniero abbandonato. Ecco la nostra recensione di Torn per PlayStation VR.

Editore Aspyr
Sviluppatore Aspyr
Piattaforme PSVR, Oculus Rift, HTC Vive
Genere Avventura, rompicapo
Modalità di gioco Singolo giocatore
Lingua Inglese, menù in italiano
Prezzo e acquisto 29,99€ (PS4) 27,99€ (Steam)

The Internet is for Torn

Come accennavamo in apertura, in Torn, il giocatore impersona Katherine Patterson, la quale si ritroverà nel bel mezzo di una foresta che conduce ad una tenuta piena di strani marchingegni. E tocca quello, tocca quell'altro, poi il pavimento cede e… manco a dirlo, la giovane video-blogger finisce nella casa nascosta del noto fisico Lawrence Talbot, scomparso più di sessanta anni fa.

Si tratta di una scoperta incredibile, la più grande che abbia mai fatto nella sua vita, se non fosse per un “piccolo” particolare: la Patterson è intrappolata in quel maniero, e non sa proprio come uscirne.

Niente paura, perché sarà Talbot in persona ad aiutarla. C’è solo un altro “minuscolo” problema: il povero scienziato vive in una dimensione parallela, e l’unica componente materiale che rimane di lui è un ammasso incorporeo fluttuante.

I due quindi dovranno aiutarsi a vicenda: Katherine avrà del materiale per il suo lavoro e potrà portarlo a casa sana e salva; per Talbot, invece, la questione si fa un pelino più complicata. A quanto pare, sta conducendo delle sperimentazioni per scoprire che fine ha fatto la sua dolce metà. Avrà dunque bisogno di un collaboratore nel mondo reale, che possa assisterlo mentre completa il suo esperimento. Inutile dire che sarete voi, quel collaboratore.

L’unico sistema di controllo compatibile prevede l'utilizzo della coppia di PlayStation Move. Si può scegliere tra tre opzioni di movimento, scatto, teletrasporto e camminata, nessuno dei quali risulta pienamente comodo. La velocità di spostamento è molto lenta, accompagnata dalla rotazione a scatti, che può essere personalizzata nel solo angolo d’ampiezza.

La giocabilità si configura come rompicapo narrativo, il cui obiettivo è quello di risolvere degli enigmi incentrati sul piazzamento di oggetti nell’ordine corretto. Questi puzzle possono essere definiti dei circuiti, e il giocatore avrà il compito di inserire le parti mancanti attraverso un gadget ispirato alla iconica Gravity Gun, con il quale è possibile agguantare, spostare e ruotare buona parte degli elementi dello scenario.

Curiosa è l’estetica dei rompicapo, poiché, per rivelarsi agli occhi del giocatore, essendo nascosti tra mura, pavimenti e soffitto della casa, bisognerà puntare il gadget verso il circuito, come se aveste in mano una torcia, in modo tale che venga delineato il profilo stilizzato degli enigmi, che cadono in una lampante ed esponenziale ripetitività.

Purtroppo non vi è parecchia inventiva nella struttura dei circuiti, riproposti più e più volte nel corso dell’arco narrativo, solo in varianti più ampie. Il fattore sfida, se così possiamo chiamarla, sta nell'esplorazione e nel ritrovamento del pezzo giusto per il posto giusto, nulla più.

L’accezione “rompicapo” gli sta larga, visto che, in fin dei conti, la materia grigia non è poi così coinvolta come potreste pensare.

Sostanzialmente, l’avventura alterna un circuito ad una sequenza d’intermezzo, caratterizzate da scambi di battute tra la protagonista e il dottore, in cui verranno a galla i misteri del maniero, e non solo. Passerete del tempo visitando le varie stanze, perché sarà lì dove prenderanno vita gli "enigmi", nelle varie sale della casa abbandonata: non è sempre chiaro l’obiettivo, quello verso cui bisognerà dirigersi per proseguire, un espediente che appare come un tentativo per diluire la durata, che crediamo possa portarvi via almeno sei ore di gioco complessive.

Purtroppo non mancano i deterrenti all'acquisto, e se ne contano più di un paio, a partire dall'assenza dei sottotitoli. Torn si basa sulla storia, o, meglio, soprattutto sulla storia, e non conoscere bene l’inglese significa perdersi gran parte del divertimento che ha da offrire.

Come se non bastasse, graficamente, pur godendo di un’ottima direzione artistica, piena di guizzi interessanti, l’immagine è impelagata da seghettature piuttosto fastidiose anche su PS4 Pro, un problema di sicuro attenuato, o addirittura assente, nell'edizione PC.

Per non parlare poi della lentissima velocità di camminata a cui facevamo riferimento poc'anzi, inadatta per una produzione di questo calibro, nella quale l’esplorazione la fa da padrona. Si tratta, pare, di una scelta di natura specialmente tecnica, in quanto le superfici tendono a caricarsi lentamente, e il passo apatico dunque ne agevolerebbe il caricamento.

Almeno siamo rimasti soddisfatti della buona interazione ambientale, perché è possibile interagire con qualsiasi cosa, che può essere presa e scagliata a proprio piacimento. Buono anche il lato sonoro, dal doppiaggio in inglese all'effettistica, ma le musiche, seppur evocative, scadono nella monotonia.

Giudizio Finale

Recensione Torn – Giudizio Finale – Nutriamo sensazioni contrastanti per Torn. Non neghiamo che possa piacere a chi cerca nuovi modi di raccontare storie nella realtà virtuale, ma non soddisferà affatto il palato degli amanti dei puzzle, poiché risultano solo funzionali alla narrazione, oltre che abbastanza ripetitivi.

Ciò detto, non troverete nulla di simile su PSVR: con un occhio chiuso saprà stupirvi a suo modo.

PRO CONTRO
  • Curiosa l’estetica degli enigmi...
  • Direzione artistica interessante...
  • Il maniero è affascinante
  • La storia riserva sorprese
  • ... ma non la loro struttura ripetitiva e piatta
  • ... con una grafica colma di seghettature su PSVR
  • Passo lento, da sonnolenza
  • Mancano i sottotitoli

Recensione Torn – Trailer

Recensione Torn – Screenshot