Recensione Zombie Army 4 Dead War: tra nazisti e morti viventi

Giorgio Palmieri
Giorgio Palmieri
Recensione Zombie Army 4 Dead War: tra nazisti e morti viventi

Recensione Zombie Army 4: Dead War – Rebellion ci riprova. Dopo un gradevolissimo Strange Brigade, si ritorna a quella costola di Sniper Elite divenuta poi un gioco a se stante: parliamo ovviamente di Zombie Army, il cui quarto capitolo presenta senz'altro la forma più rifinita di esperienza collaborativa secondo lo studio britannico, non priva però di qualche criticità.

Editore Sold Out
Sviluppatore Rebellion Developments
Piattaforme PS4, Xbox One, PC Windows
Genere Sparatutto
Modalità di gioco Singolo giocatore, Multigiocatore
Lingua Testi in italiano

Rebellion si è divertita ancora una volta a cambiare le regole della storia: Hitler ha attinto nuovamente dal potere dell’occulto per evocare i non morti e distruggere l’umanità per sempre. La brigata superstite dovrà quindi dirigersi in Italia e mettere la parola fine sul malvagio piano del dittatore tedesco ormai defunto, cercando nel mentre di contenere la piaga a suon di fucilate nelle cervella degli zombie. Non a caso, se c’è una cosa in cui Zombie Army 4: Dead War eccelle, quella risiede nelle sparatorie.

La balistica delle armi è stata perfezionata a dismisura rispetto ai precedenti titoli.

Lo si nota in una serie di sfaccettature, dai suoni ben più corposi agli impatti goduriosi, per un’azione mai così dinamica e viscerale, che si distingue anche per la stesura di comandi ancor più reattivi e piacevoli. Del resto, non si fa altro che sparare in questo sparatutto in terza persona improntato sulla cooperazione tra giocatori e sui punteggi a tante cifre.

Infatti, sebbene sia possibile affrontarla in solitaria, l’escursione grottesca è pensata per una squadra di quattro partecipanti, in virtù della presenza costante di situazioni che stimolano la collaborazione tra utenti: proteggersi le spalle vicendevolmente è vitale vista la quantità di nemici a schermo, ma anche dividersi i compiti lo è, specie quando le istruzioni a schermo, sempre ben spiegate e illustrate, chiedono alla squadra di raccogliere oggetti, di proteggere dei punti e di far ripartire macchinari incastrati. Nulla di particolarmente nuovo, anzi, la sensazione di già visto è ovvia e la deriva ad enigmi assaporata in Strange Bridge è stata del tutto accantonata, eppure ciò che tiene vivo il ritmo dimora proprio nel punteggio, o meglio, nel moltiplicatore: veder crescere i numeri è una goduria e non vorrete mai e poi mai che il contatore si fermi, come insegna la buona dottrina arcade.

I livelli, pur essendo lineari, sono decisamente più lunghi, articolati e vari rispetto al passato, sia dal punto di vista stilistico che pratico. Bunker, foreste lugubri e impianti abbandonati fanno da sfondo a questo viaggio che celebra l’azione zombesca, diluita in una dotazione classica, composta da esplosivi vari, un fucile di precisione, una pistola ed un’arma principale a scelta tra alcuni modelli di fucili a pompa e mitragliatrici. L'armamentario è un po' striminzito, ma nel corso del gioco possono essere raccolte delle speciali bocche da fuoco in grado di salvarvi davvero la vita: oltre ai morti viventi frantumabili in pochi colpi, emergono infatti pericolosi infuriati, kamikaze, piromani, granatieri e soprattutto corazzati dotati di mitragliatrici pesanti capaci di uccidervi in una manciata di secondi.

Tornano anche le abilità attive, tre in tutto: una legata all’arma impugnata, mentre le altre due servono a potenziare l’attacco corpo a corpo. In particolare, quella del coltellino risulta parecchio importante, in quanto non solo può eliminare un nemico con un colpo netto, ma consente di recuperare un po' di preziosa energia.

Considerando che i kit medici scarseggiano anche alle difficoltà intermedie, vi ritroverete spesso ad avvicinarvi ai nemici per effettuare questa mossa speciale: in realtà è il gioco stesso che spinge l'utente a non sposare l'approccio stazionario, eliminando la capriola e limitando le munizioni, le cui poche riserve costringono la continua esplorazione dello scenario per il ritrovamento dei rifornimenti.

Se da un lato si può apprezzare l'ottimo lavoro svolto nella precisione delle armi da fuoco ravvicinate, dall'altro non è possibile dire la stessa cosa nei riguardi dei colpi corpo a corpo e dei pestoni a terra, entrambi ancora vittime di una certa macchinosità. La criticità si espande anche nelle casse e nella raccolta di oggetti, in quanto è necessario posizionarsi con una precisione meticolosa e premere (o tenere premuto) il tasto corrispondente per attivare l’interazione. L'abitudine aiuta, ma avremmo preferito una soluzione più intuitiva, anche perché Zombie Army 4: Dead War è senza dubbio un campione di immediatezza, al quale va riconosciuta una grande flessibilità.

Nel dettaglio, i nove capitoli dell’avventura sono divisi in piccoli livelli, giocabili a proprio piacimento una volta raggiunto il rispettivo punto di controllo, senza dover ripercorrere l’intero episodio da zero. Le quattro difficoltà garantiscono poi gradi di sfida per ogni esigenza, che sembrano adeguarsi al numero di giocatori attivi: peraltro, abbiamo passato molto del tempo di test nelle sessioni online, apprezzandone il velocissimo matchmaking in accoppiata con un solido sistema di stanze private e pubbliche.

L’offerta vi terrà incollati per almeno una decina di ore, alimentate pure da vari collezionabili e una modalità orda con quattro livelli costruiti appositamente per valorizzare l’avanzata nemica: certo, quattro non sono tantissimi, ma quantomeno ne arriveranno altri gratuitamente in futuro. Si aggiunge inoltre una sfida settimanale, che rimescola le carte di una specifica missione, aggiungendo condizioni e garantendo ricompense extra. Lascia un po’ d’amaro in bocca la personalizzazione: non solo fanno capolino elementi estetici e personaggi a pagamento, a cui ormai abbiamo fatto il callo, ma in generale la qualità delle skin non è granché, in special modo quelle per le armi.

Dispiace, perché il numero di abilità passive è senz'altro buono, pieno di modificatori che consentono un certo grado di personalizzazione. Gradita anche la presenza di kit di potenziamento sparsi nei livelli, con i quali migliorare ogni arma in un albero di talenti passivi e attivi non avaro di chicche interessanti.

Chiudiamo infine con una parentesi sulla grafica, mai così evocativa in un titolo di Rebellion, ricca di dettagli nei modelli, con luoghi anch'essi pieni di particolari e giochi di luce interessanti. Peccato che la buona varietà di ambientazioni non possa contare su un'altrettanta buona caratterizzazione degli scenari italici. Per dire, Milano può essere scambiata per una qualsiasi altra città, mentre Venezia la si riconosce per le gondole: chiaro è che non vogliamo insinuare alcuna mancanza di rispetto, altroché, d'altronde l’apparato visivo è davvero godibile, ma qualche ricostruzione più iconica sarebbe stata gradita, proprio perché i vari ambienti ricordano più classici contesti d’orrore che l’Italia.

Su PS4 Pro, come lecito aspettarsi di questi tempi, si può sacrificare della qualità per maggiore fluidità, con sessanta fotogrammi al secondo spesso garantiti. Eccetto gli smembramenti e gli impatti, davvero ottimi, purtroppo le animazioni risultano obsolete, dalla semplice corsa non sempre fluente ai colpi corpo a corpo legnosi. Buona invece l'effettistica sonora, da cui emergono vincenti le urla degli zombie e gli spari, mentre sa di occasione mancata l’assenza del doppiaggio in italiano.

Giudizio Finale

Più si spara, più si gode: così potrebbe sottotitolarsi Zombie Army 4: Dead War, ennesimo, spassoso esponente del videogioco collaborativo a tema zombie che fa della balistica e dei goduriosi impatti i suoi cavalli di battaglia. È poi apprezzabile l’impegno nell'estensione dei livelli, nel renderli più vari, sebbene la ripetitività e la sensazione di già visto siano sempre lì, pronti per essere abbattuti dalla compagnia dei vostri amici.

PRO CONTRO
  • Scenari più articolati e vari
  • Sparatorie viscerali
  • Visivamente godibile
  • Longevo e rigiocabile
  • Italia non ben sfruttata
  • Sapore di già visto
  • Personalizzazione nella media
  • Animazioni migliorabili

Trailer

Screenshot

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